Ilaria Gasparroni / Marco Bottelli

  • CUBO

Informazioni Evento

Luogo
CUBO
via La Spezia 90, Parma, Italia
Date
Dal al

Mercoledì 16.30-19, Giovedì 10-13, Venerdì 16.30-19, Sabato 10-13/15-19

Altre visite su appuntamento: [email protected]

Vernissage
24/02/2018

ore 18,30

Artisti
Ilaria Gasparroni, Marco Bottelli
Curatori
Paola Paleari, Elena Saccardi
Generi
fotografia, arte contemporanea, personale
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Mostra doppia personale

Comunicato stampa

Di carne e di marmo il desiderio è il titolo della mostra personale della scultrice Ilaria Gasparroni che Elena Saccardi ha curato per la CUBO Gallery e che verrà inaugurata sabato 24 febbraio alle ore 18.30.

Il titolo scelto per questo progetto è volto ad anticipare il soggetto centrale delle sculture in mostra: il desiderio, esplorato nelle sue sfaccettature più varie. Dall’attesa di sé all’attesa dell’altro: le opere di Ilaria Gasparroni, vincitrice nel 2017 del Premio Speciale Circolo degli Artisti della ARTEAM CUP 2017, raccontano quel flusso continuo di desiderio e di tensione che muove ciascuno verso la scoperta del senso della propria vita e verso l’incontro con gli altri individui.

Le sue opere, realizzate con marmo di Carrara, invitano a riflettere sulla consapevolezza di sé e del valore dell’altro e, in definitiva, ci esortano a gustarci la dolcezza dell’attesa, del desiderio e del presente, del nostro esserci di carne, di marmo, finanche di spine. E non perché il tempo fugge e dobbiamo graffiare il giorno ma perché, sopra ogni cosa, l’amore e il desiderio, la tensione verso l’altro e l’incontro, dilatano il tempo all’infinito e danno senso a tutte le memorie, a tutte le presenze, a tutte le speranze.

C’è un mondo culturale e di poesia dietro le sculture di quest’artista dall’anima gentile che trae la sua ispirazione a partire dai testi letterari.

Ad esempio, ci sono i versi di Dante a ispirare le sembianze del mezzo busto femminile intitolato “Dolcezza”, un’opera che ci mostra una Madonna contemporanea capace di esprime una dolcezza tutt’altro che remissiva: è una donna forte e decisa, con una presenza assertiva e proprio per questo capace di tenerezza… “Mostrasi sì piacente a chi la mira | che dà per gli occhi una dolcezza al core,| che ’ntender no la può chi no la prova”.

Ancora, riecheggiano le parole di Pavese quando contempliamo la scultura intitolata “Il bacio” che raffigura il carico d’attesa, desiderio e possesso di quell’istante che precede il contatto tra le labbra dei due innamorati: “[…] la donna volge il viso accostandogli la bocca alla bocca... la bocca dell’uomo s’accosta. Ma l’immobile sguardo non muta nell’ombra”.

Attenta alla ricerca del senso profondo dell’esistenza, Gasparroni ci parla con dolcezza di incontri umani caldi, pieni di dolcezza, calati nel contemporaneo ma sublimati da una grazia senza tempo.

La mostra è accompagnata da un testo critico di Giulia Maria Letizia Romanini.

ILARIA GASPARRONI

Nata nel 1989. Diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino in Tecniche del Marmo e delle Pietre dure durante gli anni accademici 2009-2014.

Vive e lavora ad Alba Adriatica.

Il lavoro di questa artista si articola attraverso un’ampia gamma di linguaggi che hanno come ispirazione la letteratura, la filosofia, la natura e la geometria.

L’uomo e il suo quotidiano sono motivi di particolare attenzione dai quali l’artista trae spunto per affrontare le diverse tematiche che toccano la storia presente come quella passata, mettendo così in relazione individui, luoghi e narrazioni.

