Now Here Nowhere, romanzo di esordio di Alex Infascelli. Se il qui e ora è da nessuna parte

Il primo romanzo di Alex Infascelli è il racconto della sua rocambolesca giovinezza tra Los Angeles e Seattle. Un romanzo di formazione in cui il regista di Almost Blue e Mi Chiamo Francesco Totti srotola la matassa temporale della sua memoria al modo di una pellicola cinematografica. Con la sorpresa di una gallery vintage in esclusiva per Artribune

Alex mi hanno chiamato i Nirvana per girare il video del loro concerto di Halloween, a Seattle, tra due settimane”. C’è stato un tempo in cui il mondo non era ancora la citazione di se stesso, le cose si esperivano sulla pelle e l’America era l’America. Un tempo, insomma, in cui l’hic et nunc era garanzia di un’aura magnetica capace di attirare tutti gli sradicati del pianeta a Los Angeles. Proprio qui, nel 1988, il giovane Alex atterra, in fuga dall’inverno di Roma e dalle sue “rovine glorificate”. Now Here Nowhere è il primo romanzo di Alex Infascelli (HarperCollins, 1 luglio 2022), autobiografico fino al midollo, intriso com’è di solitudine straziante, amicizia, sesso, eroina e tantissime risate.

Infascelli, Now here nowhere, copertina

Infascelli, Now here nowhere, copertina

NOW HERE NOWHERE, ROMANZO D’ESORDIO DI ALEX INFASCELLI

Il regista tre volte David di Donatello a sorpresa tira fuori dai suoi ricordi 224 pagine che trascinano il lettore sulle montagne russe di una sfilza incredibile di episodi, incontri fatali, miraggi rarefatti L.A. style. Quasi un film su supporto cartaceo, utile tra l’altro a leggere la stessa cinematografia di Infascelli come atto performativo unico e irripetibile, costellata di personaggi dotati del carisma sacro della rockstar: ultimo in ordine di apparizione Francesco Totti. Alex ad appena ventun anni è un dreamer volato a L.A. per fare il musicista ed entrare in una band in cui poter riconfigurare la sua famiglia, svanita troppo presto. La città ha l’odore dello zucchero e della benzina, “un po’ tropicale un po’ chimica”. E la luce accecante del sole, di notte trova il suo equivalente artificiale nei neon che illuminano il cielo. La natura è addomesticata quel tanto che basta per conviverci. La fissità del giorno dilata la percezione del tempo e i manifesti sono monumenti che celebrano degnamente gli artisti. Qui si trova catapultato in una pazza sceneggiatura che sembra scritta sulla collina adiacente (Hollywood) con la differenza che ciò che in Europa è percepita come mera fiction, sulla West Coast è Neorealismo.

Alex Infascelli, Telemarketing in California

Alex Infascelli, Telemarketing in California

NOW HERE NOWHERE. LA VITA DI ALEX INFASCELLI

Quindi è pacifico e soprattutto plausibile che – in attesa di trovare il suo posto nella musica – Alex da addetto al telemarketing finisca a lavorare come commesso nel negozio di gioielli di Mickey Rourke, i cui proventi finanziano l’IRA in Irlanda. E che lo scivolo degli eventi lo conduca dritto per dritto verso un laboratorio di animazione su La Brea Avenue, a ripassare a matita strani personaggi dalle creste gialle, per un nuovo cartone a firma di un certo Matt Groening. E infine nel regno del video musicale, la Propaganda Films. Da lì all’incontro con Prince, Courtney Love, Kurt Cobain, e trovarsi infine a sincronizzare i ciak a Seattle per i Nirvana sul palco di Live at Paramount, sono giusto altre tre capriole. In mezzo, un esordio musicale al Whisky a Go Go (come i Doors), alla presenza di Ray Manzarek (sì, il tastierista dei Doors) e l’immancabile sciamana che prevede per lui un futuro lontano dalla musica e molto vicino al suo dna cinematografico: “Come scusi, scusi?” dico. Dico proprio: “Mi scusi, signora messicana sciamana, può ripetere, per cortesia? Voglio essere sicuro. “Sì Alessandro, Alejandro, tu devi raccontare. La tua missione in questa vita è raccontare storie. Arrivederci e grazie”. Comunque la si voglia leggere, dal punto di vista della psicologia selettiva o delle energie cosmiche che ci guidano – scienza vs magia – l’aspetto più evidente di questa storia è la sua totale, leggera, inevitabilità. Verde Matematico! direbbe Andrea Pazienza (le cui affinità con il personaggio e la persona Alex si sprecano, da Pompeo alla Prolisseide).

