Fotografia, industria e invenzioni al MAST di Bologna

Sono due le mostre allestite al MAST di Bologna: una riguarda i finalisti e la vincitrice del Photography Grant on Industry and Work, mentre l’altra approfondisce il legame fra arte e industria.

Ogni due anni, a Bologna, il MAST (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) assegna il Photography Grant on Industry and Work, premiando l’opera di artisti emergenti dediti alla fotografia e alla valorizzazione del patrimonio storico d’immagini che appartiene a un secolo e mezzo di cultura tecnico-visuale. Quest’anno il prestigioso riconoscimento è andato alla messicano-britannica Alinka Echeverrìa, che ha dedicato un raffinato e complesso lavoro, Apparent Femininity (2020), al tema della femminilità misconosciuta quanto a contributi artistici e scientifici ‒ specificatamente nel campo della produzione cinematografica e dell’informatica ‒, grazie a una ricerca iconografica effettuata anche negli archivi del MAST.

LA MOSTRA DEI FINALISTI DEL PHOTOGRAPHY GRANT

Gli altri quattro finalisti (dei quarantasette partecipanti alla competizione), presentati nella mostra curata da Urs Stahel, hanno analizzato temi di forte contemporaneità: i danni ambientali causati dall’agricoltura intensiva con il “Mar de Plástico”, nella Spagna meridionale (la britannica Chloe Dewe Mathews); l’invasiva presenza del mito della macchina e delle fascinazioni estetiche dell’aerodinamica (il francese Maxime Guyon); il relativismo della percezione del messaggio trasmesso dalla ripresa fotografica, sulla base del confronto tra soggettivismo umano e rigore astratto della lettura eseguita, per mezzo degli algoritmi matematici, da API Vision-Google e Seeing Al-Microsoft (il finlandese Aapo Huhta); la riflessione sulle imminenti mutazioni dei codici socio-culturali espressi nell’esposizione di merci attraverso reportage di vetrine di moda ‒ per il momento non ancora interessate dal fenomeno della globalizzazione ‒ nei Paesi del Centro e Sud America (il messicano Pablo López Luz).

Cingolato del signor Caufer, 1917 18, stampa ai sali d’argento. Archives Nationales, Francia

Cingolato del signor Caufer, 1917 18, stampa ai sali d’argento. Archives Nationales, Francia

LA MOSTRA INVENTIONS A BOLOGNA

Se fra le due esposizioni oggi aperte al MAST quella del Photography Grant è la più “rilevante” in termini di attualità e di coinvolgimento concettuale, risulta di interesse non minore la seconda, Inventions, curata da Luce Lebart, ovvero un curioso excursus che trae origine dalla scoperta del ricco patrimonio fotografico un tempo appartenente al parigino ONRSII ‒ Office National des Recherches Scientifiques et Industrielles et des Inventions. Motore di queste invenzioni attuate in Francia fra il 1917 e il 1935, e fotograficamente catalogate per la gioia dei contemporanei nonché dei posteri, fu un personaggio fuori dal comune, Jules-Louis Breton, inventore egli stesso, nonché capo del neonato Sous-secrétariat d’Etat aux Invention.
Lavastoviglie, paranchi, maschi, bottiglie termiche, porta-bobine, lanciatori per volantini si stagliano al centro degli scatti – quando non vi siano figure umane – come piccoli monumenti al genio umano e alla tecnologia, scanditi dagli impeccabili bianchi e neri che l’operatore (il regista Alfred Machin) seppe modulare al punto da raggiungere una curiosa omogeneità stilistica.

ARTE E INDUSTRIA

Il tutto rimanda a molte altre interpretazioni artistiche close-up dell’oggetto industriale – simbolo del modernismo quanto del nascente consumismo ‒ che si sono susseguite nel XX secolo, fra celebrazione del progresso e critica sociale, in cerca dell’“anima” del prodotto.
Si va, idealmente, dalle rappresentazioni pittoriche negli Anni Trenta della Nuova Oggettività Tedesca (Carl Grossberg o Gottfried Brockmann ) a quelle Anni Cinquanta e Sessanta di suoi eredi (Konrad Klapheck), fino alle tele in chiave Pop (Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Tom Wesselmann); oppure, attenendosi al campo fotografico, alle impressioni di Hiroshi Sugimoto, e, a fine millennio, di Franco Vimercati, sia che esse rappresentassero minacciosi ingranaggi o miti caffettiere.
Nelle immagini di ONRSII la ripresa – dai risvolti anche umoristici – si presenta spesso intrisa di un’aura di “surrealtà” e magia. Non a caso il Surrealismo tra le due guerre, con Marcel Duchamp, Max Ernst e, in ambito letterario, André Breton, proiettava luci e ombre su Parigi e sul Centro Europa. A proposito dell’omonimia tra il fondatore di ONRSII, Jules-Louis Breton, e il poeta surrealista, la curatrice Luce Lebart precisa: “Mi ha appassionato questo tema – una possibile parentela ‒ e sono entrata in contatto con gli eredi di Jules-Louis Breton. Ma nulla di sicuro per ora è emerso”. A proposito di ONRSII sorge ancora una domanda: questa istituzione fu davvero importante come centro propulsore di ricerche scientifiche? Precisa Lebart: “Certo. Inventarono il magnete gigante (susceptometer), uno dei primi strumenti di grandi dimensioni importanti per la ricerca in fisica. Quanto a magnetismo e nanomagnetismo, l’Office fu punto di riferimento mondiale”.

Alessandra Quattordio

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Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio

Alessandra Quattordio, storica dell’arte e giornalista indipendente, ha esordito a fine Anni Settanta come curatrice dei cataloghi d’arte e fotografia editi dalla Galleria del Levante a Milano. Dopo la laurea in Storia dell’arte all’Università Statale di Milano, inizia a collaborare…

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