Bosco Sodi a Palazzo Vendramin Grimani. What Goes Around Comes Around

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE DELL'ALBERO D'ORO - PALAZZO VENDRAMIN GRIMANI
San Polo 203330125 , Venezia, Italia
Date
Dal al
Vernissage
20/04/2022

ore 17 su invito

Artisti
Bosco Sodi
Curatori
Daniela Ferretti, Dakin Hart
Uffici stampa
CASADOROFUNGHER
Generi
arte contemporanea, personale
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LA FONDAZIONE DELL’ALBERO D’ORO OSPITA BOSCO SODI A PALAZZO VENDRAMIN GRIMANI IN OCCASIONE DI BIENNALE ARTE 2022.

Comunicato stampa

La Fondazione dell’Albero d’Oro presenta, in concomitanza con Biennale Arte 2022, un nuovo e originale progetto dell'artista messicano Bosco Sodi a Palazzo Vendramin Grimani, dimora storica sul Canal Grande a Venezia, dal 23 aprile al 27 novembre 2022. A cura di Daniela Ferretti e Dakin Hart, la personale dedicata ai dipinti e alle sculture di Sodi, dal titolo Bosco Sodi a Palazzo Vendramin Grimani. What Goes Around Comes Around sarà preceduta da un periodo di residenza dell'artista negli spazi del palazzo.

Sodi sarà infatti a Venezia dal 28 febbraio al 7 marzo 2022 per lavorare al piano terra del palazzo, che sarà parzialmente trasformato in atelier. Qui, l'artista realizzerà una parte delle opere che sarà poi in esposizione, attingendo all'eccezionale storia di Venezia come centro dinamico di scambi culturali e commerciali tra Europa, Asia e resto del mondo.

Bosco Sodi (b. 1970) è conosciuto a livello internazionale per la sua capacità di utilizzare materie prime grezze e naturali in dipinti e sculture di grandi dimensioni, dalla forte componente materica e traboccanti di potenza emotiva. L'essenzialità dei materiali impiegati insieme ai pigmenti dai colori vividi provenienti da tutto il mondo sono il punto nodale della sua esplorazione della reatività del gesto, basata sulla centralità del processo. Sodi ha descritto il suo processo creativo come un "caos controllato" che porta alla creazione di "qualcosa di totalmente irripetibile".

L'attenta selezione e la maestria nell'uso di pigmenti preziosi è una delle caratteristiche del lavoro di Sodi, e alcuni di questi pigmenti raccontano una storia lunga e complessa. Tra questi, il pigmento derivante dalla cocciniglia rappresenta un esempio particolarmente calzante. Prima dell'invenzione dei pigmenti sintetici, la cocciniglia rappresentava infatti una sorta di standard internazionale del colore rosso. Ma i lussuosi tessuti rossi che abitano le tele di Tiziano sono, letteralmente, appropriazioni dalle Americhe. E la cocciniglia, ancora oggi prodotta a Oxaca, in Messico, ha vissuto recentemente un incremento di domanda in conseguenza dell'aumento della richiesta di pigmenti naturali.

Nell'installazione per palazzo Vendramin Grimani i visitatori saranno testimoni di una brusca inversione rispetto a quell'antico flusso di commerci tra l'Europa e le Americhe. Gli opulenti interni di dimore mercantili come palazzo Vendramin Grimani custodiscono la memoria di quello che era, storicamente, un flusso di materie a senso unico: la temporanea occupazione da parte di Sodi delle pareti e dei pavimenti del palazzo con opere strettamente connesse all'istinto materiale che le ha prodotte porterà quindi a una sorta di 'rivincita' di ciò che è grezzo, non processato.

Le fasi del progetto

L'artista organizzerà il proprio aterlier al piano terra del palazzo per produrre in loco una serie di dipinti con la sua consueta tecnica che prevede la presenza sulla tela di strati di una miscela di segatura, pasta di cellulosa, colla e pigmento. Le tele saranno lasciate ad asciugare al piano terra, esposte all'atmosfera della laguna per alcune settimane.

