Catia Mencacci – Avvistamenti sviste e visioni

Informazioni Evento

Luogo
SALA DELLA CARBONAIA
Via Solferino, 7 , Foiano della Chiana, Italia
Date
Dal al

21, 28 aprile 5 maggio 10,00-12,30
22 aprile 16,30-19,00
25, 26, 27 aprile 1, 3, 4, maggio 10,00-12,30 16,30-19,00

Vernissage
19/04/2014

ore 17,30

Artisti
Catia Mencacci
Generi
fotografia, personale
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Nelle sue foto si racconta qualcosa di più sottile della solitudine: smarrirsi in mare aperto. Si raccontano quotidianità, persone viste di spalle, simboli: non in modo silenzioso, circospetto, malinconico.

Comunicato stampa

Nella suggestiva cornice della sala della Carbonaia una selezione di fotografie di Catia Mencacci.

Nelle sue foto si racconta qualcosa di più sottile della solitudine: smarrirsi in mare aperto. Si raccontano quotidianità, persone viste di spalle, simboli: non in modo silenzioso, circospetto, malinconico. Lo si racconta in urlo, in un sussulto, in un boato improvviso di silenzio. Catia non fotografa un’impressione fugace che sorprende ma un’espressione dell’anima che invade.
Il contesto è un pretesto, una svista: non è il paesaggio o la situazione rubata ad accarezzare l’emozione, ci prende l’intuizione della composizione momentanea, l’urgenza febbrile del pathos.
I colori vengono spesso velati dall’uso sapiente del bianco e nero, oppure servono a comporre un giorno di pioggia o bottiglie vuote: una tradizione spagnola fa rinchiudere, dentro bottiglie di vetro, le paure. Catia le racchiude in modo sdrucciolo in una foto: visioni di un purgatorio di anime vaganti.
Catia ci trascina in questa ossessione, di cui lo scatto la libera e ci libera per un attimo, per poi restare ancora una volta naufraghi… Incroci i suoi occhi e avvisti terra. (Albano Ricci)

Cortonese di nascita, Catia Mencacci si avvicina alla fotografia in età adulta. È infatti nell’anno 2012 che, accettando la proposta di una sua amica, si iscrive per la prima volta ad un corso di fotografia. Senza avere alcuna cognizione in materia fotografica, e senza aver mai sentito prima di allora l’esigenza di scattare foto, partecipa ai primi insegnamenti senza avere ancora una fotocamera. Trova sin dalle prime lezioni del corso un grande interesse che si trasforma presto in passione; in particolar modo l’attrazione è rivolta verso le immagini oniriche ed impressioniste che – più che rappresentare la realtà – evocano un ricordo, un’emozione, un sogno.
Curiosa anche nell’esaminare forme di fotografia alternative a quella digitale, sperimenta la pinhole photography, provvedendo personalmente alla costruzione di alcune scatole stenopeiche ed allo sviluppo in camera oscura delle immagini realizzate.