Generazione Cile

Una scena emergente, cinema e teatro all’avanguardia, una fiera d’arte contemporanea neonata, ma già molto frequentata. Arte e mercato dell’arte in Cile. Artisti e spazi espositivi. Per un Paese che sta costruendo il suo “sistema dell’arte”. Antonio Arévalo, che è il curatore del Padiglione Cileno alla Biennale, cerca di fare il punto. Chi meglio di lui.

L’approssimazione che sovraintende il mercato dell’arte è la seconda delle principali cause del basso valore monetario delle opere degli artisti cileni; fatta eccezione per Roberto Matta, Juan Downey, Juan Dávila, Alfredo Jaar e, ultimamente, Iván Navarro, in generale è molto difficile incontrare opere di artisti cileni nei grandi musei.
Ma c’è anche un’altra questione. E ci viene in aiuto Gerardo Moschera, quando afferma che “l’arte contemporanea del Cile è una delle più importanti dell’America Latina, ma purtroppo è assai poco conosciuta. Presenta tratti unici, e uno di questi – piuttosto curioso – è proprio la preponderanza, all’interno delle pubblicazioni, del testo rispetto alle immagini”. Lo studioso cubano, scrittore del primo grande libro sull’arte cilena, Copiar el Edén, aggiunge che “un altro tratto deriva dal carattere gerarchico, autoritario e tradizionalista di una società, come è quella cilena, oligarchica e segnata dal militarismo di stampo prussiano, dove l’allievo è orgoglioso del maestro”. Il gusto cileno per il discorso erudito, più che per la critica diretta, deve essere messo in relazione con il peso dell’insegnamento dell’arte nel Paese, che contrasta con la povertà che domina buona parte dell’America Latina: la stragrande maggioranza degli artisti cileni, infatti, possiede un diploma universitario, ed è bene notare che l’ambiente accademico è noto per la sua competenza, per il livello raffinato e per il “pensiero forte”.
In Cile negli ultimi anni l’aumento della popolazione, le più alte aspettative di vita, la creazione di nuove scuole d’arte a livello universitario (sponsorizzate dai grandi artisti) e l’apertura di nuovi musei fanno prevedere buone prospettive per il settore, creando nel Paese lentamente una domanda e una corrispondente offerta per il mercato dell’arte. Si innestano su questa crescita e su questa capacità di fare sistema importanti istituzioni come Pro-Chile e CORFO, che finalmente si interessano alla promozione culturale del Paese. E che risultano capaci di valutare il mercato e di pianificare una precisa strategia di sviluppo economico-culturale, in sinergia con il Consiglio Nazionale per la Cultura e le Arti e il Dipartimento degli Affari Esteri.
Lo strisciante boom culturale del Paese è certificato nei dati. Ad esempio per quanto riguarda l’età media del compratore d’arte, che naturalmente si è abbassata. Se prima chi comprava aveva dai quarant’anni in su, oggi si affacciano al collezionismo trentenni che hanno possibilità economiche, cognizione di causa e soprattutto gusto. D’altronde, questo giovane pubblico ha un concreto interesse per i concetti di comfort e piacere, hanno cambiato il loro modo di vivere rispetto alla generazione precedente, il loro modo di percepire e fruire la realtà che li circonda, sempre più innervata di un quotidiano fatto di design e architettura contemporanea. Ma chi sono questi nuovi acquirenti? Il profilo è ottimale: giovani professionisti, ingegneri, medici con alto potere d’acquisto; conoscono gli artisti e valutano continuamente le loro creazioni, ma in genere non hanno nessun consulente di fiducia e si affidano al loro gusto personale o alle mode del momento. Amano acquistare dipinti, disegni e stampe, così come sculture e, soprattutto, grandi fotografie. Preferiscono l’arte contemporanea e i linguaggi più astratti e concettuali. E non mancano di tenere gli occhi puntanti sulle aggiudicazioni presso le tre case d’asta più importanti, magari partecipando online. In crescita anche il turismo culturale, la frequentazione di gallerie, la circolazione di informazioni. Definirsi collezionisti, oggi in Cile, è ormai considerato uno status.

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Generazione Cile

Non è da trascurare, scandagliando tutte le diramazioni del costituendo sistema dell’arte cileno, il comportamento delle gallerie. Le dinamiche delle loro partecipazioni alle fiere internazionali, la capacità di restare indipendenti anche nell’ambito di collaborazioni e sinergie con grandi realtà estere, l’abilità nell’intercettare aiuti pubblici. In questo senso, la fiera Ch.ACO, che va verso la sua terza edizione, arriva per colmare il vuoto, mettendo in rilievo questioni fondamentali: il rapporto fra l’industria privata e gli artisti, i fondi statali per l’arte, il rapporto fra artisti e istituzioni. La fiera fa da hub a tutte queste istanze. Infatti, oltre alle istituzioni statali, negli ultimi anni sempre più spazio occupano le imprese private che interloquiscono direttamente con gli artisti a cui sono interessati. Il risultato sono grandi lavori, nuove sculture urbane, un nuovo corso di opere pubbliche.
Il Cile sembra aver definitivamente compreso il ruolo fondamentale che riveste la promozione della scena artistica e culturale. È stato importante in questi anni rafforzare le istituzioni, sia pubbliche che private, creare un sistema robusto di produzione e promozione, ma soprattutto dare importanza alla creazione di nuovi spazi espositivi sul territorio, senza trascurare la promozione nazionale di fiere, biennali e residenze. L’auspicio, ora, è che l’affermazione internazionale avvenga naturalmente.

Antonio Arévalo

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #1

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