Altrove Festival. Report dall’edizione 2019

Un’edizione senza precedenti, quella del 2019. Per la prima volta, dopo cinque anni di realizzazioni di opere d’arte pubblica, gli organizzatori della rassegna di Catanzaro hanno scelto di dedicare questi giorni alla “parola” con incontri, talk ed eventi. Ecco come è andata.

Se vi eravate abituati ad andare all’Altrove Festival a Catanzaro per vedere opere di arte pubblica, sarete sicuramente rimasti sorpresi da questa sesta edizione, del tutto speciale. Sì, perché dopo cinque anni di azioni d’arte, e con la mostra PGSD | Post Graffiti Stress Disorder, presentata nel 2018 al Museo Marca, gli organizzatori Edoardo Suraci e Vincenzo Cosentino insieme al loro team si sono messi in gioco rivedendo completamente il contenuto di Altrove.
Mercoledì 7 e giovedì 8 agosto, nel meraviglioso contesto del Parco Internazionale delle Sculture di Catanzaro, Altrove ha coinvolto artisti e personaggi provenienti da altre discipline in un programma di talk sui processi creativi contemporanei. Unica opera performativa, 01_10_100_100 di Domenico Romeo la sera di mercoledì 7, due tour guidati nel centro storico di Catanzaro e nel parco e un workshop di disegno con Jorge Pomar e Roberto Alfano.
Ma a rendere potente il contenuto di questa edizione sono gli antecedenti: di fatti gli organizzatori, nelle giornate del 4, 5 e 6 agosto, hanno coinvolto artisti e operatori attivi da anni nel contesto del festival in sessioni quotidiane di discussione sul tema dell’arte pubblica in Italia. Per tre giorni consecutivi si messi a confronto nelle sale del Museo d’Arte Moderna di Catanzaro, discutendo per otto ore al giorno, il tutto è stato registrato ed è diventato materiale audio per un’installazione nel labirinto del Parco delle Sculture.
A partecipare al dibattito gli artisti 2501, Alberonero, Alfano, Giorgio Bartocci, Gonzalo Borondo, Canemorto, Cielofuturo, Oliviero Fiorenzi, Angelo Jaroszuk, Jorge Pomar, Domenico Romeo, Sbagliato, Edoardo Tresoldi, Tybet. Insieme a loro gli organizzatori stessi Vincenzo Costantino e Edoardo Suraci con Diego Fadda (Gorgo Magazine), Marco Laudadio (Galleria Inconsueta), Simone Pallotta (Edoardo Tresoldi Mgmt), Chiara Pietropaoli (curatrice freelance), Pier Francesco Petracchi (Massimo De Carlo Gallery), Giulio Rampoldi (Massimo De Carlo Gallery) e Massimo Scrocca (Galleria Varsi).
Invitati ai talk pubblici nell’anfiteatro del Parco Internazionale delle Sculture di Catanzaro – parco che, ricordiamo, ospita opere di artisti del calibro di Daniel Buren, Mauro Staccioli, Antony Gormley, Michelangelo Pistoletto, Jan Fabre, Dennis Oppenheim – sono personaggi provenienti da vari campi. A cura di Carlotta Franco i talk della prima giornata, che ha visto alternarsi sul palco prima Andrea Masu (Alterazioni Video) con Andrea Natella (guerrigliamarketing.it), poi l’artista Edoardo Tresoldi assieme al produttore musicale Mace. Giovedì 8 è stata la volta di Luigi di Capua (sceneggiatore) e l’artista Domenico Romeo, che mercoledì sera ha presentato in esclusiva per Altrove la sua opera 01_10_100_100. A concludere gli incontri pubblici, Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino, che hanno ufficializzato la loro intenzione di abbandonare Catanzaro dopo questa sesta edizione.

