Malba, il museo di Baires

Artribune in Argentina. Per intervistare Marcelo Pacheco, curatore capo del Malba - Fundación Costantini, il Museo d’Arte Latinoamericano di Buenos Aires. Ecco le notizie che arrivano dal caldo australe.

Nato nel 2001 dall’iniziativa di un collezionista locale, il Malba si presenta come un’enclave fondamentale per conoscere la storia dell’arte moderna e contemporanea dal Messico all’Argentina. Possiede una collezione unica che include le principali tendenze e movimenti artistici che hanno caratterizzato gli ultimi cent’anni di una regione giovane che si è dibattuta tra l’influenza dei movimenti europei di avanguardia e la creazione di un nuovo stile locale. Qui la lunga intervista con Marcelo Pacheco, a capo della sezione curatoriale del museo argentino.

Il Malba ospita la collezione d’arte latinoamericana contemporanea di Eduardo Costantini, noto imprenditore e collezionista. Com’è nata l’idea di creare questo museo?
In realtà il Malba dispone oggi di 500 opere delle quali 220 provengono dalla collezione di Eduardo Costantini. Queste opere furono il patrimonio iniziale dell’istituzione e continuano a essere il nucleo più importante del museo. Costantini compare nella scena locale e internazionale come uno dei principali collezionisti d’arte latinoamericano agli inizi degli Anni Novanta. La sua è stata sempre una collezione aperta agli specialisti, tanto locali come stranieri, e ha avuto una politica di prestiti molto generosa.
Nel 1996 la collezione venne allestita per la prima volta in una mostra aperta al pubblico nel Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires. La vocazione pubblica della collezione è stata chiara sin dall’inizio. L’idea del museo si sviluppò in realtà a partire di un fatto extra-artistico ma determinante. Nel 1996 c’è stata la possibilità di acquistare un terreno nell’angolo tra la avenida Figueroa Alcorta e la calle San Martin de Tours, in pieno quartiere residenziale di Palermo Chico, la zona più quotata di Buenos Aires. Quando Costantini vide il posto, pensò subito alla costruzione di un museo. Era l’ultimo lotto libero sull’avenida Figueroa Alcorta. Dopo l’acquisto creò la Fundación Eduardo F. Costantini che diede la forma giuridica al museo.

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Malba, Buenos Aires – Photo Carla Guascone

Il Malba possiede un’architettura iper-contemporanea che si è inserita molto bene nel contesto. Parliamo del progetto?
È stato il risultato di un concorso internazionale indetto dalla fondazione e sotto la supervisione dell’Unione Internazionale degli Architetti, la cui presidente, Sara Topleson, presiedette la giuria. Si presentarono più di 400 progetti in maniera anonima e, con sorpresa di tutti, vinse uno studio della città di Cordoba, Argentina, di tre giovanissimi: Gastón Atelman, Martin Fourcade e Alfredo Tapia. Malba è situato in uno dei corridoi culturali più importanti della città che inizia nel quartiere di Retiro e finisce nei giardini di Palermo. Il percorso inizia con il Museo d’Arte Hispanoamericano, con la collezione di argenteria coloniale più importante del continente, e continua con la Salas Nacionales de Exposicion, il Centro Cultural Recoleta, il Museo Nacional de Bellas Artes, el Museo Nacional de Arte Decorativo, il Museo de Motivos Populares, il Malba e il Museo Municipal de Bellas Artes nei boschi di Palermo.

