Materia, mito e religione nell’arte contemporanea del Mediterraneo

Una grande mostra attraversa Palermo fino al 30 novembre. Una mostra che riflette sul Mediterraneo e sulla sua unità, in un tempo in cui le divisioni sembrano sopraffarla. Qui pubblichiamo un estratto del saggio in catalogo, firmato da uno dei tre curatori, Christine Macel.

Oggi si mette spesso in rilievo che il Mediterraneo, che fu nell’Antichità uno spazio comune, il luogo di una storia condivisa, sia divenuto nell’era contemporanea un’area in preda al caos. Il Mar Mediterraneo si sarebbe evoluto maggiormente in direzione di una linea di rottura tra la riva nord e quella sud, tanto sul piano culturale quanto economico e politico. I conflitti dovuti alle colonizzazioni e i loro postumi, le guerre nei Balcani, il conflitto tra Grecia e Turchia per la questione di Cipro, la guerra senza fine tra israeliani e palestinesi sembrano confermare quest’idea. Bisogna infatti ricordare che il Libano ha conquistato la propria indipendenza solo nel 1943, il Marocco e la Tunisia nel 1956, l’Algeria nel 1962, mentre la guerra in Libano è durata quasi quindici anni (1975-1990) e che la guerra civile in Algeria è scoppiata poco dopo (1990-2000), seguita dalla Primavera araba nel 2011. Nel contempo sono sorti numerosi problemi legati agli scambi, alle migrazioni o all’inquinamento. Gli ultimi anni sono stati segnati infatti dai drammatici fenomeni delle migrazioni di popoli provenienti da vari Paesi in preda a cruenti conflitti, dalla Libia passando per il Sudan, all’origine delle operazioni italiane Mare Nostrum, prima, e poi Triton e del tardivo risveglio di una comunità europea incapace di arginare i flussi migratori e di prestare l’assistenza necessaria a queste persone, che preferiscono morire piuttosto che restare lì dove vivono. L’islamizzazione dei Paesi del Sud negli Anni Ottanta e successivamente, con l’ascesa dei Fratelli Musulmani, del FIS in Algeria, di Hamas in Palestina e di Hezbollah in Libano ha acutizzato la sensazione di una frattura apparentemente irrimediabile. La leadership acquisita dalla Turchia e dall’Iran, di fronte all’indebolimento dell’Egitto e al crollo della Siria, ha profondamente modificato gli equilibri preesistenti, mentre l’insediamento dell’Isis alle porte del Mediterraneo e i recenti sanguinosi attentati, soprattutto quello dell’11 gennaio a Parigi [il testo è stato scritto prima degli attentati del 13 novembre, N.d.R.], hanno contribuito a instaurare un clima di terrore senza precedenti.

Nel mezzo del mezzo, Albergo delle Povere, Palermo 2015, AFR foto Fabio Sgroi

Nel mezzo del mezzo, Albergo delle Povere, Palermo 2015, AFR foto Fabio Sgroi

Questa situazione di atroci conflitti, di problemi di regolazione degli scambi e dei flussi umani, di cambiamenti politici, con l’assenza di un progetto politico comune e di una frattura tra islamismo, sionismo, democrazie e regimi totalitari, non dovrebbe tuttavia offuscare una storia millenaria che non è stata di colpo cancellata e che, malgrado le diversità tra le nazioni dell’area mediterranea, continua ancora oggi a svolgersi sotto i nostri occhi. Forti elementi unitari, risalenti addirittura alla Preistoria, consentono di controbilanciare quest’analisi e di constatare che, malgrado il momento di caos e di tensione, persiste comunque un’area di civiltà mediterranea, che rappresenta ancora oggi un crocevia economico e soprattutto culturale.
Come scriveva Georges Duby, “quando pensiamo alle realizzazioni umane, all’orgoglio e alla felicità di essere uomini, il nostro sguardo si rivolge al Mediterraneo”. “La fonte è lì, nel Mediterraneo, la sorgente profonda della cultura alta di cui la nostra civiltà mena vanto”. Luogo di nascita del pensiero greco e delle religioni monoteistiche, luogo dei fondamenti della civiltà occidentale e fulcro degli scambi tra Oriente e Occidente, crocevia tra diverse civiltà collegato con tutti gli oceani del pianeta, il Mediterraneo, mare di Mezzo tra le terre, potrebbe oggi occupare un posto di primo piano non più in funzione della sua posizione geografica, un tempo legata alla visione di vista locale, ma piuttosto in funzione dell’importanza culturale che riveste, “mare di mezzo tra le culture occidentale e orientale”.
Il problema che si pone oggi è quello di ridefinire una cultura comune, materiale e spirituale, una “coscienza mediterranea” in mancanza di un’unità politica, economica o religiosa. Varie iniziative in tal senso sono state avviate in collaborazione con numerosi istituti mediterranei, musei e istituzioni, luoghi di ricerca, che tentano di approfondire lo studio dei substrati culturali mediterranei nello stesso tempo comuni e diversi . Diverse mostre d’arte hanno anch’esse tentato di esplorare il Mediterraneo senza tuttavia analizzare in profondità le ragioni della persistenza di una certa unità culturale se non addirittura identitaria.

Nel mezzo del mezzo, Palazzo delle Aquile, Palermo 2015, AFR foto Fabio Sgroi

Nel mezzo del mezzo, Palazzo delle Aquile, Palermo 2015, AFR foto Fabio Sgroi

Come spiegare questa evidente unità, quest’essenza profonda del Mediterraneo”, si chiedeva già Fernand Braudel. “Che cos’è il Mediterraneo?”. “Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi, non un mare, ma una successione di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre” dove ritroviamo, per esempio, il mondo romano in Libano e le città greche in Sicilia. La prima intuizione dello storico è pertanto quella di ricercare questa “unità evidente” nella realtà materiale del Mediterraneo come nella sua storia spirituale. “Il Mediterraneo è un vecchissimo crocevia. Da millenni tutto confluisce verso questo mare, in cui la storia si è confusa ed arricchita: uomini, animali da soma, veicoli, merci, imbarcazioni, religioni, stili di vita. E perfino le piante” che, ad eccezione dell’ulivo, della vite e del grano, provengono tutte da altri luoghi. Nel suo riferirsi alla cultura materiale, alle pratiche quotidiane studiate dall’antropologia, alla cultura intellettuale e filosofica e alle tre religioni monoteistiche caratteristiche del bacino del Mediterraneo, questo breve brano dice tutto.
L’ipotesi alla base dell’esposizione Nel Mezzo del Mezzo è proprio l’esplorazione, malgrado la limitata selezione degli artisti rispetto alla realtà artistica contemporanea, di questa eredità materiale e intellettuale, principalmente attraverso i miti antichi, il legato della filosofia greca e dei tre monoteismi.

Christine Macel

Estratto dal saggio in catalogo della mostra “Nel Mezzo del Mezzo. Arte contemporanea nel Mediterraneo”, Palermo 2015

Palermo // fino al 30 novembre 2015
Nel Mezzo del Mezzo
a cura di Christine Macel, Marco Bazzini e Bartomeu Marí
da un’idea di Michele Ciacciofera
mostra dedicata all’archeologo Khaled Asaad, ucciso dall’ISIS
MUSEO RISO e altre sedi
Via Vittorio Emanuele 365
http://nelmezzodelmezzo.it/

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/48451/nel-mezzo-del-mezzo/

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