Altrove Festival 2019. Work team. Photo © Nicola Barbuto

Altrove Festival 2019. Work team. Photo © Nicola Barbuto

L’UNICA OPERA

01_10_100_100 è il titolo dell’opera di Domenico Romeo presentata al pubblico la sera di mercoledì 7 agosto. Domenico Romeo sceglie di reinterpretare il canonico tema del muro, elemento generatore della street art, portando nel Parco delle Sculture una struttura effimera, realizzata con i materiali da cantiere, che rappresenta il superamento del muro stesso. “Un non-rito, un atto scenico”, afferma Domenico Romeo, “scelto per presentare l’opera ha lo scopo di porre l’artista in un triangolo sacro con l’opera e l’audience. L’artista si mette in gioco con l’atto performativo, salendo nella struttura accompagnato da una marcia mistica suonata da un batterista. La musica forte si contrappone alla lenta salita dell’artista, che monta le sue bandiere realizzate con tessuti pregiati tecnici, alcune opache alcune trasparenti; le bandiere sono simbolo di identità e appartenenza, di gruppo e collettività. Su di esse, delle rette, che raccontano un percorso, lo stesso che fa l’artista salendo e scendendo nella struttura. Il tutto in un gioco di contrapposizione tra luce e buio “Il buio è l’attesa stessa della Luce che rischiara. È la condizione umana che vive l’artista. Una continua intermittenza di luci stroboscopiche che attivano e disattivano i segnali nel percorso della vita. Ordine e chaos che si alternano molto velocemente diventando un’unico ed interessante nuovo fenomeno di epilettica estasi portato all’estremo”.

PAROLA AGLI ORGANIZZATORI

Sul motivo di non presentare opere durante questo Altrove, ma di preferire il dialogo, gli organizzatori raccontano: “Abbiamo avvertito un forte bisogno di confronto. La tavola rotonda poi ha messo tutti sullo stesso piano. Tutte queste persone hanno abbandonato il proprio ego per mettere in discussione i propri pensieri e le proprie idee. Sono usciti fuori concetti e riflessioni che nessuno immaginava e siamo certi che da questi confronti nascerà il lavoro dei prossimi anni. Crediamo che sempre di più ci sia la necessità di parlare anche all’esterno e comunicare il più possibile pensieri autentici, che contrappongano al buio del nostro tempo una vitalità nuova e nuove visioni del vivere contemporaneo”.
Vincenzo Costatino ed Edoardo Suraci si preparano inoltre a dire addio a Catanzaro, città dove è nato l’Altrove. “A Catanzaro dobbiamo tutto. Ci ha dato la possibilità di creare, senza porre alcun limite alle nostre idee e alle nostre intuizioni e anche se in questi anni il festival è cresciuto tanto, allo stesso tempo, le difficoltà organizzative non sono mai cambiate. Ogni anno chiediamo risorse adeguate – e soprattutto in tempi adeguati – e ogni anno non cambia niente. Altrove non muore oggi, rimane in vita con sempre maggiori ambizioni e la certezza che non si piegherà mai a regole di mercato o di consenso, che mortificano la libera espressione degli artisti e l’onestà intellettuale degli organizzatori. Adesso bisogna fermarsi e assorbire l’enorme lavoro svolto a partire dal 2014, abbiamo corso molto veloce rispetto ai tempi e ai cambiamenti che volevamo generare. C’è ancora tanto lavoro da programmare per mettere a sistema questa mole di opere e di contenuti distribuiti in città. Non sappiamo cosa succederà adesso, ma continuiamo a sentire un grande entusiasmo intorno a quello che facciamo e siamo sicuri che questa è la via per mantenerlo vivo”.

– Bianca Felicori

https://www.altrovefestival.it/

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Bianca Felicori

Bianca Felicori

Bianca Felicori è architetto junior e studentessa del corso di Laurea Magistrale in Architettura e Disegno Urbano presso il Politecnico di Milano. Inizia il suo percorso nella redazione di Domus insieme all’ex direttore Nicola Di Battista, correlatore della sua tesi…

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