Bianco

Informazioni Evento

Luogo
CENTRO D'ARTE LINO MALAGNINI
Via Giuseppe Verdi 20/22, Saronno, Italia
Date
Dal al

La mostra resterà aperta fino al 2 aprile e potrà essere visitata da lunedì a sabato dalle ore 16.00 alle 19.30, domenica visite su appuntamento.

Vernissage
12/03/2016

ore 18

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Una collettiva dedicata al “Bianco”.

Comunicato stampa

“Bianco”. È il titolo della collettiva tematica che sarà inaugurata sabato 12 marzo alle ore 18 nei locali del Centro d'Arte Malagnini di Via Verdi 20/22. In mostra opere di Matteo Antonini, Rita Astolfoni, Matteo Bagolin, Giacomo Benevelli, Antonio Bencich, Dario Brevi, Calusca, Elisabetta Casella, Gianni Cella, Tommaso Chiappa, Aliona Cotorobai, Francesco De Molfetta, Alessandro Di Giugno, Davide Ferro, Emanuele Gregolin, Raul Heredia, Marcello Mazzella, Eugene Neel, Lele Picà, Massimo Romani, Sabrina Romanò, Jean Sanfourche, Stefano Spera, Christian Tobas, Martin Verdross.

Nata da un'idea di Emanuele Gregolin, la mostra ha inteso stimolare la riflessione e il confronto di alcuni artisti, differenti per esperienze, stile e linguaggio, che si sono misurati sul tema proposto. Il percorso espositivo propone opere pittoriche, disegni, fotografie, sculture, collage e installazioni che esplorano le potenzialità espressive, i significati e i simboli, l’ampiezza e le contraddizioni di un colore / non-colore carico di fascino e di mistero.

Lo scrittore e poeta Claudio Pagelli, nel testo critico che accompagna la mostra, recupera alcune suggestioni artistiche, letterarie e filosofiche legate al bianco. Il bianco suggerisce infiniti mondi silenziosi (Kandinskij) ma anche l’annullarsi delle forme nella pura sensibilità (si pensi al Malevic del “Quadrato bianco su fondo bianco”). Il bianco come non-colore. O come moltitudine dei colori che si neutralizzano a vicenda. Il bianco che illumina la materia ed evoca il mistero del trascendente e dell'assoluto. «Il bianco - scrive Pagelli - può assediare ed inghiottire ogni forma, ogni parola. Ed è forse questo il senso più profondo dell’attività artistica – farsi emblema della lotta continuamente intrapresa dall’uomo per sconfiggere, o quantomeno domare, quella tigre nichilista, l’assenza di significato che affligge l’esistenza».