Far retrocedere dappertutto l’infelicità #3

Informazioni Evento

Luogo
BAD MUSEUM
Via B. Croce 1 , Casandrino, Italia
Date
Il
Vernissage
16/02/2013

ore 19

Artisti
Gianfranco Marelli
Curatori
Stefano Taccone
Generi
incontro - conferenza
Loading…

Al BAD Museum sarà ospitato un ciclo di incontri con mostra documentaria a cura di Stefano Taccone dal titolo “Far retrocedere dappertutto l’infelicità”, l’Internazionale Situazionista e la sua attualità”. Ospite del terzo incontro Gianfranco Marelli.

Comunicato stampa

incontro con
Gianfranco Marelli

Far retrocedere dappertutto l’infelicità
L'Internazionale Situazionista e la sua attualità

Ciclo di incontri
a cura di Stefano Taccone
A partire dal 26 gennaio fino al 13 aprile 2013, al BAD Museum sarà ospitato un ciclo di incontri con mostra documentaria a cura di Stefano Taccone dal titolo “Far retrocedere dappertutto l’infelicità”, l'Internazionale Situazionista e la sua attualità”. Nell’ambito dei quali di volta in volta uno o più personaggi di varia formazione e profilo saranno invitati a discutere dell’argomento a partire dalle proprie peculiari letture e ricerche. La finalità del progetto è quella di mettere a fuoco il percorso ed i temi dell’I.S. attraverso un approccio assolutamente multidisciplinare ed antispecialistico, fondandosi su di una concezione non parcellare del sapere, bensì su di un’attitudine che ama spaziare in esso a 360 gradi.

MARIO PERNIOLA - ENEA BIANCHI 26 gennaio
ANSELM JAPPE 2 febbraio
GIANFRANCO MARELLI 16 febbraio
MARTINA CORGNATI - ENRICO MASCELLONI 2 marzo
PINO BERTELLI 16 marzo
PASQUALE STANZIALE 27 marzo
SERGIO GHIRARDI 13 aprile

ospite del terzo incontro Gianfranco Marelli

La bellezza come promessa di felicità
Fin dai prodromi dell’Internationale Situationniste la ricerca spasmodica di un mezzo per far retrocedere dappertutto l’infelicità ha avuto come scopo la necessità di fare della bellezza una promessa di felicità. Questo perché i situazionisti – nel corso di tutti i quindici anni che hanno contrassegnato il loro progetto organizzativo – hanno sempre sostenuto l’urgenza di opporsi alla mancanza d’immaginazione dei tecnici, facendo appello all’immaginazione della mancanza propria degli artisti. Posizionatisi sullo stesso percorso dell’avversario, i situazionisti hanno ingaggiato una sfida per appropriarsi dei mezzi che il sistema capitalista impiega per raggiungere il proprio scopo (il profitto), dal momento che questi sono sottoutilizzati, perché la maggior potenza del mezzo – già presente e attuabile – richiede di esser guidata e regolata da uno scopo diverso e superiore: la felicità non in quanto pianificazione spettacolare mediante il consumo della merce, ma in quanto costruzione di situazioni in cui la bellezza è l’arte di vivere oltre un modo oggettivo di vivere l’arte.
Bellezza che i situazionisti hanno individuato quale scopo per realizzare la filosofia nell’epoca della dissoluzione dell’arte; quell’arte che – come scrisse Guy Debord ne “La società dello spettacolo” – è insieme« un’arte del cambiamento e l’espressione pura dell’impossibilità del cambiamento. Più la sua esigenza è grandiosa, più la sua vera realizzazione è al di là di essa. Quest’arte è necessariamente d’avanguardia e non è. La sua avanguardia è la sua scomparsa».
L’avanguardia è scomparsa, la bellezza non è mai apparsa. Perché?
Gianfranco Marelli (1957), già insegnante di filosofia nei licei. Tra i suoi libri si segnalano: L’amara vittoria del situazionismo (Pisa 1995),L’ultima internazionale. I situazionisti oltre l’arte e la politica e L’Internazionale situazionista, in L’altronovecento: comunismo eretico e pensiero critico, Vol. II”,(Milano 2011)

L’Internazionale Situazionista costituisce indubbiamente uno dei più rilevanti e significativi quanto complessi e controversi capitoli della vicenda delle avanguardie, se non, più precisamente, come sostiene Mario Perniola, l’ultima effettiva avanguardia storica del Novecento. La sua estremamente dinamica parabola colpisce per il desiderio di radicalità e coerenza assolute che la anima, per la incrollabile, peculiare determinazione dei suoi protagonisti nel procedere convinti di equivalere al «grado più alto della coscienza rivoluzionaria internazionale», rifiutando ogni mediazione o adattamento e sforzandosi di infrangere ogni separazione tra teoria e prassi, così come tra arte e vita. Concetti come la costruzione di situazioni, la deriva, il détournement, la psicogeografia, l’urbanismo unitario; problematiche come il superamento dell’arte, la critica della società spettacolare, la reinvenzione della rivoluzione rappresentano altrettanti motivi che testimoniano il fascino e la pregnanza delle riflessioni e delle intuizioni del movimento, fondamenti di una fortuna sopravvissuta ben oltre la sua stessa fine, inducendo non di rado a parlare delle sue attitudini per molti versi profetiche.

Ad oltre quarant’anni dalla fine ufficiale dell’Internazionale Situazionista, in quali direzioni si muovono le ricerche intorno agli snodi nevralgici della storia del movimento ed alla critica delle sue principali idee-guida? E quali sviluppi ulteriori hanno conosciuto, in anni più recenti, queste ultime ad opera di coloro che hanno continuato ad alimentarsene? Qual è, più in generale, il lascito del movimento alle generazioni successive e come valutarlo? In che misura e modalità esso parla del nostro presente – ed al nostro presente? E riguardo al presente della produzione artistica contemporanea? Queste ed altre le domande che intende sollecitare ed affrontare il progetto, il cui titolo - tratto da un passaggio del Rapporto sulla costruzione di situazioni di Guy Debord - mira ad evidenziare la centralità, irrinunciabile per ogni approccio situazionista, di una prospettiva di trasformazione radicale della vita. Esso si articola in un ciclo di sette incontri a scadenza quindicinale, nell’ambito dei quali di volta in volta un o più personaggi di varia formazione e profilo sono invitati discutere dell’argomento a partire dalle proprie peculiari letture e ricerche. Alle pareti della sala che ospita gli incontri è inoltre allestita una mostra documentaria fondata su scritti ed immagini tratti dalle pubblicazioni del movimento.

Progetto ideato da Peppe Buonanno
Curatore Stefano Taccone
Coordinamento Ilaria Tamburro, Silvia Vicinanza
Produzione – organizzazione – mostra documentaria BAD