Ecco perché dobbiamo rileggere Deleuze e le sue lezioni di pittura

A cent’anni dalla sua nascita e trenta dalla sua morte, ricordiamo il grande filosofo Gilles Deleuze, a partire dal suo lato più artistico: le sue lezioni sulla pittura, attraverso il lavoro di artisti come Cézanne e Bacon

Un po’ in sordina, almeno da noi, quest’anno è ricorso il centenario dalla nascita e il trentennale dalla morte di Gilles Deleuze (Parigi, 1925 – 1995) e quasi in sincrono sono uscite, in francese prima (Minuit, 2023) e subito tradotte in italiano (Einaudi, 2024), le sue lezioni sul tema della pittura risalenti al 1981. 

Le lezioni di pittura 

Dopo aver insegnato fin dal 1970 al leggendario Centro Universitario Sperimentale di Vincennes (Centre universitaire expérimental de Vincennes, CUEV), dal 1980 tutti gli insegnamenti furono trasferiti a Saint Denis, nella banlieu parigina in un modesto istituto tecnico. Sono lezioni il cui clima oggi si può solo immaginare, anche se possiamo farcene un’idea abbastanza precisa ascoltando e vedendo alcune videoregistrazioni ora disponibili su YouTube, come quelle degli ultimi Anni Ottanta, quando Deleuze insegnava ancora a Vincennes, prima che quella sede venisse smantellata. Il filosofo parla, e si vede chiaramente che “pensa mentre parla”, proprio come si dice facesse Wittgenstein nelle sue memorabili “lezioni di logica”: con la sigaretta in mano, letteralmente attorniato da una platea la più variegata possibile, composta non solo da studenti, ma anche da lavoratori, curiosi, personaggi e creativi di ogni sorta, in un ambiente più simile a una casa occupata che a un’aula universitaria. 

La pittura secondo Deleuze

La, diciamo così, “lettura” che Deleuze propone della pittura – o meglio di alcuni pittori, da Turner a Cézanne, da Klee a Bacon – risulta ancor oggi del tutto originale. La tessitura che gli riesce non è banalmente un collegare filosofia e arte, ma un rimando incredibilmente rigoroso quanto imprevedibile fra concetti, come quello di noumeno, a fenomeni, come il colore in Cézanne. Pur in una dimensione, quella della lezione parlata, dove il discorso si svolge apparentemente a braccio, si snoda una serie di riferimenti che svariano da Kant a Spinoza, dalla fotografia al diagramma, che lascia stupefatti. 

Il metodo funambolico di Deleuze

Pur in assenza completa, a quel che si capisce, di riferimenti puntuali a questa o quell’opera (in aula sembra proprio che non ci sia non dico una moderna LIM, ma nemmeno un semplice proiettore a diapositive) Deleuze riesce a dipanare la sua analisi in modo funambolico, come quando si snoda tra Kupka e Bacon per descrivere il rapporto tra corpo e forze, dato che “il corpo è visibile, e subisce una deformazione creativa da parte della forza, che… permetterà di rendere visibile la forza invisibile”. 

Arte, filosofia e insegnamento in Deleuze

In altre parole, Deleuze riesce là dove molti filosofi che hanno provato a cimentarsi con l’arte hanno fallito, cioè trarre un concetto filosofico dall’arte, mostrando che hanno fallito per presunzione, imponendo griglie concettuali sopra le delicate forme espressive, come uno stampo da dolce sopra la morbida pasta di un budino. Deleuze invece riesce a far risuonare i concetti dentro forme espressive, e ci riesce perché non sovrappone il sapere filosofico alle opere d’arte, ma piuttosto “fa parlare” le opere e gli artisti, lasciando che i creativi facciano “filosofia” e mostrando insieme il carattere creativo e “pittorico” del pensiero filosofico. Ma la lezione autentica, per dirla tutta, non sta in questa abilità: la lezione da trarre da queste Lezioni è invece proprio quella relativa all’insegnamento, a “cosa significa insegnare” qualcosa a qualcuno. Significa “sperimentare”, significa che l’insegnamento deve diventare un atto creativo, che deve essere entusiasmante, a cominciare da chi lo fa. Perché “una lezione significa proprio avere dei momenti d’ispirazione”, dichiara Deleuze. 
Altrimenti non significa niente”.

Marco Senaldi

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Marco Senaldi

Marco Senaldi

Marco Senaldi, PhD, filosofo, curatore e teorico d’arte contemporanea, ha insegnato in varie istituzioni accademiche tra cui Università di Milano Bicocca, IULM di Milano, FMAV di Modena. È docente di Teoria e metodo dei Media presso Accademia di Brera, Milano…

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