Il segno e la luce. Le fotografie di Guido Strazza a Roma

Guido Strazza attraverso le immagini del suo archivio fotografico in un racconto di arte e di vita. Una mostra a cura di Luisa De Marinis e Simona Turco a Roma, nella ex Chiesa delle Zitelle, spazio espositivo dell’Istituto Centrare per la Catalogazione.

Leggere un diario intimo, le cui pagine sottili e logorate dal tempo fanno emergere appunti di vita, piccoli fotogrammi che l’apparecchio fotografico arresta, è un compito complesso, perché attraverso la visione del materiale biografico si entra nella vita altrui. La storia è quella di Guido Strazza (Santa Fiora, 1922), uno degli artisti più importanti del panorama contemporaneo, pittore e incisore che nei suoi numerosi viaggi ha documentato attraverso la fotografia i propri spostamenti: dalla scuola di volo a Fano nel 1943 agli itinerari in Sud America nel 1948, fino al rientro in Europa dove sosterà fra Venezia, Milano, Amsterdam e Roma. Dall’incontro con Filippo Tommaso Marinetti nel 1941, pian piano la sua indagine verterà sul segno come elemento legato alla ricerca di un mondo sensibile e interiore, indagine profonda che si intreccia con il proprio vissuto, le cui piccole fotografie in bianco e nero sono materia collaterale ma necessaria, uno sguardo aperto verso orizzonti nuovi scrutati antropologicamente, che, dal suo approdo in Venezuela, arriva, dopo ulteriori tappe, in Perù.

I VIAGGI DI GUIDO STRAZZA

Questi spazi fotografati sono territori d’indagine, d’incontri, di arte e di vita, abitati consapevolmente dall’artista che attraverso il segno e la luce rifonda il mondo in un racconto inaspettato fatto per immagini che tramuta in una geografia visiva. Gli spazi immensi delle Ande, fotografati nel 1949, sono anche sentieri intricati e profondamente malinconici, territori sconfinati e dilatati che il tempo inghiotte e la macchina fotografica arresta. Il tema viaggio come spostamento fisico, con le proprie implicazioni psicologiche e sociali, crea una unione fra natura e sentimento, in cui gli indios, popolo arcaico e nostalgico, accompagnerà Guido Strazza nel suo peregrinare in queste lande. È questo il rapporto primordiale con il paesaggio e l’uomo, in cui si fondono i riti cultuali che l’artista toscano indaga: le deambulazioni dei simulacri trasportati nelle processioni, dalle quali affiorano i particolari della passione di Cristo, diventano forme plastiche monumentali, come nella serie delle rocce scolpite dal vento e dal mare, in cui il bianco e nero crea sagome astratte. Questi elementi si muovono e pulsano in simbiosi con la ricerca artistica, dove natura e segno, attraverso linee laceranti e intime, percorsi, grovigli e contrasti, fondano, nell’immaginario di Strazza, un mondo interiore da preservare ed esternare.

Guido Strazza. Roma, Studio a Testaccio, 1989

Guido Strazza. Roma, Studio a Testaccio, 1989

GUIDO STRAZZA A MILANO E ROMA

La Milano degli Anni Cinquanta, però, in cui conosce Lucio Fontana e l’attività intorno alla Galleria del Naviglio, segna la conclusione della ricerca vicino all’arte informale con il rogo della serie dei “quadri falliti”, in cui il fuoco, proprio come i rami scheletrici presenti nei paesaggi peruviani e che si ritrovano nella serie di Amsterdam, plasma una vita nuova. È la traccia, questa, dell’arrivo a Roma, degli incontri importanti con Maurizio Calvesi, Gillo Dorfles, Luca Patella, Giulio Carlo Argan, Carlo Bertelli, Mario Cresci, Palma Bucarelli e tante altre grandi personalità dell’arte e della cultura contemporanea fra gli Anni Settanta e Ottanta. Da questo diario intimo e vasto, ulteriori pagine e percorsi vi sono ancora da poter conoscere e narrare: il suo archivio fotografico restituisce al pubblico i frammenti di una vita e di una carriera; la curiosità di fissare su carta fotografica i luoghi della propria esistenza costituisce fonte di materia preziosa e inedita; la storia di un grande artista e della sua forza creatrice nel guardare e fondere il mondo intorno a sé, attraverso il movimento costante della vita, del segno e della natura.

Fabio Petrelli

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Fabio Petrelli

Fabio Petrelli

Nato nel 1984 ad Acquaviva delle Fonti, è uno storico dell’arte. Laureato nel 2006 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma con una tesi in storia dell’arte (Storie notturne di donne. La rappresentazione perturbante della donna dal XV secolo ad…

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