A Londra c’è un nuovo Banksy. Tema? L’accanimento della “giustizia” contro i manifestanti pro-Pal
Sulla facciata dell'edificio della Royal Courts of Justice c'è un giudice in parrucca che colpisce un manifestante steso a terra. Il riferimento implicito è alla repressione di Palestine Action

È una protesta contro la stretta nei confronti del dissenso il nuovo murale di Banksy comparso sulla facciata dell’edificio della Royal Courts of Justice, nel centro di Londra. Due i soggetti: un giudice, con parrucca tradizionale e toga, che picchia con un martelletto un manifestante inerme e steso a terra, che stringe un cartello schizzato di sangue. L’ineffabile street artist, come di consueto, ha rivendicato il murale pubblicando una foto sul proprio profilo Instagram con la stringata descrizione della location: “Royal Courts Of Justice. London”.
Il nuovo murale di Banksy a Londra
Il manifestante ritratto da Banksy, all’apparenza generico, compare due giorni dopo l’arresto di quasi 900 persone durante una protesta pro-Palestina nella capitale inglese, una delle diverse organizzate per revocare l’iscrizione dell’organizzazione Palestine Action (creata per ostacolare le attività dei produttori di armi legati al governo israeliano) nel novero delle organizzazione terroristiche. Una scelta drammatica e gravida di conseguenze, quella del governo Starmer dello scorso luglio, che ha allineato il Regno Unito alle potenze europee e mondiali che hanno negato e silenziato il genocidio della popolazione palestinese.

Il ritorno di Banksy a Londra
Non è nuova la presenza dello street artist di Bristol (la cui ultima opera ufficiale era stata svelata a maggio a Nizza) nella capitale britannica: è dell’anno scorso la “collezione” di nove animali realizzata in giro per la città, conclusasi con un gorilla che sembrava sollevare la saracinesca dello zoo londinese. Uno dei pezzi di quella serie, l’acquario con piraña stilizzato su una cabina della polizia, entrerà peraltro nella collezione del London Museum, che nel 2026 si trasferirà nel mercato di Smithfield.
Il destino del nuovo murale di Banksy a Londra: l’occultamento e la distruzione
Poco tempo dopo il disvelamento sul muro del Queen’s Building, l’opera – un pezzo di contestazione politica che guarda alla tradizione più autentica dell’artista – è stata coperta da grandi teli di plastica e barriere metalliche, e sorvegliata da agenti di sicurezza e da una telecamera di sorveglianza.
Alla fine, dopo alcune ore, l’opera è stata grattata via dal muro, con il pretesto della protezione dell’edificio storico (e quindi legalmente protetto) su cui era stata realizzata. Mettendo in pratica, ironicamente, il senso stesso del messaggio: reprimere, controllare, nascondere.
Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati