Gianni Testoni – Medioevo Prossimo Venturo

Informazioni Evento

Luogo
SALA ZITTI
Via Matteotti, 3, Lovere, Italia
Date
Dal al

dal martedì alla domenica
dalle 16,00 alle 20,00
il venerdì anche dalle 20,30 alle 23,30

Vernissage
15/08/2015

ore 20.30

Contatti
Email: testoniano@giannitestoni.it
Artisti
Gianni Testoni
Uffici stampa
ELLA STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale
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A dieci anni dalla scomparsa dell’artista bolognese Gianni Testoni, alla Sala Zitti di Lovere sul Lago d’Iseo in provincia di Bergamo, con il Patrocino dell’Accademia di Belle Arti Tadini, inaugura l’esposizione delle opere che fecero parte della personale Medioevo Prossimo Venturo, che Gianni Testoni presentò in Palazzo Re Enzo Sala del Podestà a Bologna nel 1981.

Comunicato stampa

Gianni Testoni
Medioevo Prossimo Venturo

Dal testo di Paola Veronesi Testoni
per Testoniano - Damiani editore, Bologna 2006

“….E’ il 1981 l’anno in cui a Bologna Gianni Testoni approda a Palazzo Re Enzo nella Sala del Podestà con una sua personale esclusiva e grandiosa. Per la mostra realizzò quadri grandissimi su ironici baccanali nel sottosuolo bolognese, su schiere di donne armate di pietre e lance che di fronte, separate da un baratro, si preparano allo scontro, altri quadri di cavalieri erranti su “ronzinanti” ossuti in un mondo di solitudine, ma ancora alimentato dall’acqua che li circonda e dalla quale Gianni forse voleva ancora farli attingere prima che venisse definitivamente prosciugato lo spirito degli anni appena trascorsi in cui si erano consumati i suoi sogni giovanili e le sue speranze di cambiamento.
La mostra intitolata Medioevo Prossimo Venturo voleva essere un monito, un avvertimento di quello che Gianni percepiva come una imminente restaurazione del sistema di potere che avrebbe portato al silenzio e all’omologazione che soffoca ogni fantasia.(...)”.

Dal testo di Alberto Mattia Martini
per Testoniano - Damiani editore, Bologna 2006

