Il furto dei gioielli di Napoleone al Louvre è stato un successo, non certo per la Francia

Da giorni non si parla d’altro e l’operazione che in sette minuti ha fatto sparire dal museo più famoso del mondo una refurtiva del valore di quasi 90 milioni di euro è diventata un fatto di cronaca che ha alimentato meme e marketing

Furto al Louvre”, “Il furto del secolo al Louvre: rubati i gioielli di Napoleone”, e ancora “Louvre, il furto da film in 7 minuti”: sono solo alcuni dei titoli battuti dalle agenzie stampa per dare notizia di quanto avvenuto lo scorso 19 ottobre nel museo parigino.

Ad una prima lettura poteva sembrare una trovata pubblicitaria per il lancio di un nuovo film o di un evento culturale sopra le righe, proprio a ridosso dell’apertura di Art Basel Paris.

Le dichiarazioni di Macron hanno tuttavia tolto ogni dubbio sulla gravità del fatto: “Il furto commesso al Louvre è un attentato a un patrimonio che amiamo perché è la nostra storia. Recupereremo le opere e i responsabili saranno assicurati alla giustizia, si sta facendo tutto il possibile, ovunque, per raggiungere questo obiettivo, sotto la guida della Procura di Parigi”.

Louvre Museum, Wikimedia Commons
Louvre Museum, Wikimedia Commons

Furto dei gioielli di Napoleone al Louvre: il caso

Domenica 19 ottobre 2025; ore 9:30. Nella Galleria d’Apollo, sita al primo piano del Louvre, di fronte alla Senna, quattro soggetti hanno messo a segno un furto degno di una sceneggiatura cinematografica.

Utilizzando un montacarichi posto su un camion e delimitando l’area con coni segnaletici, si sono finti operai per non destare sospetti tra i passanti. Poi con una smerigliatrice hanno tagliato le grate delle finestre e in 7 minuti hanno infranto le teche di cristallo e prelevato i gioielli di Bonaparte.

Si sono poi dileguati a bordo di scooter, senza riuscire nell’intento di dare fuoco al montacarichi con le taniche di benzina ritrovate dagli inquirenti sul luogo del misfatto.

I meme sui social

La velocità e facilità con cui i malviventi hanno avuto accesso e sono riusciti ad impossessarsi della refurtiva ha subito destato un tam tam sui social: in molti hanno evocato le gesta del mitico Lupin, il ladro gentiluomo e della sua banda, altri invece hanno pensato ad altre ladre anime, come le sorelle Occhi di Gatto, ma non sono mancate le citazioni cinematografiche nostrane, come Scuola di Ladri con Paolo Villaggio, Lino Banfi e Massimo Boldi, o Guardie e Ladri con Totò di Mario Monicelli.

Oggetto di scherno è stato anche il sistema di sicurezza del Louvre, aggirato in pochi minuti. Molti meme hanno infatti preso di mira il personale di vigilanza del museo o le tecnologie di sorveglianza – come la recensione di un ladro su TripAdvisor che parla ironicamente dell’estrema accessibilità dell’attrazione parigina o Checco Zalone in veste di addetto alla sicurezza in Che bella giornata di fronte alla Gioconda.

Il pensiero dei content creator italiani è subito corso al capolavoro leonardesco che la Regione Lombardia aveva recentemente proposto di ospitare: molta ironia si è infatti sviluppata attorno all’idea che anche la Monna Lisa fosse in pericolo.

Le campagne di marketing

Attorno al caso si sono subito scatenate una serie di campagne istant marketing da manuale. Tra queste sicuramente vince su tutte quella del marchio di montascale tedesco Böcker, utilizzato dai ladri per il colpo: “Quando devi fare in fretta”, recita il post social in cui l’azienda promuove il modello Agilo, immortalato negli scatti di cronaca.

Altre calcano la mano sulla refurtiva, la cui vendita è pubblicizzata su canali di ecommerce come Vinted o sulla tenuta di cristalli o allarmi.

Il furto del Louvre è anche una questione politica

Se il nostro Osho scherza sulla figura di Napoleone alla ricerca del portafogli, con la proverbiale mano nel gilet, il furto al Louvre è diventato anche un caso politico. La crisi del macronismo, con le presidenziali alle porte e la fragile tenuta dei governi francesi, lascia pensare che la rapina al Louvre possa avere ricadute non trascurabili anche sul Capo dello Stato.

A pesare come macigni sono le parole della Direttrice Laurence Des Cars: “Questa tragedia ha sconvolto il personale, i nostri concittadini e tutti quelli che amano il Louvre. Abbiamo fallito”, e ha aggiunto: “Non abbiamo individuato i ladri con sufficiente anticipo. Abbiamo un’infrastruttura obsoleta”.

Il danno di immagine arrecato da un simile atto ai danni della Nazione, che nel museo parigino ha il suo fiore all’occhiello, ha portato persino gli inquirenti ad indagare su una possibile mossa per colpire Macron e fiaccare ulteriormente la sua già compromessa posizione al potere.

Le recenti notizie del mancato recupero degli otto gioielli – si è salvata solo la preziosa corona dell’imperatrice Maria-Eugenia, persa dai ladri durante la fuga – e l’arresto al momento di solo due dei quattro ricercati, non depongono per una soluzione felice del caso.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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