Quali sono le correnti artistiche che compongono la collezione permanente del museo? Qual è l’identità e il carattere distintivo che il Malba offre al pubblico?
Il carattere distintivo del Malba si trova, fondamentalmente, nella sua collezione che è completamente dedicata all’ arte latinoamericano, dagli inizi delle avanguardie nel 1910 fino all’attualità. Non esiste nessun’altra istituzione al mondo che abbia dedicato interamente la propria collezione permanente all’arte prodotta dal Messico a Buenos Aires, da La Habana a Santiago del Cile. Il patrimonio include la maggior parte delle correnti artistiche moderne e contemporanee diffuse a livello internazionale, dal cubismo fino all’arte concettuale e alla transavanguardia, il surrealismo, il realismo sociale, il concretismo, l’arte neoconcreta, l’arte optical, l’arte cinetica, la nuova figurazione, il pop e l’iperrealismo, tutte nelle versioni proposte dagli artisti della regione, tanto durante i loro soggiorni in Europa e New York quanto al rientro nei loro Paesi. Miscele che spaziano dall’americanismo al criollo e che contengono anche le qualità di avanguardia delle diverse modernità. Correnti artistiche alle quali si aggiungono i movimenti di origini specificamente latino-americana, come il vibracionismo, il nativismo, il neocriollismo, la antropofagia, il muralismo messicano, il nuevo realismo, l’arte generativa, il madismo, l’arte dei sistemi ecc.

Bar.ristorante MALBA Malba, il museo di Baires

Malba, Buenos Aires – Photo Carla Guascone

Qual è la sua opera preferita?
È una domanda molto difficile a cui rispondere! Senza dubbio, una è Rompecabezas dell’argentino Jorge de la Vega. Si tratta di 17 panelli di un metro per un metro di pittura acrilica in bianco e nero, che possono incastrarsi in composizioni infinite seguendo la regola che impone un sistema di segni sempre uguali che contengono agganci nei suoi perimetri e che debbono combaciare di panello in panello, organizzati in modo tale di non lasciare spazi vuoti tra loro. Le tele, dipinte con un’estetica pop, presentano immagini di uomini e donne smembrati: ci sono visi, gambe, mani, piedi, braccia ecc. L’opera si completa con un Rompecabezas di canzoni scritte e cantate dallo stesso artista.
Tra il 1968 e il 1970, De la Vega aveva preparato il suo rompicapo che venne esposti in una galleria nel 1970, sotto il titolo Rompecabezas exposicion-concert. Due volte alla settimana, l’artista realizzava una performance dal vivo come cantautore circondato dai pannelli. Le pièce alludevano alla felicità artificiale, alla società di consumo e all’alienazione della società massa denunciata dagli intellettuali di tutto il modo negli Anni Sessanta. Si crede che originalmente i pannelli fossero 25. Il Malba ne riunisce soltanto 17, gli altri appartengono a collezionisti privati e solo uno appartiene a un museo pubblico della provincia di Misiones. L’insieme è allestito nella collezione permanente del Malba montato su un palcoscenico con un microfono d’epoca, mentre in sottofondo si può ascoltare una registrazione casalinga delle performance che realizzava l’artista nelle sue exposicion-concert. Questa singolare performance pittorico-musicale si relazionava con il pop, il concettuale e la “morte della pittura” annunciata dalla critica del momento.

Avete in mente nuove acquisizioni? Dove acquistate le opere?
Tra il 2002 e il 2011 il museo ha duplicato il proprio patrimonio attraverso una politica di acquisizioni e di generose donazioni e con la partecipazione della Asociación Amigos del Malba insieme a una serie di matching funds. Tuttavia, per questioni legate al budget – nel 2009 il fondo disponibile in totale si è ridotto a 120mila dollari -, la maggioranza degli acquisti sono stati d’artisti locali, tranne alcuni casi come Gabriel Acevedo Velarde y Bryce dal Perù, Luis Camnitzer y Alejandro Cesarco dall’Uruguay, Francis Alÿs dal Messico, Artur Lescher e Ana Maria Maiolino dal Brasile. Durante quest’anno, sul fondo preesistente l’Asociacion de Amigos ha creato un comitato di acquisizioni composto da una trentina di persone che si è aggiunto alla Fondazione e che spera poter riprendere la direzione iniziale della collezione Costantini, acquistando opere di artisti di diversi paesi della regione. Come risultato della nuova strategia è già stata fatta una acquisizione che, dato il carattere straordinario dell’investimento, sarà annunciata ed esposta al museo dopo marzo 2013.
Il Malba è aperto a tutte le possibilità che offre il mercato, ma per la maggior parte acquista in gallerie d’arte, case d’asta o direttamente dagli artisti. Uno dei fattori che limitano le acquisizioni dall’estero sono i costi di trasporto e i dazi doganali per l’importazione definitiva di opere d’arte, dati che influiscono pesantemente nel prezzo dell’opera scelta.