LA GALLERIA

Cubo Gallery raccoglie l’eredità di LoppisOpenLab nata a Parma, in un ex polo industriale e artigianale alle porte della città vecchia, con l’idea di creare uno spazio dedicato all'arte contemporanea in tutte le sue forme espressive. All’interno nel contenitore creativo CUBO, Arte, Modernariato, Architettura, Servizi Professionali, Fotografia, Design, Eventi, Benessere riattivano l'ex magazzino industriale. La Galleria prende vita grazie all'idea e al lavoro di Alessandro Chiodo (Loppis) ed Elena Saccardi (OpenLab) che iniziano a collaborare nel 2013 per formare una realtà catalizzatrice di artisti, collezionisti e persone che amano l’arte contemporanea e ne promuovono la divulgazione come espressione del nostro tempo. Nel 2017, per la riapertura, si aggiunge la collaborazione con Camilla Camilla Mineo, direttrice artistica già di Parma 360.
L'attività della galleria è in continuo divenire, si muove attraverso la ricerca di giovani artisti italiani ed internazionali, le esposizioni e la partecipazione alle fiere di settore. L'idea è quella di creare una cultura dell'arte contemporanea che racconti il presente, lasciando un segno del suo passaggio con un occhio rivolto al futuro.

Cubo Gallery presenta, dal 24 febbraio al 14 aprile, negli spazi della Via Bianca, una mostra di ricerca nel mondo della fotografia documentaristica, soprattutto della “Aftermath Photograhy", ossia la fotografia dell’indomani, delle cicatrici, di quello che è rimasto, o che prima c’era e ora non c’è più, con il progetto di Marco Bottelli dal titolo “Clashes for Palestine”, a cura di Paola Paleari.

Una storia narrata fotograficamente, l’essenza di verità celate in una sequenza di biglie, realizzata dal fotoreporter Marco Bottelli, e che parte nel 2014 - lo stesso anno in cui Marco ha raccolto, nel quartiere di Shu'afat a Gerusalemme est, le biglie che ha poi fotografato e che vedremo esposte fino al 14 aprile.

Il progetto prende il suo avvio a seguito di un grave evento: “La mattina del 2 luglio 2014, un giovane palestinese di 14 anni Mohammad Abu Khdeir, di Shu’afat, un quartiere di Gerusalemme Est, è stato rapito ed ucciso da alcuni estremisti israeliani. La brutale uccisione è avvenuta in seguito al rapimento ed uccisione di tre giovani israeliani in West Bank, nell’area tra Betlemme ed Hebron. Sono seguiti violenti scontri tra giovani palestinesi di Shu’afat e le forze di polizia israeliane che sono proseguiti per alcuni giorni. Questi fatti hanno contribuito ad aumentare la tensione fra israeliani e palestinesi sfociata poi nella guerra di Gaza conosciuta come operazione “ Protective Edge” lanciata l’8 Luglio 2014 e conclusasi il successivo 26 Agosto”.

Le biglie sono state raccolte a Shu’afat la mattina del 3 luglio 2014.

Come spiega Paola Paleari, curatrice della mostra e del saggio critico ”Il lavoro di Marco Bottelli si inserisce nella corrente “Aftermath Photograhy" con eleganza e consapevolezza. Marco è un fotoreporter a tutti gli effetti: ha viaggiato in Est Europa, Africa e Sud America, ha vissuto per anni in Pakistan e poi a Gerusalemme. Qui, Marco ha visto il male nella sua tremenda e sconvolgente potenza, e ha documentato molti degli eventi tragici che colpiscono queste terre. Eppure, nei suoi progetti personali, nulla di questo male è reso evidente. Gli elementi scioccanti e traumatici cedono il posto ai toni minori, ai dettagli quasi mondani, che si prestano alla lettura in tutta la loro sobrietà. Osservando per esempio il progetto Clashes for Palestine, cosa vediamo? Semplicemente, una sequenza di biglie: tante piccole sfere di vetro dai colori variegati che si stagliano su sfondo nero, lucide e imperfette. A ciascuna è dedicata un’immagine, perché ognuna è un pianeta in miniatura; all’apparenza innocuo, in realtà legato a una storia di sangue e violenza tra popoli che da decenni non risparmia nemmeno i ragazzini”.

