Forte Marghera. La piccola Venezia della cultura

Un ex forte militare in Laguna. Fra i suoi bastioni da tempo abbandonati è nato il Parco del Contemporaneo. Un luogo espositivo, sì, ma anche soprattutto un hub di creatività. Con un paesaggio unico che lo circonda.

Troppo spesso la conoscenza della terraferma veneziana da parte del pubblico si limita a Mestre e a Porto Marghera, la prima intesa come la Venezia che si espande, la seconda come una sorta di relitto di antiche stagioni industriali. Pochi, infatti, conoscono la realtà di Forte Marghera: posto a soli tre chilometri da Venezia, testimonianza del complesso sistema difensivo della Laguna, luogo suggestivo e architettonicamente assai interessante, ha attraversato più di due secoli di storia, dal glorioso periodo napoleonico fino all’inesorabile declino e all’abbandono totale negli Anni Ottanta del secolo scorso.
Oggetto di discussione e contese tra diverse concezioni del territorio e delle sue strutture tradizionali, la centralità e la conformazione del Forte risultarono appetibili agli occhi della speculazione, che avanzò la proposta di una cosiddetta “Città del Bambino” che, al di là del fascino del nome, si rivelò essere un outlet di prodotti legati all’infanzia. Alla fine prevalse la linea che alla monetarizzazione del territorio preferiva il suo riutilizzo funzionale, dando così luogo a una buona pratica che ci permette di essere qui e di parlarne ai lettori.
Di proprietà del Comune, nel corso degli anni il Forte è divenuto il contenitore di numerose realtà culturali, sotto l’egida del gruppo europeo di interesse economico Marco Polo System Geie. Oggi possiamo considerare questo straordinario spazio come una piattaforma dalle molteplici sfaccettature. La struttura a pianta stellare, interamente immersa nella vegetazione e costeggiata da un rizoma di canali, presenta diverse realtà culturali interconnesse, che pongono proprio la natura del luogo come fulcro delle loro attività e come collante dei progetti che vi si sviluppano: laboratori teatrali, atelier d’artista, un ristorante che offre prodotti a chilometri zero, un affascinante museo di imbarcazioni tradizionali…
Nonostante le discussioni interne ed esterne, o forse grazie a esse, il Forte si sta così delineando come una piattaforma sociale e culturale dall’enorme potenziale, in grado di proporre attività e programmi fortemente innovatori, aperti e legati a una cittadinanza interessata e motivata. Giusto un anno fa, infatti, Forte Marghera si è arricchito di una nuova esperienza: grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini si è dato inizio a un percorso partecipativo che ha portato all’organizzazione di un Open Space Tecnology. È nata così una massa critica che opera dal basso e che addita possibili sviluppi per una struttura sentita come bene pubblico, una sorta di gestione sostenibile a supporto del Comune e una nuova patente di cittadinanza dinamica e consapevole.
Entrare nel Forte è, indubbiamente, un’esperienza: ci si muove in una piccola Venezia dimenticata, all’interno della quale si susseguono diversi edifici che diventano il palcoscenico delle diverse attività che parlano i linguaggi artistici e culturali più attuali.

Future, Landscape II Fase, Forte Marghera, Venezia 2012. A destra Videoproiezione di Pavel Mrkus, 2011. A sinistra foto su polietilene di Dritan Hyska, 2012. Nel centro installazione site specific di Roberto De Pol

Future, Landscape II Fase, Forte Marghera, Venezia 2012. A destra Videoproiezione di Pavel Mrkus, 2011. A sinistra foto su polietilene di Dritan Hyska, 2012. Nel centro installazione site specific di Roberto De Pol