Marta Minujin 1985 Malba, il museo di Baires

Malba, Buenos Aires – Photo Carla Guascone

Oltre alla collezione permanente che è possibile visitare nella sala principale e alle esposizioni temporanee, che attività sviluppa il museo e quali sono gli obiettivi che persegue?
Il Malba porta avanti un intenso piano educativo con visite guidate sia alla collezione permanente che alle mostre temporanee, oltre alle visite speciali per le scuole, le persone non vedenti e ipoudenti, pensionati, studenti e famiglie. Il programma per le scuole è specialmente rivolto alla popolazione studentesca dei quartieri disagiati della città, e in estate alle colonie estive statali. Oltre ai dipartimenti e alle aree dedicate alle arti visive, il Malba possiede i dipartimenti di cinema e di letteratura. Queste tre discipline realizzano ogni tanto produzioni congiunte e lavorano i propri progetti curatoriali con diversi programmi: conferenze, corsi, ospiti internazionali, la creazione di una filmoteca, un programma editoriale, il riscatto del patrimonio audiovisivo e l’edizione di un dvd con  cicli dedicati ad autori latinoamericani. Il bookshop del museo sviluppa un programma destinato alla diffusione del design industriale argentino e latinoamericano, attraverso gli incarichi per la creazione di oggetti che vengono commercializzati nel locale.
Tutte le aree del museo cercano di portare avanti l’obiettivo della Fundación Constantini che è quello di promuovere, diffondere e favorire la visibilità e la valorizzazione dell’arte latino-americano a livello locale e internazionale. Malba non è un’istituzione che semplicemente recepisce l’offerta dai circuiti artistici internazionali, ma un museo attivo nella produzione di mostre, cicli di cinema, conferenze, corsi di letteratura e una linea editoriale importante che produce cataloghi e libri d’arte, tra le altre cose. L’auditorium del museo è attualmente la sala privata di cinema indipendente più importante del Paese. Il dipartimento di letteratura organizza ogni due anni il Festival Internazionale di Letteratura FILBA. Per la sua ampia offerta educativa, Malba è considerato il museo argentino con il maggior grado di accessibilità per il pubblico.

Come si finanzia la Fondazione Costantini?
Tramite il contributo personale del suo fondatore e presidente Eduardo F. Costantini si finanziano quasi il 50% dei costi del Malba, quasi tre milioni di dollari all’anno. Il restante 50% proviene dalla vendita dei biglietti di ingresso, da sponsor istituzionali e particolari, dalla vendita del bookshop e da un canone e parte dalla fatturazione del bar-ristorante, che è chiaramente una concessione.

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Malba, Buenos Aires – Photo Carla Guascone

Il museo ha curatori di livello internazionale. Come si articola la direzione artistica del Malba e come si scelgono i curatori e i collaboratori?
La maggior parte dei curatori sono ospiti, locali e internazionali. A seconda del tipo di mostra, scegliamo i professionisti, le co-produzioni funzionano in maniera simile e le mostre itineranti in generale vengono già con un curatore responsabile. La direzione artistica elabora le linee strategiche e il programma di mostre e acquisizioni a livello nazionale, regionale e internazionale cercando un equilibrio tra le produzioni proprie, le alleanze con altre istituzioni e le mostre itineranti. Dentro la struttura curatoriale del museo possediamo un dipartimento di produzione e organizzazione di mostre e i dipartimenti di logistica, archivio, documentazione e conservazione del patrimonio, museografia, un’area di disegno grafico e un’altra di comunicazione. A partire di 2012 il museo ha incorporato un curatore di progetti internazionali, Philip Larratt-Smith, che presenta alla fondazione proposte di esposizioni internazionali per essere prodotte, co-prodotte o soltanto ospitate dal Malba.

