Under One Sky: in Arabia Saudita il festival della luce

La rassegna, fino al 5 giugno, vuole essere un segnale di rinascita dopo i difficili mesi della pandemia, nonché di cauta apertura da parte di un Paese ancora attraversato da profonde contraddizioni politiche e sociali.

Alla sua prima edizione, la rassegna Noor Riyadh è un segnale di rinascita dopo i difficili mesi della pandemia, nonché un segnale di cauta apertura da parte di un Paese ancora attraversato da profonde contraddizioni politiche e sociali. Il festival comprende 33 installazioni luminose in altrettante zone della città, una mostra storica Light Upon Light: Light Art since the 1960s e un programma di attività speciali tra cui tour, conferenze, workshop, attività per famiglie, film e musica, anche online. Curato da Eiman Elgibreen e Pam Toonen, il festival attraverso il titolo Under One Sky vuole essere un catalizzatore per gli artisti per creare opere che rispondono all’inclusività e alle pratiche umane condivise. Riunirsi intorno alla luce è un impulso umano universale, per guardare le fiamme di un falò così come le stelle. Il festival, quindi, comprende tutte le forme di light art, fra cui sculture, proiezioni, spettacoli interattivi, arte cinetica. Il festival è realizzato da Riyadh Art (il programma nazionale di arte pubblica del Regno dell’Arabia Saudita) e si sviluppa in più zone della città, con due hub principali: il King Abdullah Financial District (KAFD), e il centro storico dell’epoca di Re Abdulaziz. Come ha dichiarato Khaled Al-Hazani, direttore di Riyadh Art, “Noor Riyadh è una celebrazione della luce e dell’arte su una scala senza precedenti. l’arte è un linguaggio universale e la luce è un simbolo di speranza”.

Ralf Westerhof and Talal Al Zeid, Nocturnal Dialogue, 2021. Photo ©Riyadh Art 2021

Ralf Westerhof and Talal Al Zeid, Nocturnal Dialogue, 2021. Photo ©Riyadh Art 2021

LUCE DIFFUSA IN ARABIA SAUDITA

Al centro del festival, un percorso di 33 installazioni luminose disseminate per la città, un progetto che coinvolge 60 artisti, fra cui i sauditi Ahmed Mater, Lulwah Al-Homoud, Ayman Zedani, Saeed Gamhawi, e artisti internazionali come Daniel Buren, Robert Wilson, Carsten Höller. Lida Castelli, direttore artistico del progetto delle 33 installazioni, spiega come queste siano “il risultato di un intenso periodo di studio e di selezione da parte di un Team che ha unito curatori sauditi e internazionali, con lo scopo di creare un’esperienza sensoriale diffusa. Il risultato è un mix eclettico, che unisce lavori site specific di artisti locali e internazionali, che tracciano un percorso luminoso attraverso gli spazi urbani, trasformando Ryadh in una galleria a cielo aperto”. Da parte sua Marco Balich, guida creativa del progetto, ne illustra la valenza simbolica: “in un tempo in cui l’impegno di tutti è la sopravvivenza per uscire dalla pandemia, realizzare un festival di questa grandezza dedicato alla luce ci è sembrato l’antidoto perfetto per uscire dal buio. Una delle prime conseguenze del lockdown è stata la chiusura di tutti gli eventi pubblici. Questo ha portato alla paralisi di qualcosa che appartiene profondamente al genere umano: la cultura come esperienza collettiva di partecipazione. Ryadh sceglie di ripartire con un’esperienza pubblica, condivisa, collettiva e diffusa. Un gesto coraggioso e ambizioso consapevole dell’importanza che i simboli, l’arte e la bellezza possono significare per la rinascita di un popolo”. Forse è ancora presto per parlare di rinascimento arabo, ma potrebbe essere già un primo segnale. 

noorriyadh.sa/en/

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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