Un toccante diario a fumetti per documentare gli attacchi israeliani su Gaza

Esce in libreria “Mentre il mondo guarda”, il fumetto di Gina Nakhle Koller che racconta la realtà devastante e inumana affrontata dai palestinesi dopo il 7 ottobre 2023. Una cronistoria illustrata che rivela il costo umano di questa terribile aggressione

Ogni volta che si parla della Palestina si corre un rischio. Ci sono state persone che hanno cercato di screditare il mio lavoro e mi hanno accusata di essere di parte, come se il bilancio delle vittime da entrambe le parti fosse uguale, come se la violenza fosse simmetrica. Ma non è così. E fingere il contrario cancella la realtà di ciò che sta accadendo”. Con queste parole la fumettista Gina Nakhle Koller presenta il suo nuovo volume: una lunga carrellata di vignette in bianco e nero che denunciano le conseguenze degli attacchi israeliani su Gaza e la Palestina.

Il fumetto politico di Gina Nakhle Koller

Artista libano-palestinese classe 1982, l’autrice ha disegnato una vignetta ogni giorno per un anno, al fine di documentare e denunciare le condizioni del popolo palestinese all’indomani del 7 ottobre 2023. Questa raccolta di brevissime storie, aneddoti e tristi visioni di quanto le accadeva intorno, sono ora raccolte in un libro in uscita per Eris Edizioni. Si intitola Mentre il mondo guarda, ed è un diario giornaliero nel quale immagini e parole si incontrano, raccontando in maniera sintetica e immediata i soprusi di Israele contro i civili palestinesi. Presentato alla nuova edizione del Salone del Libro di Torino (in corso fino al 19 maggio), il volume raccoglie un centinaio di vignette disegnate nel corso dell’ultimo anno di guerra, mettendo a segno una cronistoria che rivela il costo umano degli attacchi incessanti, la resilienza della popolazione civile, e l’urgente necessità di giustizia in un mondo che guarda, ma troppo spesso rimane in silenzio.

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Gina Nakhle Koller, Mentre il mondo guarda (Eris Edizioni. 2025)

L’intervista a Gina Nakhle Koller

Quando e con quali intenzioni è nato questo progetto?
Il progetto è iniziato a metà novembre 2023, circa un mese e mezzo dopo il 7 ottobre. Prima di allora, non avevo disegnato per molto tempo: ero bloccata creativamente ed emotivamente. Ma ciò che è accaduto a Gaza ha frantumato qualcosa in me e, stranamente, quella rottura si è trasformata in una sorta di apertura. Ero sopraffatta: rabbia, dolore, paura, impotenza, tutto viveva dentro di me contemporaneamente e non sapevo dove metterlo. Così ho ricominciato a disegnare, non con un piano preciso, ma come un modo per sopravvivere emotivamente. All’inizio si trattava solo di sfogare il dolore: scarabocchiare ciò che provavo su carta e pubblicarlo online.

E poi?
Con il tempo il mio obiettivo è cambiato. Ho iniziato a disegnare ogni giorno non solo come mi sentivo, ma anche ciò che vedevo: ciò che stava accadendo alla gente di Gaza, cose che sembravano insopportabili da vedere e impossibili da comprendere. L’atto del disegnare è diventato sia una liberazione che una forma di testimonianza. L’intenzione si è evoluta dal semplice lasciar uscire le mie emozioni al tentativo di comunicare qualcosa di più profondo: mostrare al mondo cosa stava succedendo e come mi sentivo.

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Gina Nakhle Koller, Mentre il mondo guarda (Eris Edizioni. 2025)

Un diario di guerra illustrato

C’è stato un momento in cui hai percepito una svolta in questo senso?
Un’immagine in particolare ha cambiato tutto per me: un disegno che ho fatto del giornalista Motaz Azaiza. L’ho pubblicato e l’ho taggato, e quando l’ha condiviso, la risposta è stata travolgente. Quell’immagine è diventata virale. Improvvisamente molte più persone hanno iniziato a notare il mio lavoro, a entrarci in sintonia e a seguirlo. Quel momento è stato un cambiamento: ha trasformato quello che mi sembrava un silenzioso sfogo personale in qualcosa di molto più grande. Le persone sono rimaste profondamente colpite dalle illustrazioni. Il loro supporto, le loro condivisioni, i loro messaggi, mi hanno dato la forza di andare avanti. Mi hanno ricordato che questo lavoro non riguardava più solo me. È diventato un modo per tenere accesa una luce nell’oscurità, affinché gli altri potessero vedere e non distogliere lo sguardo.

Oltre alla pubblicazione delle vignette sui social sono mai state pubblicate su riviste?
I miei disegni non sono ancora stati pubblicati su riviste. Ma hanno preso vita propria. Li ho donati gratuitamente perché le persone li usassero durante le proteste, nelle strade, ovunque ce ne fosse bisogno. Sono apparsi come adesivi sui muri di Londra e Berlino, come poster in Belgio, Finlandia e Stati Uniti. Sono stati esposti davanti alle ambasciate in Germania. Le persone mi hanno chiesto di includerli nei loro libri e progetti, ma ero determinata a creare uno spazio tutto mio, a raccontare questa storia a modo mio. Questo è ciò che mi ha spinto a realizzare Mentre il mondo guarda.

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Gina Nakhle Koller, Mentre il mondo guarda (Eris Edizioni. 2025)

Il fumetto come mezzo di resistenza

Hai mai subito commenti ostili o ritorsioni in risposta alla pubblicazione dei disegni?
Certo, ho ricevuto alcuni commenti ostili, ma quelli positivi sono sempre stati molto più forti. Ogni volta che si parla della Palestina, soprattutto attraverso l’arte, si corre un rischio. Ci sono state persone che hanno cercato di screditare il mio lavoro e mi hanno accusata di essere di parte, come se il bilancio delle vittime da entrambe le parti fosse uguale, come se la violenza fosse simmetrica. Ma non è così. E fingere il contrario cancella la realtà di ciò che sta accadendo. Ma ho imparato a vedere quelle reazioni per quello che sono: segnali che l’opera sta andando oltre la bolla. Che si sta destabilizzando qualcosa. E anche se la negatività a volte può essere estenuante, si può sempre di gran lunga superare con il sostegno, la solidarietà e i messaggi delle persone che si sono sentite viste, comprese o confortate da un disegno. È a questo che mi aggrappo.

Che impatto pensi che possa avere un progetto di questo tipo? Qual è il contributo che speri di poter dare alla causa palestinese?
Voglio che sia letto, sentito e condiviso. L’arte ha un modo di raggiungere le persone che i titoli dei giornali o le statistiche non hanno. Le illustrazioni permettono di trasmettere verità insopportabili in un modo diverso: attraverso le emozioni, la narrazione, l’umanità. Credo che mostrare qualcosa di così delicato e devastante come ciò che sta accadendo a Gaza attraverso i disegni faccia sentire lo spettatore più vicino. Attenua la distanza e rende più difficile distogliere lo sguardo. Il mio obiettivo è sensibilizzare, creare qualcosa che le persone possano portare con sé: nelle conversazioni, nelle aule, nelle proteste e nei momenti privati di riflessione. Questo libro racconta solo il primo anno del genocidio, e da allora non ho mai smesso di disegnare. Non credo di poterlo fare.

Alex Urso

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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