Un viaggio fotografico nel nord dell’India sul confine pakistano affacciato sul Mar Arabico.
Il progetto non era premeditato, è nato il giorno in cui sono entrato un po’ incerto in queste fabbriche. Essere ammessi qui non è facile, alcune persone ben inserite nel tessuto sociale, amici di amici, ci hanno procurato un permesso speciale della proprietà e del governo locale per visitare questi enormi capannoni spaventosamente caldi. Distese di acciaio ancora fumante, rumori assordanti e una moltitudine indaffarata, il tutto annerito dalla fuliggine del grande forno vulcano. I camion che scaricano incessantemente grossi rottami e caricano il metallo rinnovato che è uscito dalle ceneri come una fenice nera.
IL PROGETTO FOTOGRAFICO DI NICOLA DUCATI
All’inizio fotografare e spostarsi in questo luogo è difficile, la paura di ferirsi o di essere un pericolo per questi instancabili lavoratori è costante. Lo spettacolo crudo e affascinante accende però l’istinto, si capisce in fretta dove mettere i piedi, quando abbassare velocemente la testa, quando non respirare e quando proteggere gli occhi. Questo è il mondo delle fonderie e per stare qui devi sentirti un po’ corazzato, nel corpo per contrastare i pericoli e nell’anima per accettare quello che vedi.

UOMINI E METALLO
La vita qui ha un flusso circolare, al mattino gli operai si alzano presto, qualcuno prepara i pasti per gli altri, qualcuno lava i vestiti di tutti. Iniziano i turni. Un formicaio di braccia e tenaglie che divorano tra le fiamme uno scafo di nave in mezza giornata. Tutti gli uomini sono impegnati a demolire vecchi relitti provenienti da ogni parte del mondo, il metallo viene tagliato, lavorato, fuso e nuovamente trasformato. Solo il metallo qui cambia vita e si riscatta, non accade lo stesso a questi uomini, rimangono sempre qui, sempre e ogni giorno della loro vita dal destino già scritto. Ogni giorno fino a sera, fino a quando una acuta sirena suona l’arrivo del tramonto. Una catena umana fatta di fatica, sudore e rassegnazione. Molti gli occhi curiosi e i sorrisi amichevoli che ho incontrato in questo limbo. Uomini da rispettare, che con consapevolezza accettano che tutto questo sia l’unico futuro per loro possibile.
‒ Nicola Ducati