Che tipo di pubblico visita il museo? Che rapporto avete con il turismo internazionale?
Il profilo del pubblico è molto eterogeneo. L’età media dei visitatori è intorno ai 45-50 anni. La cosa interessante è che il museo è riuscito a creare un senso di appartenenza che è trasversale nella comunità culturale della città, attirando sia i collezionisti che gli artisti, i giovani studenti e l’élite intellettuale della città. La media di pubblico annuale del Malba si è stabilizzata negli ultimi anni in circa 350mila visitatori (la popolazione della città è di quasi 2.900.000 persone). Il costo del biglietto è di 5 dollari e per gli studenti, docenti e pensionati l’ingresso ha uno sconto del 50% ed è gratuito tutti i mercoledì. Lo spazio dedicato al programma contemporaneo è a libero accesso. Il turismo internazionale rappresenta il 45% del totale del pubblico del museo. Ci troviamo tra le dieci prime visite consigliate dalle guide turistiche di Buenos Aires e siamo il museo argentino più visitato del Paese.

State sviluppando dei programmi di collaborazione con musei o istituzioni stranieri?
Abbiamo due accordi quadro di collaborazione: uno con la Pinacoteca dello Stato di Sao Pablo e un altro con il Museam of Fine Arts di Houston, con i quali scambiamo costantemente opere e produzioni curatoriali. In questo periodo stiamo co-producendo una mostra dell’artista argentino Antonio Berni. Questa mostra andrà dopo ad altri due musei latinoamericani e stiamo negoziando due sedi in Europa.

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Malba, Buenos Aires – Photo Carla Guascone

Con gli altri musei della città ci sono sinergie?
Abbiamo una politica costante di prestiti. Dal 2002 implementiamo un programma di co-finanziamento per la pubblicazione di cataloghi di mostre realizzate da altri musei della città e del Paese. Così il museo ha reso possibile l’edizione di cataloghi molto importanti per la storiografia dell’arte locale, come quello di Leon Ferrari e Liliana Porter realizzate dal Centro Cultural Recoleta, e quello di Oliverio Girondo del museo Xul Solar. Collaboriamo anche con le serate di gala del Museo Nacional de Bellas Artes e del Museo de Arte Moderno della Città. Molte volte il Malba ha sostenuto il carico del costo dei lavori di restauro delle opere che riceve in prestito da altri musei cittadini. Offriamo anche il nostro auditorium per la realizzazione di diverse attività ad altri istituzioni del campo artistico pubbliche e private. Il Malba partecipa, inoltre, ad attività programmate per la direccion general de museos come la Notte dei Musei: nel 2012 siamo stati i più visitati.

Fino al 25 febbraio il museo ospita la mostra How it feels di Tracey Emin. Come è stata recepita la mostra dal pubblico argentino e latino-americano?
In realtà non ha prodotto nessuna reazione particolare da parte del pubblico, è stata visitata da un buon numero di visitatori e le critiche sono state positive sia a livello locale che latino-americano. Il museo si è assunto in diversi casi il rischio di portare avanti una programmazione provocatoria, con artisti e contenuti polemici. Abbiamo sempre difeso la pluralità ideologica e l’estetica del nostro spazio. Il museo realizzò una retrospettiva di Robert Mapplethorpe includendo le sue serie sadomasochiste e di sesso esplicito, las cosmococas di Helio Oiticica, una mostra dell’argentino Leon Ferrari con opere ispirate al Kamasutra. Il dipartimento di cinema realizza da anni e con grande successo, nei mesi estivi, un ciclo notturno di film pornografici muti con musica dal vivo.

Come sarà il programma culturale per il 2013?
Il museo ha in programma per la sua sala principale di mostre temporanee una retrospettiva della brasiliana Adriana Varejão, che arriva da Sao Pablo; una mostra dalla pittrice e designer giapponese Yayoi Kusama; una produzione dedicata all’argentino Victor Magariňos D., rappresentante delle correnti non figurative degli Anni Sessanta. Nelle altre sale si potranno visitare gli argentini Elba Bairon, Kenneth Kemble e Ricardo Garabito, e si presenteranno le acquisizioni e donazioni dell’anno.