Le opere saranno quindi portate al primo piano per essere esposte nelle imponenti sale del piano nobile. Le scabre superfici dai colori intensi tipiche di Bosco Sodi andranno così a contrastare con gli spazi monumentali del salone e delle sale laterali, con i colori dei loro intonaci e tappezzerie, con le trame del terrazzo alla veneziana, con i riflessi degli specchi scuriti dal tempo, con i soffitti decorati con affreschi neoclassici, fitte travature lignee o stucchi ottocenteschi, e con la luce cangiante che filtra dalle finestre affacciate sul Canal Grande.

Inoltre, in parallelo all’allestimento delle opere realizzate a palazzo, Sodi posizionerà sul pavimento degli spazi espositivi 195 piccole sfere di argilla, modellate con la terra di Oxaca e lì cotte in un forno improvvisato sulla spiaggia. La cifra corrisponde al numero attuale di stati-nazione esistente sulla Terra. Ogni persona che visiterà la mostra sarà invitata a spostare uno dei globi in miniatura: in questo modo l’installazione cambierà ogni giorno e le diverse collocazioni delle sfere verranno periodicamente fotografate per documentare l’evoluzione dell’opera. Al termine della mostra, i residenti della città di Venezia che visiteranno lo spazio potranno portare una sfera con sé, completando così un nuovo, seppur ancora in gran parte enigmatico, circuito di scambio.

La mostra sarà documentata da un catalogo stampato per l’occasione in lingua inglese.

Bosco Sodi
Bosco Sodi (Città del Messico, 1970) svela la forza emotiva racchiusa nella materia grezza degli elementi che utilizza per realizzare le sue opere. I suoi grandi dipinti, vividamente colorati, evocano la Terra Madre, intensi e potenti. Concentrandosi sulla esplorazione delle possibilità del materiale, sul gesto creativo, sulla connessione spirituale tra l’artista e la terra, Sodi mira a trascendere le barriere concettuali. Una volta che Bosco Sodi inizia a dipingere, continua fino alla fine del lavoro, quasi senza pause. Il suo processo creativo è intenso, performativo, aperto all’improvvisazione. Comporta una intensa fatica sia fisica che emotiva.
Sue personali sono state ospitate da numerose gallerie internazionali. Le sue opere sono parte di importanti collezioni sia pubbliche che private, tra cui: Nasher Sculpture Center (Dallas), Walker Art Center (Minneapolis), The Phillips Collection (Washington D.C), Harvard Art Museums (Boston), JUMEX Collection (Messico), Museum Voorlinden (Olanda), Vitra Museum (Svizzera), Contemporary Art Foundation (Giappone), Museum of Contemporary Art (Belgio), The National Gallery of Victoria (Australia) e la De la Cruz Collection (Porto Rico).
Tra le mostre più rilevanti si ricordano: La fuerza del destino, Dallas Museum of Art, Dallas (2021); Ergo Sum, Centro de Arte Contemporáneo, Malaga, (2020); Topographies, Mexican Cultural Institute, Washington D.C. (2019); Del Fuego, Museum of Visual Arts (MAVI), Santiago del Cile (2018); Por los siglos de los siglos, Museo Nacional de Arte, Città del Messico (2017); ELEMENTAL, Museo Anahuacalli, Città del Messico (2017); Museum of Stones, The Noguchi Museum, New York (2015); Croacia, Institut Valencià d’Art Modern (IVAM), Valencia (2013); e Pangea, Bronx Museum, New York (2010). Inoltre Sodi ha creato Fundación Casa Wabi, un centro d’arte a Oaxaca (Messico) dedicato alla promozione e alla scambio di idee tra artisti internazionali e differenti discipline. Progettata dall’architetto giapponese Tadao Ando, la fondazione si concentra inoltre sullo sviluppo di opportunità per le comunità locali mediante l’educazione artistica.