Now Here Nowhere

Now Here Nowhere

ALEX INFASCELLI E LA VITA A LOS ANGELES

Inevitabile dunque, e pertanto sacra, in uno schema dantesco che presenta uno alla volta incontri con personaggi ammantati di luce, forieri di verità e mondi, in un Inferno molto più attraente del Paradiso. E più pericoloso. Come ogni città dei balocchi che si rispetti, infatti, Los Angeles richiede in pegno la stessa vita, promettendo in cambio il sole eterno. E quel sole è talmente seducente che iniettarlo nelle vene sembra l’unico modo per renderlo perpetuo anche sottopelle. I capitoli sono ellissi temporali spesso scanditi dal cambio auto che, in piena sintonia con il proprietario, lo accompagnano lungo toponomastiche del sogno e geografie del desiderio (Sunset Boulevard, Melrose, West Hollywood), per esplodere sul più bello, lasciarlo a piedi e così sancire improvvisi cambi di percorso. Una Buick verde pisello, un pulmino Volkswagen viola foderato di pelliccia fluo e da un tappeto persiano, una International Scout II carta da zucchero: ancora oggi Alex legge per diletto gli annunci di auto usate, e nel libro si scopre come questa passione venga da lontano.

ECHI DEI DOORS E PINK FLOYD IN NOW HERE NOWHERE

Il titolo, Now Here Nowhere, è uno dei giochi di parole tanto cari all’autore. Now e Here – qui e ora – se accostati si fondono in un terzo termine, Nowhere – da nessuna parte – il cui significato nega i due che lo hanno generato. Un po’ come un figlio che vuole affermarsi oltre i comodi e netti confini parentali, e sceglie di diventare il contrario di sua padre e sua madre. Ignorando, però, che quella matrice è la fonte stessa della vita, e che venire a patti con tale verità è l’unico modo per salvarsi. Fuggire dal Now e Here per tuffarsi nel Nowhere è il senso magnifico ed eroico della giovinezza, quella stagione dell’esistenza in cui tutto è possibile, perché non si pensa al futuro ma si sta nel presente esteso e innocente degli attimi. Che, Zenone insegna e Einstein dimostra, si moltiplicano sino a tendere all’infinito. Da qui all’immortalità, all’invincibilità, è un soffio. Come a un soffio è la morte stessa, che i giovani come Alex sfidano ignorandola. Spesso con successo. Attenzione, il romanzo ha una colonna sonora incorporata, dai Doors ai Pink Floyd, ai Jane’s Addiction ai Pearl Jam, sino a Elvis Costello (che dallo stereo annuncia ad Alex il suo Almost Blue), per concludersi con i Nirvana. “Poi d’improvviso, suona una sveglia, rumorosissima, che scuote tutta l’America, e fa così: Hello hello hello, quanto mi sento giù”. Una deflagrazione nucleare che spinge le onde e i sogni della California a infrangersi e morire sulla lacustre Seattle. Dove Kurt, l’assoluto privo di speranza, il Cristo Non Salvatore della sua generazione, da lì a breve lascerà tutti orfani del proprio futuro.

Rape me
Rape me, my friend
Rape me
Rape me again
I’m not the only one
I’m not the only one
I’m not the only one
I’m not the only one
Hate me
Do it, and do it again
Waste me

Con questo inedito nelle orecchie e il sole ormai prossimo a volgersi nel suo contrario – un buco nero che rischia di risucchiarne carne e anima – per Alex è tempo di volare verso Roma. Verso l’inverno. Di nuovo a Natale. Per raccontare storie, cioè vivere.

– Mariagrazia Pontorno

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati