In che senso il Pandoro di Chiara Ferragni somiglia alle opere d’arte

Il valore delle opere, Chiara Ferragni, gli influencer, addirittura le guerre e i femminicidi fino alla proposta di un rating per gli artisti. L’opinione di Luca Rossi

Ci sono molte analogie tra il pandoro di Chiara Ferragni venduto a 12 euro (assai di più di un normale pandoro industriale), solo perché è griffato e le opere d’arte che assumono valore e quindi prezzo in modo del tutto arbitrario. Fortunatamente nel caso dell’arte moderna e contemporanea è possibile leggere il valore artistico dell’opera guardando l’opera. Titolo, progetto, contesto, possono essere messi in relazione alla storia dell’arte, e quindi arrivare ad un’argomentazione di valore che poi, insieme alla storicità dell’artista, ci porta ad un determinato prezzo. 

Il Pandoro-Gate e l’arte contemporanea

Inoltre, nel Caso Ferragni è stato chiesto un prezzo maggiorato del pandoro, non solo in ragione del fatto che era griffato Ferragni, ma anche per devolvere una parte del ricavato ad un ospedale. Il fatto che questa donazione non sia avvenuta in modalità proporzionale alle vendite apre il problema di una (possibile) truffa che comunque vada ha già creato enormi problemi alla influencer e probabilmente a tutti i suoi colleghi che usano il numero dei propri follower per fare pubblicità a determinati prodotti. Il progetto Ferragni diventa la cartina tornasole per misurare il livello culturale di un Paese che automaticamente attribuisce valori in modalità frettolose e superficiali. 

Chiara Ferragni nella Basilica di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina, fonte Instagram
Chiara Ferragni nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, fonte Instagram

Il tema della attribuzione del valore, marketing e opere

Questa fretta e superficialità nell’attribuire “valore” caratterizza spesso anche il mercato e il sistema dell’arte che conferiscono prezzi del tutto arbitrari alle opere con riferimento agli artisti emersi negli ultimi vent’anni o si affidano unicamente a quei “valori moderni” che a partire dal secolo scorso si sono potuti sedimentare negli anni. Se l’arte può essere considerata una palestra per “allenare nuovi occhi” e saper riconoscere i valori tanto nel museo quanti nella nostra vita, possiamo capire facilmente quanto una distorsione del mercato e del sistema dell’arte possa essere grave. L’antidoto al mondo effimero e di apparenza rappresentato da Chiara Ferragni potrebbe risiedere proprio nella capacità dell’arte, che oggi, al contrario, appare assopita in un sistema acritico e incapace di definire scale valoriali riferite al nostro presente. La responsabilità di questo sta in tutti noi e nei cosiddetti “addetti ai lavori”, spesso formati in scuole d’arte anacronistiche e rimaste “alle guerre puniche”. Al contrario l’arte contemporanea “fatta bene”, fuori da posture rigide e nostalgiche, potrebbe diventare un settore strategico e importante per qualsiasi Paese. 

Il rating per le opere d’arte

Una soluzione potrebbe essere quella di pensare ad un rating per le opere d’arte, ideale sarebbe avere più rating e più punti di vista, esattamente come avviene, per esempio, nel mondo della ristorazione con la Guida Michelin. Questo non per imporre verità assolute, sarebbe stupido e noioso, ma per stimolare il confronto critico e sostenere in modo molto più forte anche i valori riferiti agli artisti delle ultime generazioni.

Luca Rossi

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