Il soggetto della biglia nella sequenza di fotografie esposte trasferisce all’osservatore un grande significato sociale, che travalica il tempo e lo spazio in cui si trova. Mostrandoci la bellezza dell’oggetto, insieme di luce e colore, ci svela invece un’altra realtà, come una lente d’ingrandimento si fa essa stessa protagonista, strumento e soggetto dal duplice significato: quello universale, ovvero messaggero di una “storia” drammatica a cui siamo impotenti spettatori; e messaggero nel mondo, attraverso un elemento che diversamente dalla sua natura, diventa elemento di un conflitto bellico (le biglie sono spesso usate come proiettili da fionda dai palestinesi durante gli scontri con le forze di sicurezza israeliane).

Come spiega la curatrice: “Queste immagini operano una elaborazione del conflitto e ci restituiscono un documento da completare, da integrare attraverso la nostra interpretazione. Ciò ha una duplice ricaduta sulla ricezione del documento stesso e del suo messaggio: da una parte, viene richiesto e ottenuto un maggior livello di coinvolgimento attivo dello spettatore; dall’altro, viene evitato l’effetto di rifiuto - oppure, peggio, di indifferenza - che molto dell’immaginario bellico può suscitare in caso di eccessiva ostentazione”.

La centralità del lavoro fotografico di Marco Bottelli si basa dunque non più sul ruolo di fotoreporter- testimone di quanto accade, ma pone una nuova riflessione verso la materialità delle tracce e sul significato storico, emotivo e psicologico della loro rappresentazione.

Biografia di Marco Bottelli

Marco Bottelli nasce a Fiorenzuola d'Arda nel 1978. Nel 2000 si iscrive al corso biennale di Fotografia Professionale presso l'Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Dopo il diploma lavora come assistente presso uno studio di fotografia pubblicitaria e comincia a viaggiare in Bosnia e Romania con la Ong “Fiorenzuola oltre i confini”.

Nel 2004 comincia la sua carriera professionale come fotografo di arredamento e still life a cui accompagna un interesse sempre maggiore nei confronti del fotoreportage che lo porta a viaggiare in Africa e Sud America in collaborazione con alcune Ong italiane quali Cesvi e Acra. Dall’Ottobre 2009 vive in Pakistan dove rimarrà fino a Marzo 2011. In Pakistan focalizza il proprio lavoro sulle condizioni socio-politiche del paese e collabora con diverse Organizzazioni Internazionali durante le inondazioni del 2010.

Nel 2012 si sposta a Gerusalemme fino al 2015 e comincia a collaborare con Corbis, lavorando principalmente come fotografo di news.Il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, su Burn Magazine, Time, The Guardian, The Telegraph, The Wall Street Journal,Vanity Fair, L'Espresso, Panorama e Internazionale.

Attualmente vive in Italia ed affianca alla sua attività professionale, realizzazioni di personali in ambito della fotografia documentaristica per finalità espositive.

LA GALLERIA

Cubo Gallery raccoglie l’eredità di LoppisOpenLab nata a Parma, in un ex polo industriale e artigianale alle porte della città vecchia, con l’idea di creare uno spazio dedicato all'arte contemporanea in tutte le sue forme espressive. All’interno nel contenitore creativo CUBO, Arte, Modernariato, Architettura, Servizi Professionali, Fotografia, Design, Eventi, Benessere riattivano l'ex magazzino industriale. La Galleria prende vita grazie all'idea e al lavoro di Alessandro Chiodo (Loppis) ed Elena Saccardi (OpenLab) che iniziano a collaborare nel 2013 per formare una realtà catalizzatrice di artisti, collezionisti e persone che amano l’arte contemporanea e ne promuovono la divulgazione come espressione del nostro tempo. Nel 2017, per la riapertura, si aggiunge la collaborazione con Camilla Mineo, direttrice artistica già di Parma 360.
L'attività della galleria è in continuo divenire, si muove attraverso la ricerca di giovani artisti italiani ed internazionali, le esposizioni e la partecipazione alle fiere di settore. L'idea è quella di creare una cultura dell'arte contemporanea che racconti il presente, lasciando un segno del suo passaggio con un occhio rivolto al futuro.