Emilio Rizzi – 1881-1952

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA DI SPAZIO AREF
Piazza Della Loggia 11f, Brescia, Italia
Date
Dal al

giovedì - domenica | ore 16.00 - 19.30

Vernissage
12/01/2013

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Emilio Rizzi
Generi
personale, arte moderna
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La mostra si conclude nell’atelier di Rizzi, un ambiente estremamente suggestivo che raccoglie oggetti, mobili e dipinti appartenuti all’artista, risalenti al soggiorno parigino e agli anni di lavoro a Brescia.

Comunicato stampa

Sabato 12 gennaio alle ore 18 l’Aref inaugura la mostra commemorativa Emilio Rizzi (1881.1952). L’Associazione rende un doveroso omaggio ad Emilio Rizzi, uno dei due pittori a cui l’Aref è dedicata, a sessant’anni dalla scomparsa, avvenuta il 22 dicembre 1952.

La mostra comincia al piano terra, nella Galleria di SpazioAref, prosegue al primo piano e si conclude nell’atelier di Emilio Rizzi, un ambiente estremamente suggestivo che raccoglie oggetti, mobili e dipinti appartenuti all’artista, risalenti al soggiorno parigino e agli anni di lavoro a Brescia.

Sono esposte più di quaranta opere fra le più importanti dell’artista, che ripercorrono le fasi principali della sua produzione: quella romana (1903-1908), quella parigina (1909-1914) e infine quella bresciana (1922- 1952).

Accanto ai capolavori abitualmente esposti a SpazioAref, come Armonie in bianco (1906 ca.) o La tazza dorata (1909), il pubblico avrà la possibilità di ammirare opere di grandissima qualità come Il sogno (1901 ca.), Autoritratto (1905), Donna con la chitarra (1909 ca.), La bambina in rosa (1909 ca.), Piccolo orologio (1925 ca.), che non vengono esposte in una mostra pubblica da almeno dieci anni, cioè dalla mostra antologica dedicata a Rizzi, organizzata dall’Aref nell’inverno 2002-2003 nel Salone Vanvitelliano in Loggia.

L’esposizione è arricchita da fotografie per lo più inedite e da materiale documentario proveniente dal Fondo Emilio Rizzi, conservato presso l’AABC (Archivio dell’Arte Bresciana Contemporanea) dell’Aref.

Emilio Rizzi nasce a Cremona il 5 maggio 1881 da Giuseppe, avvocato, e da Laura Botti, penultimo di cinque fratelli. Dopo aver frequentato l'istituto tecnico Guido Grandi di Cremona, nel 1895 si iscrive all'Accademia di Brera a Milano seguendo i corsi dei maestri: Vespasiano Bignami, Giuseppe Mentessi e Cesare Tallone che lo stimerà come uno degli allievi prediletti e lo farà entrare nell'ambito della sua famiglia. Stringe fraterna amicizia anche col pittore Ambrogio Alciati e con lo scultore Siccardi di Bergamo.

Nel 1903 Rizzi vince il concorso del pensionato Fanny Ferrari, indetto dal Comune di Cremona per l'assegnazione di una borsa di studio triennale di lire 1.800 per perfezionare i suoi studi all'Accademia di Roma. Nella città capitolina trova alloggio in via Flaminia al numero 89, in una delle stanze di Villa Poniatosky.

Emilio partecipa alla vita artistica romana, frequentando i pittori Dazzi, Biazzi e lo scultore Zanelli. Circa nel 1905-1906 tiene un corso regolare di lezioni alla Accademia Moderna di Belle Arti di Roma, insieme all’illustre pittore Antonio Mancini, ad Antonio Sciortino e Dante Ricci.

In quegli anni Rizzi, insieme ad artisti e studenti, frequenta numerose trattorie romane, ed in particolare quella dove alloggia Mancini, in via Ripetta, nel quartiere dove sorge l’Accademia di Belle Arti. Qui conosce la futura moglie Barbara Anselmi, che con la madre e le sorelle gestisce la trattoria.

