Chiuderà nel 2018 a Parigi la Maison Rouge. Uno spazio eclettico focalizzato sull’Art Brut

Era stata creata nel 2004 da Antoine de Galbert, collezionista tra gli eredi del patrimonio Carrefour. Nessuna ragione scatenante: solo un’esperienza che si è chiusa da sola

Parigi perderà la Maison Rouge. La fondazione d’arte contemporanea francese inaugurata nel 2004, che si è distinta per aver dato voce all’outsider art e alle ricerche marginali (ma anche alle collezioni private focalizzate sugli stessi temi che vi sono state esposte) ha annunciato che chiuderà i battenti nel 2018. Sulla superficie di 2mila mq dello spazio (rinnovato dall’architetto Jean-Yves Clément insieme a Jean Michel Alberola salvaguardandone l’identità industriale) nato per volontà del collezionista Antoine de Galbert nel dodicesimo arrondissement si è svolta negli anni una intensa attività espositiva, che le aveva guadagnato un ruolo importante nella scena artistica parigina.

NESSUNA MALATTIA O GUAI FINANZIARI TRA LE MOTIVAZIONI

L’annuncio della chiusura ha quindi stupito molte persone. Interpellato dal quotidiano Le Monde, de Galbert ci ha tenuto a rassicurare gli animi: non è malato, né in condizioni finanziarie preoccupanti. Solo soddisfatto dall’esperienza che a suo parere ha già raggiunto il livello più alto. Meglio dunque chiudere in bellezza che rischiare di andare verso il basso, l’opinione che avrebbe consegnato al giornale francese. De Galbert, tra gli eredi del gruppo Carrefour, la grande catena di supermercati presente anche in Italia, è stato dal 1987 al 2000 gallerista prima di cominciare a progettare l’esperienza della Maison Rouge. Tra le mostre che ha presentato la collezione di art brut di Bruno Decharme nel 2014, Eugène Gabritschevsky nel 2016, progetti sulle “città sconosciute” come Winnipeg (2011), Johannesburg (2013) e Buenos Aires (2015), ma anche importanti artisti come Christian Boltanski, nel 2008.

IL RAPPORTO CON I SETARI E CON L’ITALIA

Ma anche grandi collezioni sono passate da qui, come ad esempio quella di Giuliana e Tommaso Setari, patron della Dena Foundation nella stessa città, che nel 2012 hanno portato tra le mura della Fondazione di de Galbert le opere di artisti come Thierry de Cordier, Günther Förg, Bertrand Lavier, Gerhard Richter, ma anche di italiani come Elisabetta Benassi, Bruna Esposito, Paola Pivi, Grazia Toderi e Luca Vitone. Sempre con i Setari, nello stesso anno la Maison Rouge ha dato vita al progetto Le associazioni libere, con un focus specifico su Milano, nel quale ha realizzato un laboratorio di riflessione sulle pratiche editoriali e curatoriali che si sono sviluppate in quel periodo a margine del sistema istituzionale dell’arte in Italia, e sulla specificità del loro contributo al campo della ricerca artistica.

La Maison Rouge
Fondation Antoine de Galbert
10 Bd De La Bastille – 75012 Paris
http://archives.lamaisonrouge.org/

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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