L’assessore ventottenne del sindaco trentaseienne

Ultima tappa della mega-inchiesta di Artribune sugli assessori alla cultura nominati dopo l’ultima tornata elettorale. Chiude il cerchio Luisa Filippi: giovane, dinamica, competente. Ce ne fossero di esempi come quello che giunge da Rovereto…

Rovereto è un’isola felice, ha 38mila abitanti e spende l’8% del bilancio comunale in cultura, mentre un altro 11% va alla formazione. Le associazioni culturali sono una sessantina e molto longeve: sono la spina dorsale della cultura roveretana e svolgono gran parte delle attività cittadine. Ma la scure dei tagli sta calando anche sulla provincia autonoma di Trento. Luisa Filippi, 28 anni e un master al Goldsmiths Institute di Londra, è stata chiamata a riformare il sistema dal suo sindaco, l’imprenditore 36enne Andrea Miorandi, portatore della raccolta differenziata in Trentino. Luisa Filippi ha un assessorato dal nome singolare, ma significativo dei cambiamenti in arrivo: alla “contemporaneità, cultura ampliata ai nuovi linguaggi, espressioni artistiche, design, mode e tendenze culturali avanzate”.

Facciamo un bilancio del primo anno.
Più che positivo, malgrado sia il primo bilancio in ribasso nella storia del Trentino.

Deve essere uno shock! Come lo si affronta?
Innanzitutto ascoltando le associazioni cittadine. Dopo un anno mi sono fatta un’idea.

E qual è?
Vantiamo un’ampia offerta, spesso però gli eventi si sovrappongono, producendo qualche criticità. Abbiamo poco pubblico e si rischia di frammentarlo.

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La hall del Mart di Rovereto

L’audience è un problema strategico per la cultura.
Il nostro pubblico si rinnova poco. Mancano soprattutto le nuove generazioni, e ciò mi preoccupa più di tutto.

Come influenza il mercato del lavoro culturale?
Ho analizzato quanto succede. Nelle associazioni abbiamo poco ricambio degli associati. Quelli che ci sono, normalmente sono lavoratori dipendenti con una fonte di reddito certa, che permette loro di fare volontariato. Venendo meno i posti fissi, i giovani devono trasformare la propria competenza in un lavoro retribuito. Anche per questo lasciano Rovereto.

Il non-ricambio generazionale si lega così alla fuga dei cervelli…
È un problema non solo italiano. È giusto aiutare chi vuole tornare, ma bisogna anche capire che, se vogliamo la qualità, specie nella cultura, il nomadismo è naturale e salutare.

Come riformare il sistema culturale cittadino?
Vorrei aprire uno sportello che sbrighi la burocrazia e crei un calendario condiviso tra le associazioni. Occorre metterle in rete e cambiare logica: dal contributo si può passare alla fornitura di servizi.

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HUB Rovereto - Rossoscuro

Userete metodi oggettivi di valutazione dei meriti?
Abbiamo già modificato il regolamento della commissione cultura, che era nominata dai partiti con logiche di appartenenza, senza criteri specifici. I commissari devono essere: esperti in più ambiti, avere un curriculm variegato e non avere ruoli direttivi nelle associazioni.

Malgrado i 200mila visitatori l’anno, il MART non ha creato l’effetto Bilbao. Forse non era richiesto, ma lei ha dichiarato: “Ora bisogna pensare a costruire qualcosa intorno”.
Bilbao è un’anomalia, e lo sforzo del MART è stato orientato ad accrescere le collezioni e i rapporti internazionali. La didattica svolge un ruolo enorme, che è poco raccontato e che sta preparando il pubblico di domani. Credo che Rovereto fosse in parte impreparata, nove anni fa, all’arrivo del MART. Poi l’atteggiamento della città è cambiato.

Cosa serve?
Il Trentino è raccontato spesso come territorio di vacanza, natura e sport. Stiamo lavorando con la Provincia affinché passi l’idea che ci si può fermare per giorni, anche grazie alla cultura.

Rovereto è un polo industriale importante: che ruolo avranno i privati?
Il sistema trentino è fondato sull’intervento pubblico. La sponsorizzazione privata va a beneficio spesso dell’associazionismo sportivo. Non basta, serve un coinvolgimento maggiore in progetti più ampi. Dobbiamo creare una cultura del turismo e del commercio diversa.

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Casa Depero

Che ne farete della Manifattura Tabacchi, gioiello di storia industriale?
Il recupero provinciale prevede un centro di ricerca e di produzione dedicato alla green economy.

L’ex Peterlini?
È della Provincia, ed è un luogo meraviglioso. Vorrei vedere un distretto culturale, includendo anche l’artigianato e il design. Per le casse comunali sarebbe difficile gestire un nuovo spazio d’arte contemporanea.

Casa Depero: come la valorizzerete?
La sua collezione è affidata al MART. Occorre sviluppare progetti per questo luogo meraviglioso, che custodisce il messaggio, tipicamente deperiano, di un incontro proficuo fra l’arte e l’artigianato, fra la cultura e l’impresa. Vorrei sviluppare una cultura cittadina fortemente improntata a questi approcci.

Nicola Davide Angerame

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #5

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Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame

Nicola Davide Angerame è filosofo, giornalista, curatore d'arte, critico della contemporaneità e organizzatore culturale. Dopo la Laurea in Filosofia Teoretica all'Università di Torino, sotto la guida di Gianni Vattimo con una tesi sul pensiero di Jean-Luc Nancy, inizia la collaborazione…

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