Antonio Berni Manifestacion 1934 Malba, il museo di Baires

Antonio Berni – Manifestacion – 1934 – Malba, Buenos Aires – Photo Carla Guascone

Collezionismo e mercato: come sta andando in America Latina?
A partire dagli Anni Novanta un nuovo collezionismo latino-americano ha fatto irruzione nella scena internazionale ed è andato a sommarsi a quello preesistente, che aveva una minore visibilità. Da allora si è fortificato ed è in espansione, costruendo collezioni d’arte locale, regionale e anche internazionale. In generale sono collezioni molto attive nei mercati di New York e Londra e nelle principali fiere. La maggior parte dei collezionisti è legata a istituzioni culturali e musei nei propri Paesi e all’estero. Senza ombra di dubbio, questo nuovo collezionismo deriva dagli effetti della globalizzazione e dal funzionamento delle élite delle città globali. Si tratta di una nuova dinamica che, inoltre, è legata alla moltiplicazione e al concentramento della ricchezza nella regione e che trova nel collezionismo e nel mondo dell’arte, in particolare, uno dei territori prediletti per i valori simbolici e di investimento che quest’ultimo offre.
La maggior parte di questo collezionismo si occupa di arte contemporanea, ma non esclude altri campi come la modernità, il pre-coloniale, il coloniale e settori della storia dell’arte internazionale che spaziano dagli old masters fino al pop, e dalla pittura e scultura fino alle arti decorative. Per l’Argentina, il fatto di avere un collezionismo che privilegia il contemporaneo di qualsiasi origine è un fatto assolutamente nuovo e senza precedenti. La cosiddetta arte marginale è anche dentro il sistema e popola gli spazi alternativi dedicati agli artisti emergenti con un mercato molto dinamico e buona risposta da parte dai collezionisti.

Cosa rappresenta Buenos Aires?
Buenos Aires e il Malba in particolare sono parte della mia identità come abitante della città e come professionista che lavora nel mondo dell’arte dalla metà degli Anni Ottanta. Anche se ho lavorato come curatore indipendente all’estero – Brasile, Spagna, Italia, Stati Uniti – non potrei mai vivere in un’altra città. Come diceva Borges, è “mi vaga suerte, esas cosas que la muerte apaga”. Dopo aver lasciato il Museo Nacional de Bellas Artes e aver vissuto e lavorato all’estero, l’opportunità professionale che mi si è presentata al Malba è stata unica. La sfida era pensare un progetto argentino che avesse proiezione regionale e internazionale, lavorare nella crescita di una collezione d’arte latino-americana di primo livello con interlocutori come Eduardo Costantini padre e figlio, tutte e due convinti e impegnati e con voglia di realizzare qualcosa di nuovo per la comunità locale ma pensando nell’America Latina, con una proiezione internazionale. In dieci anni il Malba ha superato le aspettative ed è andato oltre il previsto: aver fatto parte di questo successo è per me una esperienza professionale e personale privilegiata.
Per un turista Buenos Aires offre tutte le attrazioni di una città contemporanea più la sua storia coloniale. È un paese la cui popolazione costituisce un blend meraviglioso tra i criollos e i milioni di immigranti che arrivarono al Rio della Plata a partire dal 1880, la maggior parte di loro italiani, che hanno lasciato un segno nella nostra cultura e nella nostra architettura, nei nostri quartieri e nella nostra gastronomia. Il Malba offre ai suoi visitatori l’esperienza unica di poter conoscere e godere della storia latino-americana degli ultimi cent’anni, di vedere alcune delle sue opere più rappresentative e di scoprire i suoi artisti più famosi. Oltre alle importanti pubblicazioni legate alla storia dell’arte latino-americana del bookshop, il dipartimento di cinema proietta regolarmente la versione originale e completa del film Metropolis di Fritz Lang, che è stata ritrovata nel Museo del Cinema di Buenos Aires pochi anni fa e che ha avuto connotazione internazionale.

Carla Guascone

www.malba.org.ar

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Carla Guascone

Carla Guascone

Carla Guascone, nata a Mar del Plata, Argentina, da genitori italiani. Dopo alcune esperienze nel mondo della moda, si laurea in Relazioni Internazionali alla Universidad del Salvador, Buenos Aires. Nel 2000 ottiene una borsa di studio del Ministero degli Affari…

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