“….Dopo un periodo positivo di eccitazione idealistica, di desiderio di cambiamento, sia nella vita pubblica, che nella sfera privata - successiva ad un’infanzia tormentata – sposatosi e diventato padre, arriva il divorzio dalla prima moglie.
Un momento delicato nella vita di Testoni, vissuto e rielaborato in opere dove anche l’uomo assume sembianze medievali: ecco quindi L’ultima danza, atto finale prima dell’emergere dell’armatura, prima della trasformazione. L’angelo vendicatore è l’uomo, il sentimento, l’emozione, il piacere di essere vulnerabile, di essere libero di provare sentimenti; il volto si sta trasformando, ancora pochi attimi e la corazza avrà il sopravvento sulla carne. Resta solo il tempo per cercare di ribellarsi a ciò che sta accadendo, la tensione dei muscoli del corpo è riassunta nel braccio che si alza e tende la mano in cerca di un aiuto e che simultaneamente diventa monito per l’’umanità.
La trasformazione è avvenuta e ne I sogni del guerriero, l’uomo vaga malinconico in un deserto d’acqua, che in contro tendenza con lo spirito del guerriero, rappresenta la vita, la forza generatrice, nascita, purificazione, linfa vitale e quindi è una speranza che Gianni vuole e si vuole dare. Le ambientazioni sono luoghi dell’immaginazione, del meraviglioso, dell’ingannevole; qui emerge ancora una volta l’ingegnosità dell’artista, dell’inventore nel giocare con il dato reale trasponendolo nell’immaginario. Certi sono gli spunti di partenza presi dalla società, da una Bologna del sottosuolo nascosta, dove si scontrano donne con le armi e uomini con le armature, donne sirene che con le loro voci suadenti addormentano di un sonno eterno l’automa che fu uomo. Testoni ha la grande intuizione e possiede gli strumenti culturali per comprendere, che per raccontare la vita sociopolitica ci si deve avvalere del mito e del simbolo, arrivando così a integrare e modificare radicalmente il linguaggio generalmente utilizzato dalle istituzioni e cioè quello razionale. L’opera “testoniana” si innesca e interagisce con il linguaggio apparentemente coerente, sviluppando nel fruitore una prorompente impeto immaginativo e creativo.
Ecco allora emergere dalle acque un’Isola, simbolo per eccellenza di centro spirituale primordiale, luogo che sta fuori dal tempo e dallo spazio, territorio dei silenzi, della conservazione ma anche dell’eccesso, dell’isola-mento e della libertà che può diventare prigione.
Nell’opera Atlantide è colto l’attimo in cui il mondo emerso si sta inabissando per sempre, il continente sommerso rimane nello spirito degli uomini come simbolo del paradiso perduto o città ideale. Ma questa Atlantide “testoniana” ci ricorda che il paradiso risiede nel dominio che riusciamo ad esercitare in noi, nel predominio che acquista in noi la nostra natura sublime. È molto importante capire quali sono i veri beni, che ci accompagneranno fedelmente per tutta la vita evitando di essere sommersi. Il paradiso e l’inferno sono dentro di noi.
Non aspettiamo quindi di essere condotti come gregge mansueto Verso nuovi dei, anche perché certamente le nostre attese verranno disilluse e ci ritroveremo in luoghi ostici e faticosi cosparsi di foglie gialle, autunnali sinonimo della fine del ciclo vitale, di ultimo stadio, momento che precede la morte. Ad attenderci infatti troviamo chi allora deciderà per noi, La dea del pianeta delle foglie , che accogliendoci e avvolgendoci nel suo lungo manto, con lusinghe, prometterà universi migliori e un ritrovato paradiso terrestre. Nonostante tali premesse avere Il coraggio di ripartire non è così semplice, a tal punto che il nostro “personal trainer” ci inietta nel nostro fondo schiena “le vitamine buone”, prodotte in un’isoletta vicina, quelle che non fanno pensare e ci rendono innocui, per la gioia di chi detiene lo scettro del potere. Non tutti fortunatamente vengono assoggettati, i Cavalieri erranti, gli amanti della libertà, del libero giudizio riescono a trovare il loro percorso; la solitudine è il rischio da mettere in preventivo, sia perché la controtendenza è di pochi illuminati, sia perché essere accostati al “diverso” destabilizza e quasi mai risulta essere vantaggioso. Solo qualche amico, piccolo, bruttino, non famoso ne ricco, ma certamente fidato e leale, prenderà le redini del destriero ogni volta che ne avvertirai il bisogno.
È impagabile sentirsi veramente liberi o meglio potere avvertire la libertà sulla pelle, sembra pensare l’uomo seduto di spalle mentre osserva l’isola di fronte. L’opera presa in esame è Ricordi del guerriero, che ritengo essere una delle più complete dell’intera produzione di Gianni Testoni. Partendo dalla tecnica - che accomuna tutta la serie Medioevo prossimo venturo – si avverte un sostanziale progresso e maggiore sicurezza nell’affrontare il soggetto, i particolari sono resi con minuzia quasi ci fosse divertimento e piacere d’esecuzione. Anche l’utilizzo del colore lascia intendere libertà e possibilità di scelta in ogni gamma cromatica.
Il guerriero è un riferimento autobiografico, di un uomo stanco, con indosso ancora quell’armatura che una volta indossata, difficilmente potrà essere tolta; pesa, come pesano i ricordi, i fatti della vita, ciò che si è stati al momento dell’arrivo con il piccolo battello e quello che verrà, un forte e incessante desiderio di un luogo dove regni l’equità, la fantasia, il dialogo, la cultura e un’umanità finalmente assennata.(…)”.

Gianni Testoni è nato a Castello di Serravalle in provincia di Bologna il 4 gennaio 1944, di famiglia bolognese da molte generazioni, ha vissuto a Bergamo, Venezia ed infine a Bologna fino al 19 gennaio 2005, data della sua scomparsa.
Le sue opere sono realizzate ad olio su tavola ed ha appreso le tecniche di preparazione delle tavole alla maniera fiamminga presso una famiglia di pittori professionisti nella città di Bergamo. E’ in questa città che nel 1971 Gianni Testoni ha presentato la sua prima personale importante presso la Galleria d’Arte “Il Carrugio”, a scopo culturale, e sempre a scopo culturale sono seguite le sue personali principali in Italia e la presentazione di sue opere anche all’estero.