La pittura di Paola Angelini e Alessandro Fogo in mostra a New York

La galleria Lyles & King di New York ospita “Black Morning”, la mostra di Paola Angelini e Alessandro Fogo, per la prima volta esposti oltreoceano. Quello che leggete di seguito è il testo di Antonio Grulli che accompagna la mostra

Black Morning nasce durante una residenza in Norvegia. È lì che sono state realizzate e impostate la gran parte delle opere di Paola Angelini e Alessandro Fogo presenti in mostra.
Il titolo, in maniera ossimorica, evoca una condizione in cui il buio riesce ad allungarsi fino al momento in cui dovrebbe essere la luce a prevalere. E la luce riveste un ruolo cruciale per entrambi gli artisti. In Paola la luce nasce dalla materia pittorica e da questa esce per raggiungere lo spettatore. Mentre in Alessandro è qualcosa che sembra arrivare dall’esterno a illuminare la scena dipinta. Questa centralità di una luce oscura tiene assieme l’intera mostra, ma l’approccio dei due artisti alla pittura diverge sia nello stile sia nel tono. Nella pittura di Paola Angelini gli elementi vengono inseriti in maniera meditata, costruendo composizioni articolate all’interno delle quali è difficilmente identificabile una scala di priorità: ogni figura ha la stessa importanza delle altre e diventa uno dei cardini dell’immagine. Spesso le opere vivono di una tonalità dominante, talvolta cupa, fatta di colori bruni, rossastri, verdi, che le permea della sua atmosfera. Le scene ritratte sembrano immerse in un silenzio denso. Le pennellate sono spesso piccole e leggermente allungate, e vanno a costruire una realtà stratificata e complessa. La superficie è brulicante e magmatica. La tela viene spesso lavorata con tecniche antiche riattualizzate in modi inediti. L’utilizzo della colla di coniglio e del gesso ad esempio permette all’artista, rovesciando la tela, di ottenere una superficie crepata, spessa e rigidissima, piena di rughe profonde e dalle maglie larghe; un’intuizione che nasce dall’osservazione ravvicinata di arazzi antichi. In altri dipinti la stesura del colore di base viene trattata in modo da ottenere una superficie ruvida e piena di micro increspature. Le proporzioni all’interno del quadro sono sfasate e il punto di vista è spesso anomalo, come nei sogni. Convivono tecniche e materiali differenti: i quadri esposti in mostra ne sono un esempio, in essi una danza macabra ripresa dall’iconografia medievale sembra pendere dall’alto scorrendo sullo sfondo di figure umane e immagini di sculture dalla presenza fortemente tridimensionale e volumetrica. L’elemento grafico e il disegno sono fondamentali e si mescolano alla pittura, così come i pastelli si mescolano all’olio. I lavori spesso ruotano attorno ad alcuni soggetti ricorrenti, in primis le figure della madre e del padre che troviamo in molte opere e che diventano presenze simboliche e motivi su cui applicare il proprio fare pittorico. A questi si aggiungono riferimenti tratti dalla storia dell’arte, sia tramite citazioni di grandi maestri, come Giorgio de Chirico o Felice Casorati, sia tramite la rappresentazione di sculture anche di autori minori e poco conosciuti del recente passato. Il risultato finale è molto fitto, teatrale, profondo, e in esso memoria personale e collettiva si sovrappongono senza alcuna distinzione.
In Alessandro Fogo invece la pittura è in primis visione e allegoria. Forte è la presenza degli animali: gli insetti, i volatili, i serpenti, emergono come l’elemento vitale in grado di essere la chiave del dipinto e funzionare come simboli, l’archetipo eterno su cui si sono basate le culture dell’uomo nei millenni. Essi sono portali della conoscenza, attivatori dell’immagine pittorica, collegamento con una dimensione divina e metafisica, soprattutto sono la scintilla in grado di accendere il lato fortemente evocativo di queste opere. Ne è un esempio in mostra il dipinto affollato di scarabei, lucidi nella loro preziosa corazza fatta di verdi metallici dai riflessi dorati, in movimento lento su una coperta decorata, all’apparenza intenti a risvegliare dal sonno la presenza femminile del quadro. La pittura di Alessandro presenta alcune caratteristiche tipiche della narrazione mitologica. Ogni dipinto è un possibile inizio o un momento cruciale di una storia fuori dal tempo e dallo spazio. Le scene sono sempre notturne, o forse ambientate in qualche strano interno in cui difficilmente entra la luce del sole, e le ombre sono proiettate da luci non naturali. Gli stessi oggetti di tutti i giorni presenti nella scena, così come gli animali, sono caricati di una valenza simbolica molto forte. Nei suoi ultimi lavori sono intervenuti elementi nuovi, e questa evoluzione è leggibile proprio nelle opere in mostra. Da presenza immaginifica e irreale – scultorea – di molti dipinti, la figura umana inizia qui a presentarsi come ritratto e come rappresentazione di qualcosa di vero ed esistente.
La modella (sempre la stessa persona) inizia a prendere vita. Lo stile è meno pittorico, le immagini sono rese in maniera meno materica; le pennellate, un tempo maggiormente presenti, sono diventate via via più controllate e meno visibili. Le scene rappresentate iniziano a incarnarsi in qualcosa di verosimile, meno irreale e meno fiabesco, ma per assurdo l’effetto di straniamento generale interno al dipinto è ancora più forte che in passato.
In un momento come questo, in cui dipingere viene spesso visto come esperimento cinico, ricombinazione di elementi ormai noti o provocazione legata al cattivo gusto, Paola Angelini e Alessandro Fogo ribadiscono la centralità della pittura come linguaggio vivo in cui ancora molto vi è da scoprire e da inventare.

Antonio Grulli

New York // fino al 12 marzo 2022
Black Morning
LYLES & KING
19 Henry Street
https://lylesandking.com

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