Bruno Bozzetto: la storia del mitico signor Rossi

Nel 1960 nasceva l'incarnazione perfetta dell'italiano medio, in equilibrio instabile tra vizi e virtù, e un esempio splendido di come sia possibile realizzare un prodotto al tempo stesso intelligente e ironico, filosoficamente profondo e irresistibilmente divertente

Le date, se osservate con attenzione e confrontate tra di loro, possono fornire spunti di riflessione inediti. Nel 1958, ad esempio, fu pubblicato un libro particolarmente interessante dal titolo The moral basis of a Backward Society, del sociologo Edward C. Banfield in collaborazione con la moglie e studiosa Laura Fasano. Nel saggio, criticatissimo nel nostro Paese e tradotto solamente nel 1975, viene proposta una base teorica del cosiddetto “familismo amorale”. Due anni dopo questo serissimo studio della società italiana, giunge invece la risposta da un campo di analisi ben più spumeggiante, colorato e divertente: quello dell’animazione!

Il signor Rossi, un cartone animato nato nel 1960, solo due anni dopo lo studio di Banfield, dice esattamente le stesse cose espresse in termini scientifici dal sociologo statunitense, e in più fa anche ridere. Famoltoridere, ancora oggi! E questo non è un elemento secondario nella nostra disamina, giacché vogliamo interpretare il successo che ha reso il Signor Rossi un vero e proprio classico intergenerazionale, unico per la sua amara capacità di descrivere in maniera plastica la società italiana di allora (e purtroppo in parte anche quella di oggi…).

L’ironia da Socrate a Bruno Bozzetto

Prima di passare alle spassose gag, però, per comprenderne appieno le implicazioni dobbiamo tenere a mente alcuni concetti presi in prestito dalla filosofia. Già gli antichi infatti si erano chiesti cosa fosse l’ironia. Socrate, ad esempio, un esperto in dialoghi, utilizzava spesso questa strategia retorica (la celeberrima “ironia socratica”) per smontare le tesi dell’interlocutore partendo da una posizione di ignoranza: bastava semplicemente dimostrarsialieno” a un semplice sistema di valori consolidati e chiedere informazioni a riguardo per creare situazioni assurde; di conseguenza, le fallacie interne dell’interlocutore provocavano immancabilmente crasse risate. L’ironia può aprire gli occhi a chi ascolta attentamente.

Ecco, Bruno Bozzetto con il signor Rossi fa esattamente questo: utilizza l’ironia socratica come la sua arma più potente. Lascia recitare su un palcoscenico realistico (o quasi) un personaggio del tutto comune, che potrebbe rappresentare con i suoi vizi, le sue virtù, le sue immense ambizioni e i suoi sogni a occhi aperti chiunque tra il pubblico. Bozzetto osserva il signor Rossi, e attende che le sue azioni assurde, dettate da obiettivi talvolta discutibili, portino a conseguenze grottesche. E codifica in seguito il suo esperimento mentale con il linguaggio allegro (ma non troppo) del cartoon.

Il primo film con il Signor Rossi

Cosa accadrebbe, si chiede ad esempio Bruno Bozzetto, se il Signor Rossi decidesse di dedicarsi al cinema? Ebbene, si sforzerebbe enormemente per realizzare il miglior film possibile, non esiterebbe a molestare oltremodo le persone che lo circondano, rendendo la vita impossibile a chiunque gli capiti a tiro. Una volta realizzato il film, lo presenterebbe con supponenza a un festival del cinema, aspettandosi di essere portato in trionfo. Viene invece mandato via in malo modo. Messo di fronte alla dura realtà, si accanisce sulla pellicola, rompendola, bruciandola, bucherellandola, sporcandola e calpestandola. Così facendo, però, crea inavvertitamente un capolavoro del cinema “astratto” che provoca un’irresistibileilarità tra i giurati presenti in sala. È così che il Signor Rossi vince l’Oscar. Una storia deliziosa, questa, raccontata in uno dei suoi più celebri cortometraggi: Un oscar per il signor Rossi, il suo primo film dedicato a questo personaggio, risalente al 1960.

In undici, intensissimi minuti troviamo qui un concentrato incredibile di ironia, sagacia e visionarietà applicata all’animazione. Può essere interessante svelare il meccanismo mentale che ha portato l’ironia socratica tipica di Bruno Bozzetto ad arrivare a questo spassoso parossismo: si narra, infatti, che l’anno precedente un ancora giovanissimo Bozzetto fu rifiutato dal Gran Premio Bergamo-Internazionale del Film d’Arte e sull’Arte. L’invenzione del Signor Rossi fu dunque una intelligente risposta al mondo elitario e spesso autoreferenziale della critica cinematografica. 

La collaborazione di Bruno Bozzetto con Enzo Jannacci

Solo due anni prima, nel 1958, l’anno in cui Banfield pubblicava il suo studio accademico in cui forniva una definizione scientifica precisa del problema dell’”italiano medio”, Bruno Bozzetto esordiva con il suo primo cartoon: Tapum! La storia delle armi, un vero e proprio manifesto dell’ironia socratica di Bozzetto applicata alla rapidissima evoluzione delle armi nel corso del tempo. Il Festival di Cannes espresse un interesse verso questa originale, divertente – e ancora oggi attuale – narrazione.

Il Signor Rossi fu poi protagonista di una serie di altri corti, alcuni con la collaborazione di grandi artisti. Celebre è ad esempio il caso delle musiche di cartoon come lo spassoso Il signor Rossi va a sciare (1963) e Il signor Rossi va al mare (1964), in cui può contare sulla superba colonna sonora di uno spumeggiante Enzo Jannacci. Entrambi i corti, peraltro, rappresentano eccellenti esempi delle capacità di analisi sociologiche e antropologiche di Bozzetto.

La fortuna del Signor Rossi di Bruno Bozzetto

Il Signor Rossi sarà protagonista di un totale di ben sette cortometraggi, della durata di 11 minuti circa ciascuno, dal 1960 al 1974, con l’ultimo dal titolo Il signor Rossi va a Venezia. Dal 1976 al 1978 vengono realizzati a cadenza annuale dei lungometraggi in cui l’analisi ironica e le spassose gag godono di tempi più dilatati. Arrivano così Il signor Rossi cerca la felicità (1976), I sogni del signor Rossi (1977) e Le vacanze del Signor Rossi (1978). A questi vanno aggiunti una serie di cortometraggi in undici episodi dedicati allo sport, realizzati nel 1975, e la miniserie trasmessa all’interno della stagione 1972 del programma Gulp! del secondo canale RAI.

L’intera storia del signor Rossi è stata raccontata da Bruno Bozzetto e da Simone Tempia nel volume Il signor Bozzetto di Rizzoli Lizard (2023). I termini del successo dei cartoni animati di Bozzetto, che abbiamo voluto interpretare alla luce di un’originalissima e spassosissima incarnazione dell’ironia socratica e delle contemporanee analisi accademiche di Banfield, meriterebbero ulteriori riflessioni e analisi; ma in ultima istanza nulla risulta più appagante, istruttivo e divertente che passare una decina di minuti in compagnia del signor Rossi.

Thomas Villa

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