Rileggere la mascolinità con le opere di Pacifico Silano. La mostra a Roma 

Parlano di desiderio, di appartenenze sessuali e sociali imposte e di non-definizione i lavori del fotografo americano Pacifico Silano, e lo fanno con un’estetica tutta Anni Ottanta. A Roma, nella galleria MONTI8, va in scena una sua mostra personale che vuole liberare l’identità da tutte le sue gabbie

Camicia di jeans sbottonata, qualche torso che s’intravede, uno sguardo dritto in macchina, un mazzo di fiori stretto tra le mani: è Assume the Position, la terza mostra personale dell’artista Pacifico Silano (New York, 1986) presso la galleria romana MONTI8. Silano costruisce una narrazione fotografica che ci catapulta improvvisamente indietro di qualche decennio, frutto di una ricerca che non si rifà solamente ad una celebrazione estetica propria dei vecchi magazine che hanno fatto scuola (sembra quasi di guardare le gigantografie di un settimanale di moda newyorkese degli Anni Ottanta o Novanta, come scrive Roberto D’Onorio nel saggio critico sottolineando l’evidente ispirazione “alle riviste erotiche gay diffuse dopo i moti di Stonewall”) – e questo rende confortevole e privilegiato il viaggio per tutti i millennial –, ma abbraccia tematiche specifiche, pone questioni di libertà e di trasformazione sui ruoli. 

La mostra di Pacifico Silano da MONTI8  

Ciò a cui assistiamo è una riflessione che parte dalla riformulazione e validazione del concetto di liberazione identitaria e giunge sino alla necessità di non racchiudere la stessa in categorizzazioni aggiuntive, nonché gabbie comunicative, classificazioni ulteriori di pensiero in parte superflue. Sebbene l’esposizione di opere inedite si concentri su un concetto visibile e riconoscibile, il focus resta il non visibile, come emerge dal saggio critico, ossia ciò che parzialmente nascosto non si rivela se non per un limite visivo e per ragioni compositive. In tal senso, con ragione, il segno grafico e figurativo accompagna la narrazione verso un concetto rafforzativo del messaggio: l’altro non è più proiezione di strutture cristallizzate e costrittive ma, appunto, ‘altro’.  

Pacifico Silano, Elegy to the void, 2025
Pacifico Silano, Elegy to the void, 2025

La riflessione sul desiderio nelle opere di Pacifico Silano a Roma 

È per questo che l’artista gioca con la sottrazione del discorso sulla mascolinità imposta e ne ripropone una visione trasformata e compositiva, non “finita”, non “terminata”. Assume the Position è una parziale lotta contro l’imposizione dogmatica dell’appartenenza, non solo sessuale, del desiderio come oggetto anticipatorio e fulcro dell’incontro, del reale e del fittizio. Le cornici, come obiettivi, inquadrano dettagli, parti di corpi, come fuori fuoco, la definizione evitabile, in quanto privativa, proprio in termini di significato, come in Cross Chain (2025), Urban Cowboy (2025) e in Elegy to The Void (2025). Non è un caso che Pacifico Silano sia stato scelto per presentare alcuni progetti durante la sfilata della collezione donna primavera/estate 2026 di un noto brand d’abbigliamento svedese, con base a Stoccolma (brand a cui appartiene anche una galleria inaugurata a Parigi nel 2025 con l’esposizione di opere fotografiche di Paul Kooiker, noto artista e fotografo olandese). 

Pacifico Silano: oltre la gabbia della mascolinità 

Invece di aderire ad una retorica comunemente accettata, Silano sposta il baricentro del discorso sul soggetto e il desiderio nell’ottica di una ricerca di senso. Si tratta di un elemento decisivo che ci invita a considerare l’individuo in uno spazio di libertà, di tensione creativa e relazionale, sottraendo il concetto di mascolinità alla gabbia identitaria in cui è stato costretto. Questa trasformazione segna perciò il passaggio da una dimensione comunitaria dell’espressione, ad una dimensione intima e relazionale. In Assume the Position il movimento del corpo e dell’immagine genera, in definitiva, una nuova riflessione: l’individuo non è più un interprete della volontà collettiva ma unicamente della propria identità.

Beatrice Andreani 

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Beatrice Andreani

Beatrice Andreani

Laureata in cinematografia, frequenta l’ultimo anno di magistrale in Media, Comunicazione digitale e Giornalismo presso La Sapienza. Ha collaborato con diverse riviste culturali, scrive per altre testate giornalistiche e ha svolto le attività di ufficio stampa e di editor per…

Scopri di più