Brooklyn Gentrification. Da Bloomberg a de Blasio
Il neosindaco della Grande Mela, Bill de Blasio, sta raccogliendo un’eredità urbanistica impegnativa. L’era Bloomberg ha infatti lasciato un’impronta indelebile sul paesaggio urbano newyorchese, con il rezoning del 40% del territorio metropolitano e la costruzione, in dodici anni di mandato, di 40mila nuovi grattacieli che hanno reso New York un immenso e frastornante cantiere a cielo aperto. Al pari delle più frenetiche megalopoli asiatiche.
A Manhattan si sta assistendo al rezoning di Midtown West e Harlem (anche se la faraonica riqualificazione dell’area intorno alla Grand Central Station è stato bloccato, con il plauso del neosindaco di New York, Bill de Blasio) e nel Queens sta nascendo un nuovo polo d’arte e musei. Ma è nella Brooklyn massicciamente gentrificata dall’effetto Bloomberg che, proprio nel suo borough, de Blasio potrebbe giocarsi la partita appena iniziata.
Tutto è cominciato con il Downtown Brooklyn Redevelopment Plan del 2004 e il rezoning di Williamsburg e Greenpoint nel 2005. Da Dumbo a Boerum Hill, da Williamsburg a Prospect Heights, le mirabolanti trasformazioni urbanistiche stanno rapidamente ridisegnando il tessuto urbano di Brooklyn: potenziamenti infrastrutturali, aree verdi (una su tutte, il magnifico Brooklyn Bridge Park), zone pedonali e piste ciclabili in nome della sostenibilità tanto cara all’ex sindaco, ma anche alloggi di lusso e catene commerciali.
Il risultato si misura in crescita economica e diminuzione della criminalità, al costo però di un boom speculativo che ha agevolato i costruttori e gli operatori immobiliari, ma non la classe medio-bassa e le piccole imprese, costrette a traslocare altrove. Da qui aspri conflitti con le comunità e un variegato fiorire di contestazioni, anche creative: ipotesi progettuali alternative (Tate with a twist), spettacoli di videomapping (a cura di The Illuminator, collettivo artistico emerso da Occupy Wall Street), mostre, dj set, documentari di denuncia (My Brooklyn, The Vanishing City, The Domino Effect, Battle for Brooklyn). Sono le voci della creative class locale, che non restano a guardare impotenti l’aggressione, da parte di una gentrification sempre più schiacciante, della diversità culturale, razziale ed economica di Brooklyn.
A Downtown Brooklyn, oltre allo sviluppo del già vivace Cultural District (che includerà musei, scuole di danza, gallerie, teatri, sale concerto, atelier e centri d’arte), sono in costruzione gli Atlantic Yards firmati dagli Shop Architects – “il più denso sviluppo immobiliare nella storia degli Stati Uniti”, ma anche “un imbroglio per i contribuenti” e “un completo fallimento della democrazia” – e il controverso City Point: entrambi i progetti sono al centro di polemiche per gli espropri selvaggi, le promesse occupazionali non mantenute e gli alloggi abbordabili, sovvenzionati da agevolazioni fiscali, non realizzati.
A Williamsburg, sull’East River, gli scintillanti grattacieli a uso misto del Domino Sugar Factory Masterplan Development, progetto di riqualificazione della raffineria di zucchero Domino, diventeranno il biglietto da visita di Brooklyn per il mondo intero. I progettisti sono ancora gli Shop Architects, questa volta con James Corner Field Operations – i creatori dell’High Line – e Two Trees Management Co., la società immobiliare che ha trasformato la vicina Dumbo da zona ex industriale ad ambitissimo quartiere di creativi e start up tecnologiche. Il progetto è stato modificato più volte per andare incontro alla comunità locale, imbufalita per l’eccessiva densità abitativa che ne deriverebbe e per le ripercussioni economiche sui cittadini in termini di potenziamento delle infrastrutture e dei trasporti. Ma qui si tratta di un’icona industriale di Brooklyn e del quartiere più cool della città: ecco allora che lo studio Indamine Architecture propone Tate with a Twist, centro culturale polifunzionale ispirato alla Tate Modern di Herzog & de Meuron e alla conversione dell’ex Bankside Power Station, rispettose dell’integrità storica della fabbrica e del quartiere. Il progetto è una delle prime grandi opere a iniziare il processo di approvazione sotto l’amministrazione Bloomberg e a terminare con un nuovo sindaco e un consiglio comunale radicalmente diverso.
