Venezia Trema
Trema di caldo sotto la morsa di Lucifero, trema di paura per la “bomba d'acqua” annunciata, trema d'orgoglio per la serie d’importanti eventi che da oggi la vedranno al centro dell'attenzione mondiale e nazionale. E trema sempre di più per quel moto ondoso che sale in proporzione ai successi turistici e culturali della città.
Il prefetto Domenico Cuttaia chiama rinforzi per i prossimi giorni, quando in contemporanea prenderanno avvio la Biennale di Architettura, la Mostra del Cinema, il Premio Campiello, la Giornata europea della cultura ebraica, la visita ufficiale di Napolitano al Festival della politica della Fondazione Pellicani e la mostra all’Accademia Il Tiziano mai visto. I gondolieri (rimasti tragicamente orfani del collega e beniamino Michele Bozzato, voce solista del trio The Gondolier) sono sul piede di guerra contro i più veloci “colleghi” dei taxi, rei di spingere il polso sulla manetta per facilitare le corse di vip in perenne ritardo. Il comandante della Polizia municipale Luciano Marini ha già dato l’avvertimento: non ci saranno sconti per nessuno e multe per tutti (luglio ha già segnato un record). I gondolieri (tra i quali alcuni dimenticano di esporre i prezzi al pubblico) sono disposti a riparare a proprie spese il telelaser rotto che dovrebbe cogliere in flagranza i velocisti.
Dicono che piazza San Marco ha toccato il punto di non ritorno, per via del moto ondoso insostenibile. Intanto una nave da crociera appare, immensa, trainata dai rimorchiatori verso il mare aperto. Nel dopo-Schettino hanno smesso di fare l’inchino lì davanti, ma in tante passano per il Canale della Giudecca, con lungo strascico di polemiche e un turbinio di milioni di euro di ricaduta su porto e città.
Sulla terra ferma non va meglio. I flussi di venditori abusivi aumentano e creano piccoli incidenti durante le scomposte fughe dai vigili in perlustrazione. I commercianti li vorrebbero in borghese, come quando i finanzieri vanno a controllare loro. Nelle calli, a fronte di poche trattorie trasformate in raffinate enoteche con cucina, aumentano bar e ristoranti gestiti da cinesi e asiatici (c’è perfino un bàcaro). Via Garibaldi e Strada Nuova ne presentano una quantità surreale, lasciando presagire un futuro in stile via Paolo Sarpi a Milano.
Sul versante opposto, Miuccia Prada, Rem Koolhaas e Pierre Cardin (e prima di loro François Pinault) rappresentano il nuovo che avanza, a colpi di progetti faraonici. E qui le due Venezie s’infrangono l’una dentro l’altra: quella del turismo di massa, spesso “mordi e fuggi” che intasa le calli, svuota gli hotel e alimenta le sempre più proliferanti bottegucce di cianfrusaglie (svendute come pezzi di artigianato locale), s’incunea dentro la Venezia del turismo elitario, facoltoso, che ha i suoi circoli e i suoi riti spesso alieni rispetto alla popolazione locale e alimenta progetti di “recupero” di sedi storiche che non pochi leggono come “conquiste” di beni pubblici, peraltro ancor più inevitabili in momenti di crisi economica.
Tra queste due Venezie si dibatte e soffre il popolo veneziano, sempre più sospinto ai margini di una città che Serenissima non lo è più tanto. Il Mose deve ancora entrare in azione. C’è da sperare che sappia un giorno fermare anche la marea montante dello scontento veneziano. Quanto esso sia autentico e quanto faccia parte di un copione consumato è difficile dire. Certo è che Venezia si sta trasformando in diverse direzioni, spesso contrapposte, malgrado le onde rimbalzino come sempre davanti al Leone di San Marco, i turisti continuino a sciamare ormai più numerosi dei piccioni e i divi di Hollywood corrano sempre più veloci verso il Lido.
Nicola Davide Angerame
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