Fabulations. Il salto nel vuoto di Fuani Marino

Il romanzo intitolato “Svegliami a mezzanotte”, di Fuani Marino, racconta un tentativo di spingersi verso la fine.

Perché occuparsi di questo romanzo? Fuani Marino è una cronista culturale napoletana, scrive per il Corriere del Mezzogiorno di arte e cultura, ha collaborato e collabora con molte riviste di arte contemporanea. Nel suo romanzo, la precaria vita professionale scorre attraverso opening ed eventi più o meno interessanti che l’autrice racconta come il mondo fuori, interessato solo all’apparenza. Dietro i sorrisi di facciata scorre la vita, quella vera, fatta anche di sofferenza e frustrazione. Ecco perché abbiamo pensato che Fabulations potesse contenere anche un’opera letteraria intensa come Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino. Perché è un romanzo che ci riguarda e fa riflettere.
È la ricostruzione di un tentativo di suicidio. La protagonista è una giovane donna, da poco diventata mamma, che decide di farla finita gettandosi dall’ultimo piano di una residenza estiva a Pescara. “Era metà pomeriggio e Nuccia, la signora del secondo piano, preparava la cena davanti al suo sceneggiato tv… Quando vide cadere un sacco nero dall’alto. Quel sacco nero ero io. Il mio corpo, fasciato da leggings e maglietta scuri, complice la velocità nel volo di dodici metri, le era sembrato un sacco della spazzatura”. Comincia così la ricostruzione di un salto nel vuoto, nella depressione di una donna che il 26 luglio 2012 decide di uccidersi a solo quattro mesi dalla nascita della sua prima e unica figlia, Greta. “Tutto si potrà dire, meno che la tragedia non fosse annunciata. Nei mesi fra il parto e il tentativo di suicidio… Chiesi più volte di essere ricoverata, ma non volevano separarmi dalla piccola”.

SCRITTURA E COMPRENSIONE

L’autrice definisce la letteratura, la scrittura come un dovere e un’opportunità di svelamento e comprensione per attivare un dialogo con se stessi e con quanti si trovano immersi nel buio. È un continuo spingersi in territori dolorosi ma necessari dove la scrittura della Marino, mai sentimentale e autoreferenziale, si illumina di una luce fatta di coraggio. L’autrice trova conforto in letture appassionate attorno al male oscuro come quando cita Gary Greenberg, psicoterapeuta che ha vissuto in prima persona l’esperienza della depressione, che sottolinea la necessità di riportare al centro della terapia la storia personale del paziente. “La moderna psicoterapia ad approccio cognitivo, quella a cui mi sottopongo, tende oggi a ricostruire la storia del disturbo dal momento dell’insorgenza, mentre non considera altrettanto rilevante la storia remota di chi ne è affetto”. Ecco che il romanzo prende la strada del Prima e del Dopo, ovvero di un tentativo di indagine sulla Fuani bambina, adolescente, studentessa universitaria di psicologia, donna (Prima) e quella che racconta (Dopo). “Ero arrivata dopo nove anni di matrimonio e un aborto: mio padre non voleva figli, mia madre sì. Malgrado l’iniziale riluttanza alla paternità, l’idea di unire i loro nomi (Furio e Anita) per crearne un terzo (Fuani) venne a lui. Nomen omen: forse già chiamarmi così rappresentava un destino. Quale? Senz’altro quello di pronunciarli (e maledirli) tutti e tre ogni volta”. Entra in gioco una scrittura più disturbante che rivela una profonda inquietudine. “Mi sono nutrita di tensione”.

Fuani Marino. Photo © Danilo Donzelli Photography

Fuani Marino. Photo © Danilo Donzelli Photography

DESTINO E CONSAPEVOLEZZA

Svegliami a mezzanotte non cerca l’eccezionalità, nessuno può farsi vanto del buio, anzi si dipana come un atto quasi catartico dove la depressione è lì, non vi è possibilità alcuna di rifiutarla, di correggerla. Occorre farsi carico dei suoi sviluppi, semmai. “Ci sono destini. Se da ragazzina il mio obiettivo era arrivare a una posizione confortevole, da adulta sarei riuscita a occuparla, ma avrebbe coinciso con la mia rovina”. La Marino intesse un dialogo con scrittori capaci di comprendere alla radice la sopravvenuta disperazione esistenziale. Ecco che Jonathan Franzen, Susan Sontag, Sarah Kane ne illuminano alcuni passaggi sottolineando come sia scrivere in preda alla disperazione. Fuani Marino definisce il suo libro un racconto a posteriori, un monologo interiore che segue l’azione portando con sé solo l’eco della disperazione e dell’angoscia. Il Dopo può essere sintetizzato con questo brano che fotografa la condizione di una donna che ha deciso di fare un salto dentro se stessa dopo quello nel buio:
A causa del mio volo ho visto il mio corpo cambiare. Mi hanno squarciata, toccata, suturata, guardata come un organo che non funziona”. Svegliami a mezzanotte si conclude con una lettera dell’autrice a Greta, la figlia, dove emerge il desiderio che la verità, anche la più drammatica e oscura, sia la strada più giusta per sé, per i propri figli e per il mondo.
Ti diranno che tua madre è pazza, un’egoista, tu stessa avrai una moltitudine di cose di cui accusarmi, e a ragione”.

Marco Petroni

Fuani Marino ‒ Svegliami a mezzanotte
Giulio Einaudi Editore, Torino 2019
Pagg. 168, € 17
ISBN 9788858431825
https://www.einaudi.it/

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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