Se l’architettura cambia il mondo. Il libro di Marco Biraghi

Perché l’architettura come disciplina e professione è in crisi? E quali sono le strategie per rilanciarla? Prende le mosse da questi interrogativi il nuovo volume di Marco Biraghi edito da Einaudi

Continua il viaggio di Marco Biraghi nelle pieghe del senso che l’architettura ha nella contemporaneità. Dopo aver indagato il ruolo dell’architetto, nel precedente e fortunato saggio L’architetto come intellettuale, in questa nuova avventura culturale Biraghi sembra indicare una presa d’atto della crisi in cui versa l’architettura sia come disciplina che come professione.
Non è un caso che l’autore sottolinei e inquadri il progetto come costruzione di volontà collettive corrispondenti ai bisogni che emergono dalle contraddizioni e dai conflitti insiti nella cultura, nella conoscenza e quindi nella civiltà di un corpo sociale più o meno allargato. Una traiettoria pratica che vuole inserire l’architettura al di fuori di pure vicende speculative. In questo sforzo di concretezza si sente l’eco di Gramsci. Biraghi indaga lo statuto del progetto del nostro tempo osservandolo, opportunamente, da una prospettiva di trasformazioni, crisi, punti di rottura profondamente influenzati, condizionati dallo sviluppo capitalistico.

Marco Biraghi – Questa è architettura (Einaudi, Torino 2021)

Marco Biraghi – Questa è architettura (Einaudi, Torino 2021)

IL PUNTO DI VISTA DI BIRAGHI SULL’ARCHITETTURA

L’autore riprende un pensiero di Adolf Loos per chiarire che l’architettura deve essere al servizio della società per trasformarla, sottolineando come questo compito sia altamente significativo e rappresenti l’obiettivo supremo di ogni progetto. Occorre che questa disciplina torni a pensare con le mani, afferma Biraghi, restituendo un ulteriore elemento operativo che pone il progetto nella condizione della cura. Le finalità dell’architettura si spostano verso un dispiegamento dello spazio non più come prodotto ma come attitudine sensibile di trasformazione e messa in questione del mondo in cui si inserisce ogni progetto.
Nella logica contemporanea l’architettura non è quasi mai trasformativa bensì – nella gran parte dei casi – semplicemente innovativa; dove per innovazione va inteso ciò che è apportatore di un miglioramento (delle prestazioni, delle capacità, del design), ma che in nessun modo costituisce una reale messa in discussione di ciò che già esiste”. È questo un passaggio importante per cogliere il senso dell’operazione culturale messa in atto dallo storico italiano, che denuncia come il progetto contemporaneo sia animato da soggettività/architetti che sviluppano architettura “sempre e comunque finalizzata al compiacimento del regno”.

Marco Biraghi – L'architetto come intellettuale (Einaudi, Torino 2019)

Marco Biraghi – L’architetto come intellettuale (Einaudi, Torino 2019)

CRISI E RILANCIO DELL’ARCHITETTURA

Eppure, nella storia di questa disciplina si possono rintracciare esempi di architetti della prassi. Uno degli archetipi di questa attitudine trasformativa del progetto è sicuramente l’architetto messicano Luis Barragán, premiato con il Pritzker nel 1980 per essersi dedicato all’architettura “come atto sublime di immaginazione poetica”. Proprio il sublime inteso come un’eccedenza, una condizione di lotta ingaggiata contro la paura, attiva una riflessione sulle origini e le ragioni dello smarrimento del senso profondo del fare architettura. Non a caso, il sublime emerge sempre in periodi di crisi e incoraggia una trasformazione dello sguardo sul mondo. Perché il sublime e quindi un’architettura della prassi possa emergere occorre che qualcosa minacci le certezze di tanti progetti cosmetici: destabilizzando il mondo circostante e spingendo l’architettura stessa a interrogarsi.
È un invito positivo, quello di Biraghi, affinché il mondo del progetto trovi un’esultanza, un’energia capace di far vacillare le certezze di tanti progettisti, innescando la molla più efficace della ricerca e dell’azione per trasformare radicalmente un mondo sempre più inquinato e malato. Il saggio si conclude proprio con un capitolo dal titolo L’architettura come farmaco, in cui l’autore definisce il progetto come medicina capace di risanare la città e trasformarla in “grande casa” della responsabilità e della cura. Un’architettura capace di affrontare una questione collettiva, pubblica – “una questione di tutti”.

Marco Petroni

Marco Biraghi – Questa è architettura
Einaudi, Torino 2021
Pagg. 200, € 20
ISBN 9788806249564
www.einaudi.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #6

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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