Diego Marcon racconta il Premio Menabrea. Prolegomeni a Dick the Stick

Diego Marcon è il vincitore del Premio Menabrea 2013. Il premio consiste nel finanziamento per la produzione di un'opera inedita, nella pubblicazione di un libro d'artista con cura.books e nella riproduzione dell'etichetta progettata da Marcon su una serie limitata di birre. In questi mesi l'artista ha lavorato all'opera che sarà presentata, insieme alla limited edition di birre, all'interno di MiArt.

Guardando Interlude, la tua nuova opera, io ho visto: un corto d’animazione diviso in tre atti, un primo atto bianco, una tenda nel secondo atto, un soldato chiamato Dick the Stick che lucida il proprio scarpone nel terzo atto, il tuo nome e quello di Georges Perec alla fine. Cos’altro mi suggerisci di vedere?
Nulla. (Il titolo del lavoro è: Interlude (introducing Dick the Stick). Lo consideriamo un suggerimento o un refuso?)

Un refuso. Ho sentito la tua voce introdurre ogni atto, poi ho sentito il suono del vento. Cos’altro mi suggerisci di sentire?
Nulla. (Più che “introdurre ogni atto”, forse è “in ogni atto”.  È un suggerimento o un refuso?)

Un refuso. Ho cercato su Google questo Signor Dick the Stick e sono comparsi numerosi personaggi tra cui nessuno riferibile al tuo video. Dick è umano?
È un cartone animato.

E lo scarpone è inzaccherato di fango?
L’hai visto nell’animazione?


Certo! Com’è la tomba di Perec a Père-Lachaise?
Non l’ho visitata. Se è come molte di quelle di Père-Lachaise, deve essere bella.

La guerra di Dick è un’esercitazione?
Si direbbe che la guerra di Dick sia lucidare quello scarpone.

A Dick potrebbe essere diagnosticata una forma di misofobia; lucida il proprio scarpone come lo si potrebbe lucidare nel Burlington Arcade, non al fronte. Sto cercando di immaginarti dal cartolaio, hai comprato un album apposta per disegnare Dick? Avevi dei fogli in studio?
Ho utilizzato dei fogli per l’animazione tradizionale. Sono speciali, dimensione 27,5 x 32 cm, grammatura molto leggera – 60 – e forati da un lato con 3 buchi formato Acme.

Noto che i fogli ti appassionano. Interlude (introducing Dick the Stick) sarà un interludio anche all’interno della tua produzione?
Sì, i fogli mi appassionano molto. È la prima volta che lavoro in questa maniera. Tutto quanto hai visto nel piccolo film è stato disegnato, cancellato, ripassato e buttato dozzine di volte. Il mio studio era pieno di carta – impilata, attaccata al muro, accartocciata a terra. Pensavo che tutto questo sarebbe stato un interludio, ma non sono più così sicuro possa esserlo. Sicuramente Interlude non ha introdotto nel mio lavoro soltanto Dick the Stick.

Diego Marcon, Van Beuren Studios' characters

Diego Marcon, Van Beuren Studios’ characters

Sembra che Pour vos beaux yeux, l’ultima opera che hai esposto a Milano presso Gasconade, abbia creato lo spazio bianco, il “To the North, nothing. To the South, nothing. To the East, nothing. To the West, nothing” che la tua voce pronuncia nel video. Perché hai messo prima l’est dell’ovest? In genere si segue il giro del segno della croce anche per i punti cardinali.
L’ordine con cui vengono elencati i punti cardinali è lo stesso utilizzato da Perec nel testo e a me è parso il più “corretto”. (La domanda è bruttina)

La risposta è bruttina.
Il segno della croce l’ho sempre osservato fare, l’ordine è corretto.

Ora è una bellezza, un po’ stizzita. Georges Perec è andato in analisi da Françoise Dolto, una psicoanalista francese. Françoise pensava che ai bambini si dovesse parlare anche di argomenti spiacevoli, cercando di tradurli in maniera comprensibile, ma autorevole. Qual è la tua autorevolezza nei confronti di Dick?
Il cartone animato – soprattutto quello dell’età dell’oro degli Studios americani – sfugge a qualsiasi tipo di autorità e legge, si ibrida in continuazione con qualsiasi tipo di cosa, si fa burla di ogni limite e costrizione – anche quella del “quadro”. Conosci la serie Out of the Inkwell di Max Fleischer? È molto bella, uno dei primi esperimenti di “rotoscope”, messo a punto proprio dai fratelli Fleischer. Ci sono alcuni episodi molto divertenti in cui Koko the Clown, dopo essere uscito dal calamaio dell’autore, lotta contro gli scherzi che lui gli disegna sul foglio, contro la penna stessa, fino ad uscire dalle tavole, a nascondersi tra gli oggetti della scrivania, a fare qualche casino qui e lì. Dick the Stick non si cura affatto di me. Dick è concentrato a lucidarsi uno scarpone.

Il Papa ha detto ai mafiosi: “Convertitevi. Ancora c’è tempo per non finire nell’Inferno“. Era da un po’ che non si sentiva parlare d’Inferno, sei contento che si sia tornati a doverlo temere?
Stai usando Dick come una Blacky Picture? Sono sempre contento quando si parla dell’Inferno, però il nuovo Papa non mi piace.

Diego Marcon, Oswald the Rabbit, model sheet

Diego Marcon, Oswald the Rabbit, model sheet

Finiamo con Blacky Picture, secondo me è la fine giusta. Finire con una domanda, tra l’altro rivolta dall’intervistato, è giusto così.
Ma rispondimi.

Dick è pagano, passa ogni venerdì sera a danzare intorno al fuoco con Koko e Betty Boop.
Non hai risposto!

Non credo alle Blacky Pictures!
Nemmeno io.

Sofia Silva

www.diegomarcon.net

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati