
Eravamo rimasti al bivio lo scorso aprile. Il Ministero della Cultura e il Ministero degli Esteri israeliani, che gestiscono congiuntamente il padiglione di Israele alla Biennale Arte di Venezia, stavano temporeggiando: secondo quanto riportato allora da Haaretz, c’erano problemi di bilancio e ristrutturazioni, e non si capiva se avrebbero partecipato alla Biennale Arte 2026. La decisione, come il mondo dell’arte sa bene, era e resta influenzata dal forte boicottaggio contro il Paese per il genocidio da loro compiuto ai danni della Palestina. Ora, però, la notizia, intercettata da Artribune: Israele ci sarà, ma non nel suo Padiglione.
Il boicottaggio di Israele alla Biennale di Venezia
Il Padiglione israeliano ai Giardini era stato chiuso il giorno dell’inaugurazione della Biennale Arte del 2024 dall’artista Ruth Patir, che aveva dichiarato (insieme ai suoi curatori) che avrebbe riaperto la mostra solo a seguito di un accordo con Hamas e di un cessate il fuoco a Gaza, che come sappiamo per volontà del premier Benjamin Netanyahu non si è verificato. Migliaia di artisti, inclusi alcuni dei partecipanti alla mostra principale della Biennale, avevano firmato una lettera contro la partecipazione israeliana e protestato in loco sotto la guida di ANGA – Art Not Genocide Alliance, l’alleanza internazionale di artiste, artisti, operatrici e operatori culturali costituitasi proprio per chiedere l’esclusione del Paese. Da allora Israele non è più tornata a Venezia, saltando anche la Biennale di Architettura di quest’anno.




La rivelazione: Israele parteciperà alla Biennale Arte di Venezia
Qualcosa nel frattempo però si è mosso, ma non nella direzione auspicata a livello internazionale: il Ministero della Cultura israeliano ha infatti pubblicato il bando per artisti e curatori per rappresentare il Padiglione Israeliano, che quindi sarà presente alla 61ª Esposizione Internazionale d’Arte, in apertura il 9 maggio 2026. “ANGA chiede l’esclusione immediata e completa di “Israele” dalla Biennale di Venezia. In caso contrario, ANGA mobiliterà un boicottaggio totale da parte di artist* e del pubblico della 61ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia”, ha ricordato qualche giorno fa il collettivo di lavoratori della cultura sui propri canali Instagram, forte anche del grande successo dello sciopero nazionale del 22 settembre.
Il nuovo spazio di Israele alla Biennale Arte di Venezia
Abbiamo indagato con la Biennale: Israele ci sarà, e sarà in una nuova sede all’Arsenale, mentre il suo padiglione permanente nei Giardini rimarrà chiuso. “La Biennale fa sapere che il Padiglione Israele per l’edizione 2026 della Biennale Arte sarà interessato da lavori di restauro“, ci hanno risposto dalla Biennale quando li abbiamo raggiunti. “Per questo, su richiesta del Padiglione stesso, la partecipazione sarà allestita all’Arsenale, come accaduto in passato per episodi analoghi recenti che hanno interessato i Padiglioni di Canada, Repubblica Ceca, Svezia”.
Per poi precisare: “Nel 2024 il Padiglione Israele per la Biennale Arte è stato allestito, ma non ha aperto al pubblico in seguito a decisione dell’artista, con motivazioni esposte al pubblico“, quelle nel cartello cioè. E le proteste internazionali, e il boicottaggio? E, ancora più importante, il genocidio? “Come è noto, alle Biennali Arte e Architettura possono prendere parte come partecipazioni nazionali tutti i paesi ufficialmente riconosciuti dall’Italia che fanno richiesta”. La conferma ufficiale arriverà il prossimo 25 febbraio, con l’elenco di tutti Paesi partecipanti e degli artisti invitati.
Giulia Giaume
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