In un momento in cui il settore della tecnologia vive a New York un forte incremento – qui Facebook ha aperto nuovi uffici e la Cornell University realizzerà un campus tecnologico a Roosevelt Island – Brooklyn sfida pure la Silicon Valley con il Brooklyn Tech Triangle, che propone un modello di sviluppo di un’area già in forte ascesa sul piano tecnologico, quella compresa tra la Brooklyn Navy Yard, Dumbo e Downtown Brooklyn. Il piano strategico, sviluppato da WXY Architecture + Urban Design, ha un’impostazione progettuale per lo più culturale: creare le basi per un una comunità condivisa, dove le persone possano vivere bene e non solo lavorare, e si inserisce in un trend più generale seguito dalle imprese tecnologiche, ovvero allontanarsi dalla cultura suburbana verso i più compatti luoghi urbani.
E in tutto ciò come si colloca de Blasio? Come consigliere comunale è stato un forte sostenitore dei piani di Bloomberg e ha ricevuto contributi elettorali dalla Forest City Rater (costruttori degli Atlantic Yards), ma ha anche basato la campagna elettorale sulla “storia delle due città”, quella dei ricchi e quella di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. La sfida per lui è questa: ridurre le diseguaglianze, garantendo a tutti una casa, e convincere i costruttori a realizzare anche alloggi abbordabili, senza fermare la crescita o rilanciare la criminalità.
DOMINO SUGAR FACTORY
Il progetto di riqualificazione della raffineria di zucchero Domino, storica icona industriale di Williamsburg (l’edificio risale al 1882), è da anni al centro di controversie. Fin da quando, nel 2005, The New Domino, il primo progetto affidato a Rafael Viñoly Architects (11,2 ettari di grattacieli residenziali con un mix di alloggi a prezzi accessibili, uffici, spazi commerciali e 4 ettari di spazio pubblico aperto), fu fortemente osteggiato dalla comunità e ritirato. Il progetto attuale (firmato da Shop Architects + James Corner Field Operations) è composto di cinque grattacieli, con più di 2.000 appartamenti, quasi 80mila mq di spazi commerciali ai piani terra e 630mila mq di uffici. Nonostante l’altezza degli edifici – tengono a precisare da Two Trees Management – grandi aperture consentiranno all’aria e alla luce di penetrare attraverso il sito, fino al quartiere retrostante. Per andare incontro alla comunità locale, le altezze saranno compensate da un vasto spazio pubblico aperto con una serie di parchi, giardini e campi sportivi che rivaleggerà – in quanto a dimensioni – con il Nelson Rockefeller Park a Battery Park City.
ATLANTIC YARDS
Inizialmente affidato a Frank Gehry, il complesso da quasi 5 miliardi dollari comprende 16 grattacieli a uso residenziale e commerciale, e ruoterà attorno al nuovo stadio del Barclays Center, aperto a pubblico nel settembre del 2012 con un concerto di Jay Z. La torre B2, il prossimo edificio a essere inaugurato, sarà il grattacielo prefabbricato più alto del mondo, costituito da 930 sagome modulari combinate tra loro: il 60% della torre sarà costruito fuori opera, nel Brooklyn Navy Yard, poi trasportato e assemblato alla struttura; tutto questo per abbattere i costi e i consumi energetici. Posto in uno degli incroci urbani più trafficati di New York, leggibile a più scale e con accessi facili e accomodanti, il complesso di Ellerbe Becket + Shop Architects – il cui completamento è previsto per il 2015 – è stato definito dal New Yorker una “presenza aliena”, dal New York Times “un’isola e un promemoria di ciò che manca”, mentre per il New York Magazine è “geniale e aggressivo allo stesso tempo“.
BROOKLYN TECH TRIANGLE
Presentato nel giugno scorso, il Brooklyn Tech Triangle Strategic Plan (elaborato da WXY Architecture + Urban Design) è il piano di massima che propone il modello di sviluppo di quello che diventerà il più grande centro di attività tecnologiche al di fuori di Manhattan, nella zona tra Brooklyn Navy yard, Dumbo e Downtown Brooklyn. Il piano strategico è focalizzato in cinque “sfide”: la realizzazione di spazi adatti alle attività tecnologiche, la creazione di un nuovo sistema tecnologico con azioni di supporto agli scambi tra imprese tecnologiche e università, il potenziamento dei trasporti, una progettazione urbana mirata e l’impostazione di una copertura wifi in tutta la zona. Sono 500 le aziende attualmente presenti sul territorio, e impiegano circa 9.600 persone; nel corso dei prossimi due anni, secondo i promotori, la zona creerà 18mila posti di lavoro diretti, 43mila indiretti e 4 milioni di mq di spazi tecnologici per aziende creative. L’American Planning Association ha recentemente premiato il BTT con il Meritorius Achievement per la scala ambiziosa del progetto come modello di sviluppo economico dei centri urbani.
Marta Veltri
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #17
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