A Forte Marghera si situa una realtà che negli ultimi due anni si è distinta sul fronte dell’arte: il Parco del Contemporaneo. Questo progetto culturale nasce dalla consapevolezza della vocazione pubblica del complesso e ha lo scopo di stabilire forme attive di relazione fra arti, natura e contesto urbano, coinvolgendo e cooperando con una pluralità di soggetti diversi, a livello locale, nazionale e internazionale, come in occasione della mostra Near East Far East, curata da Chen Mei-Yuan con la collaborazione di Riccardo Caldura. Grazie al coordinamento di quest’ultimo, il Parco del Contemporaneo iniziò a prender forma e a tracciare la sua via attraverso due momenti fondamentali: la serie d’incontri Costellazioni, del maggio 2011, e la mostra Edge Park, dell’ottobre successivo. I primi, con originali modalità di interazione e co-produzione, hanno intrapreso una riflessione sulle tematiche della riprogettazione architettonica dello spazio pubblico, sui diversi aspetti dell’intervento artistico, sulle non profit culturali e sulla sperimentazione artistica. Attraverso un confronto aperto, sono stati tracciati gli elementi fondanti del Parco, dimostrando al contempo sensibilità nei confronti del crescente bisogno di partecipazione del pubblico. La mostra Edge Park, invece, attraverso un percorso fra arte, architettura e ambiente, si è concentrata sul luogo, presentando  possibili modelli di parchi urbani.
Queste prime esperienze, in funzione di immaginodromi, hanno evidenziato l’esigenza di uno specifico coordinamento delle attività e dei soggetti che qui lavorano. Cogliendo questa necessità, il Parco ha perciò iniziato a sperimentare le potenzialità e le vocazioni dell’area, individuando nelle arti contemporanee il possibile sviluppo verso un futuro sostenibile. Ne è nata una sorta di piattaforma nella piattaforma che realizza progetti site specific, seminari, incontri pubblici, workshop, esposizioni e residenze artistiche del tutto peculiari.
L’ampia e articolata programmazione, fra sperimentazione artistica e curatoriale, recupero del passato e costruzione di un futuro sostenibile attraverso l’arte e i giovani artisti, propone un’offerta culturale che ben si adatta alla particolarità del luogo. Gli eventi che si sono succeduti hanno costantemente animato e vivificato gli spazi del Forte Marghera. Qualche esempio? Dagli interventi visivi e sonori del progetto Soundscape (a cura di Manuel Frara) all’happening musicale di Free Form Set, dall’anteprima italiana di I Love Cops (entrambi a cura di Atelier di EVE AR:V) a Ecology of Mind (a cura di Cantiere Corpo Luogo) e Jam (a cura di c32), fino alla recente collaborazione con 4Culture Association di Bucarest (a cura di c32). Da ricordare, inoltre, i due appuntamenti di LZlab – Roundtable,dedicati all’analisi e alla messa in rete degli spazi pubblici e delle iniziative non profit per l’arte contemporanea in Veneto.

Uno scorcio del Forte Marghera, 1 maggio 2012.

Uno scorcio del Forte Marghera, 1 maggio 2012.

Fondamentale è infine il progetto espositivo Future Landscape. A Changing exhibition, che ha sfruttato le potenzialità del rinnovato padiglione 36, di complessivi 650 mq. Il progetto, in collaborazione con Dolomiti Contemporanee, si è articolato in due parti tra Forte Marghera e Taibon Agordino. Il curatore ha saputo unire futuro e paesaggio, rendendoli elementi interconnessi e in divenire, il cui legame diventa fulcro e input per la nascita e l’evoluzione della mostra che appare in costante mutamento, quasi fusa con le imprevedibili trasformazioni del paesaggio. La curatela rivisita così un tema classico in forma contemporanea, unificando gli elementi su cui si fonda la natura stessa del Parco.
Il Forte si delinea dunque come uno di quei territori attuali che sanno inserirsi nei linguaggi del contemporaneo e, grazie al Parco, regala un’esperienza diretta, senza mediazione, in cui si inizia a partecipare e a compartecipare con la natura del luogo non appena si varca la soglia.

Elina Cordeiro

www.fortemarghera.org

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Elina Cordeiro

Elina Cordeiro

In possesso di una laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali, consegue la laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali a Ca’ Foscari discutendo una tesi incentrata sul concetto di “collettivo” nelle pratiche curatoriali. Nel…

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