Feste al museo. Cosa offre New York

Sotto l’albero la Grande Mela: per vincere il freddo pungente, a New York, meglio rifugiarsi in un museo. Tra Calder, Marclay e O’Keefe, è ricchissimo il programma degli opening di Natale.

È vero: da questa parte dell’Atlantico hanno un concetto dei saldi un po’ diverso dal nostro, e quindi sotto Natale ci sta gironzolare per la Quinta Strada in cerca dell’affarone che non ti aspetti. Almeno finché l’euro tiene botta, lotta e vive insieme a noi e regala la magra consolazione di un cambio sul dollaro ancora favorevole. Però la colonnina di mercurio, in questi giorni, punta implacabile verso il segno meno: per riscaldarsi, con il colesterolo che grida vendetta al passare di uno Starbucks o un Donkin’ Donuts, meglio allora fiondarsi in un museo.
Perché da queste parti non è solo lo shopping ad avere regole particolari, ma pure il calendario mostre: altro che orari a scartamento ridotto, a New York le mostre inaugurano pure a Natale! O a capodanno: il MoMA fissa per il 31 dicembre la proiezione integrale del monumentale The Clock di Christian Marclay, il video da ventiquattro ore che ha trionfato all’ultima Biennale di Venezia; mentre si è alzato il sipario, sabato 22 dicembre, sulla collettiva che indaga i maestri dell’astrattissimo, puntando l’attenzione sul periodo tra 1910 e 1925: in mostra i vari Kupka, Picabia, Kandinsky, Mondrian e Delaunay.

Christian Marclay The Clock al MoMA Feste al museo. Cosa offre New York

Christian Marclay – The Clock al MoMA

Grandi firme anche al Whitney, dove è fresca di inaugurazione una poderosa cavalcata al seguito dei più grandi maestri dell’America del Novecento: da Georgia O’Keefe a Calder, passando per l’imprescindibile Edward Hopper. Tutti pazzi, al Metropolitan, per i ritratti dal mondo della boxe di George Bellows; ma un salto nel mega-museo vale anche per Regarding Warhol: chiude l’ultimo dell’anno l’omaggio di sessanta artisti contemporanei – tra questi Richter, Koons e Cindy Sherman – al papà della Pop Art.
La critica non è stata tenerissima con le sue tele, chissà che non si ricreda davanti ai collage che porta sotto l’albero di Natale di mister Larry Gagosian, nella sua galleria sulla Madison: Bob Dylan ci riprova con i fotomontaggi di Revisionist Art, trenta copertine di celebri magazine riviste e corrette dal menestrello di Duluth. A New York l’arte non va mai in vacanza: apre anche il giorno di Natale Matthew Marks, in mostra le sculture di Charles Ray; idem dicasi per El Anatsui da Jack Shainman. E poi ancora ecco le installazioni di Huang Yong Ping alla Gladstone; gli ultimi progetti di David LaChapelle da Paul Kasmin e i tableaux di Keltie Ferris, che porta alla Mitchell-Innes & Clark astrazioni su tela ispirate dalla Street Art.

Francesco Sala

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Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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