Daniela Ferretti
Daniela Ferretti, architetto specializzato nel campo della progettazione espositiva, ha curato dal 1977 ad oggi oltre 250 allestimenti di mostre per enti ed istituzioni pubblici e privati, sia a Venezia sia altrove, collaborando con alcuni tra i maggiori critici e storici dell’arte italiani e stranieri. Tra le istituzioni con le quali ha collaborato si ricordano: la Biennale di Venezia, le Scuderie del Quirinale e la Galleria Borghese a Roma, il CCCB a Barcellona, la Hayward Gallery a Londra, il Reina Sofia a Madrid, la Haus der Kunst a Monaco,il Museo Puskin a Mosca, il Musée d’Orsay a Parigi e Palazzo Grassi a Venezia. Oltre all’exhibition design la sua esperienza professionale si estende anche alla curatela e all’organizzazione globale delle manifestazioni espositive.
Responsabile dell’Ufficio Allestimenti dell’Assessorato alla Cultura della città di Venezia, diventa nel 1996 coordinatore del Servizio Mostre ed Allestimenti Espositivi presso la Direzione dei Civici Musei Veneziani. Dal 2007 al 2019 dirige il Museo Fortuny. Nel 2008 entra a far parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Maeght di S.Paul de Vence, dal 2019 siede nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Albero d’Oro.
Tra le mostre più recenti alle quali ha lavorato come curatrice: Fondazione Maeght. Un atelier a cielo aperto (2021, Pinacoteca Agnelli, Torino); La Collezione di Vittorio Cini (2021, Hotel de Caumont, Aix en Provence); a Palazzo Fortuny il ciclo di mostre in collaborazione con Axel Vervoordt e altri: Intuition (2017), Proportio (2015), Tápies. Lo sguardo dell’artista (2013); TRA. Edge of becoming (2011); In-finitum (2009); Artempo. When time becomes art (2007). Inoltre, nello stesso museo: I Fortuny. Una storia di famiglia (2019); Futuruins (2018-2019); La Stanza di Zurigo. Omaggio a Zoran Music (2018); Henriette Fortuny. Ritratto di una musa (2015).

Dakin Hart
Dakin Hart è Senior Curator presso l’Isamu Noguchi Foundation and Garden Museum (Long Island City, New York), dove sovraintende alle mostre del museo, alla sua collezione, al catalogo generale, all’archivio, alla programmazione di tutte le iniziative rivolte al pubblico.
Lavora anche come curatore e saggista indipendente. Tra le sue mostre e pubblicazioni recenti: “What Did Noguchi Mean by ‘Space’?” in Isamu Noguchi (saggio in catalogo, Barbican Centre, London, UK / Ludwig Museum, Cologne, Germany / Zentrum Paul Klee, Bern, Switzerland, 2021); Objects of Common Interest: Hard, Soft, and All Lit Up with Nowhere to Go (The Noguchi Museum, 2021); Noguchi’s Memorials to the Atomic Dead (The Noguchi Museum, 2021); Noguchi: Useless Architecture (The Noguchi Museum, 2021); “Jeanne Reynal and Isamu Noguchi: What Collaboration Looks Like” per Mosaic Is Light: Work by Jeanne Reynal, 1940–1970 (saggio in catalogo, Eric Firestone Gallery, 2021); Koho Yamamoto: Under a Dark Moon (The Noguchi Museum, 2021); Christian Boltanski, Animitas (The Noguchi Museum, 2021); Futura Akari (The Noguchi Museum, 2021); “An Annotated Account, in Noguchi’s Words, of How Akari Became His Archetypal Work,” in Isamu Noguchi: Ways of Discovery (saggio in catalogo, Tokyo Metropolitan Art Museum, 2021); Bosco Sodi: Perfect Bodies (Red Hook, Brooklyn, 2020–21); Lawrence Weiner: South of the Border (Casa Wabi, Puerto Escondido, Mexico, 2020); Bosco Sodi, Somos El Jardín, El Jardín Es Nosotros (Jardín Etnobotánico de Oaxaca, Oaxaca, Mexico, 2020); Noguchi: Body-Space Devices (The Noguchi Museum, 2019); Akari: Sculpture by Other Means (The Noguchi Museum, 2018-19); Isamu Noguchi Archaic/Modern (Smithsonian American Art Museum, mostra e catalogo, 2016-17); Self-Interned, 1942: Noguchi in Poston War Relocation Center (The Noguchi Museum, 2017-18); Tom Sachs: Tea Ceremony (itinerante, 2016-17) e Tom Sachs: Tea Manual (catalogo, 2016); Bosco Sodi: Elemental (mostra al Museo Anahuacalli, Mexico City, 2017) e “Bosco Sodi and His Clay Cubes” in Bosco Sodi: Clay Cubes (Hatje Cantz, 2017); “Noguchi a la Brancusi” per Impasse Ronsin (Paul Kasmin Gallery, mostra e catalogo, 2016-17); Museum of Stones (2015-16, mostra e catalogo); Isamu Noguchi at the Brooklyn Botanic Garden (2015).