Nel 1906 il pittore si reca sul monte Vilio, nell'alta Ciociaria, con l'amico pittore Ise Lebrecht di Verona; l'iniziativa desta molta curiosità poiché per un mese i due dormono in una tenda durante i loro spostamenti nella campagna romana. Nel 1907 continua il suo peregrinare nelle province laziali e visita Palestrina, Terracina, Viterbo; dovunque si reca dipinge seguendo l'esempio dei "XXV pittori della campagna romana", confermando la sua costante passione per i dipinti di paesaggio. Seguendo la consuetudine di quegli anni che attribuiva grande importanza all'esperienza artistica parigina, Emilio, incoraggiato dall'amico Mancini, si stabilisce nella capitale francese l'11 febbraio del 1909.

Nel centro mondiale dell’arte cerca il riconoscimento della sua pittura attraverso nuove ed importanti committenze. Rizzi alloggia in un elegante "atelier" sul prestigioso boulevard Berthier, al numero 15, poco lontano dallo studio del già celebre Boldini, il più importante ritrattista dell'alta borghesia parigina.

Nel 1910 Emilio vince la medaglia d’oro alla I Esposizione d’Arte di Cremona; nell’anno successivo partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte di Roma. Il 13 luglio Emilio e Barbara si sposano a Parigi con rito civile, il matrimonio religioso è celebrato a Corchiano, provincia di Viterbo, località nella quale si trasferirono dopo il loro ritorno dalla Francia, solo nel 1915.

A Parigi il pittore cremonese espone più volte ai Salon ufficiali e degli Independants, vincendo nel 1913 le Palme Accademiche, il più grande riconoscimento dell’Accademia di Francia agli artisti stranieri.

I coniugi Rizzi trascorrono alcuni mesi del 1914 in Bretagna, a Brignogan in riva all'Atlantico. La loro permanenza in terra francese si conclude forzatamente dopo la dichiarazione di guerra, il 2 agosto 1914, della Germania alla Francia, che impone severi controlli agli stranieri. Emilio e Barbara tornano in Italia a Corchiano dove risiede la cognata Colomba. Il 24 maggio del 1915 l'Italia entra in guerra, e Rizzi è arruolato nell'artiglieria da campagna come automobilista.

Il 18 gennaio 1917 nasce l'unica figlia della coppia: Miretta, che viene alla luce in circostanze drammatiche nell’ospedale militare a Civita Castellana (Viterbo).

Congedato dal servizio militare nel 1920, Rizzi raggiunge la moglie e la figlia a Corchiano, in quella campagna che tanto aveva amato. Affascinato dal paesaggio sabino, dolce e ancora primitivo, ritrova lo slancio per raffigurare gli scorci della campagna romana. A lungo il pittore è ospite dei principi Chigi a Soriano del Cimino e dei Pignatelli, oltre al conte Celani. Nel 1921 soggiorna per breve tempo a Parigi da solo, ma la crisi del dopoguerra e la morte di molti amici lo scoraggiano e decide di lasciare definitivamente "l'atelier" serbato fino ad allora.

Il fratello Ugo aveva aperto a Brescia, fin dal 1907, una ditta di torrefazione e bar, la “Rizzi & Persico”, che alla sua morte lascia in eredità ad Emilio, il quale nel 1922 acquista una casa in piazza Loggia, dove all'ultimo piano arreda un nuovo studio che gli permette di ritornare alla sua vera professione. Continua l'intensa opera ritrattistica, nella quale eccelle e nel 1926 ritorna per un breve periodo a Corchiano, insofferente al soggiorno bresciano e all'attività commerciale cui ha dovuto assoggettarsi per qualche tempo.

Alla fine degli anni Venti, Rizzi trascorre frequentemente le vacanze in laguna, a San Pietro in Volta presso Venezia: la sua ispirazione, già così felice nelle singolari sensazioni della Bretagna e del Lazio, trova un'altra diversa fonte di colori vivi eppur morbidi e sfumati.

Nel 1929 con altri famosi artisti bresciani, è incaricato da Virgilio Vecchia di dirigere la scuola di disegno del Sindacato Fascista di Belle Arti, detta Scuola di San Barnaba, incarico che detiene per circa dieci anni. La lunga esperienza di maestro d’arte è messa a frutto da Emilio nel dopoguerra, quando fonda nel 1945 la scuola dell’Associazione Arte e Cultura, che diverrà successivamente l’odierna A.A.B, nelle cui sale – nel 1952 – tiene una mostra personale per i cinquant’anni della sua attività di pittore.

Viene colto da malore nel suo studio a Brescia mentre è intento a dipingere. Muore tre giorni dopo, il 22 dicembre 1952.