200 anni di Giovanni Fattori. La grande mostra a Piacenza
170 opere esposte al Centro d’arte contemporanea XNL di Piacenza per celebrare il bicentenario dalla nascita di uno dei macchiaioli più celebri: il “genio” Giovanni Fattori

Corpose dosi di colore si addensano su tele e tavole. Pennellate larghe e piatte definiscono i volumi e le distanze, prendendo forma in figure e paesaggi. La realtà si presenta per quella che è, senza idealizzazioni, rendendo Giovanni Fattori uno dei più importanti interpreti del naturalismo europeo della seconda metà dell’Ottocento, e protagonista indiscusso del movimento dei Macchiaioli. Nato a Livorno nel settembre del 1825, il pittore crebbe in un contesto storico e culturale di grande fermento, segnato dagli ideali riposti nell’Unità d’Italia, il loro crollo e gli orrori della guerra. Distante da una retorica celebrativa, la sua produzione è stata accompagnata da una personale riflessione etica rappresentando una delle testimonianze più autentiche – e coerenti – del Risorgimento italiano. A duecento anni dalla sua nascita, il Centro d’arte contemporanea XNL di Piacenza gli rende omaggio con Giovanni Fattori 1825-1908. Il ‘genio’ dei Macchiaioli, la mostra a cura di Fernando Mazzocca, Giorgio Marini ed Elisabetta Matteucci e promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano.

La mostra di Giovanni Fattori a Piacenza
Con 170 opere (di cui 100 dipinti e 70 tra disegni e incisioni) il progetto espositivo porrà l’attenzione sulle caratteristiche di Fattori, distintosi fra i colleghi per la resa dei paesaggi – contraddistinti da una natura incontaminata studiata en plein air – e delle scene di vita rurale. A queste si affiancheranno gli intensi ritratti, le scene di battaglia e di esercitazione militare, molto apprezzate anche dai sovrani dell’epoca. L’obiettivo del pittore era “mettere sulla tela le sofferenze fisiche, e morali, di tutto quello che disgraziatamente accade”, ponendo una riflessione universale sugli orrori e sull’inutilità della guerra. Particolarità della mostra è il dialogo tra i grandi capolavori pittorici e la produzione grafica dell’artista, e più precisamente con le acqueforti, che testimoniano l’evoluzione stilistica dell’artista e il suo impatto sulla grafica italiana del Novecento. A concludere il percorso espositivo, un’area dedicata agli scatti del fotografo paesaggista tedesco Elger Esser che entreranno in dialogo con il naturalismo ottocentesco di Giovanni Fattori.
Le acqueforti di Giovanni Fattori
“Il Fattori incisore nasce tardi, e nella grafica del nostro fine-Ottocento s’affaccia quasi come un estraneo, verosimilmente a ridosso del 1880. Ma le motivazioni del suo interesse per questa nuova attività restano difficili da inquadrare, così come non è agevole stabilire se sia una forma di rilettura dei propri dipinti nello spazio compresso delle lastre, a riprenderne le inquadrature, o piuttosto un modo di prepararne i soggetti in continuità coi suoi disegni, ‘disegnando’ con la punta d’acqua- forte quasi come sui fogli degli album”, spiega il dottor Giorgio Marini, curatore del progetto espositivo e autore del saggio Le acqueforti di Fattori: materia, segno e luce. “Audace esperimento di contaminazione di tecniche, il corpus delle acqueforti di Fattori è un monumento impressionante delle possibilità espressive e della radicalità del ‘bianco e nero’ incisorio. Ecco allora che l’occasione del bicentenario fattoriano invita a una loro rilettura sotto il profilo della materialità, per indagarne la genesi anche attraverso le morsure, le carte, gli inchiostri, persino i danni della corrosione o gli errori esecutivi, dall’esame delle matrici, e tutti quei caratteri che – solo apparentemente tecnicistici – possano rivelarcene i più intimi significati. Perentorio, istintivo, spesso eloquente dello sforzo della sua ‘fisicità’, questo aspetto della produzione di Fattori resta per molti versi, sorprendentemente, un territorio ancora da esplorare e passibile di ulteriori scoperte, nonostante gli ormai fitti interventi critici”.

Giovanni Fattori: il segno come opera a sé stante
“La produzione grafica resta in ogni caso per lui la dimensione più libera dalle costrizioni formali, la cui poetica fa perno sulla quotidianità, già eletta a soggetto dei suoi dipinti, ma che viene ora reinventata in tutta la sua asciuttezza”, continua Giorgio Marini. “Le sue acqueforti presentano infatti cifre segniche quasi subliminali, attraverso cui l’artista ha enucleato la forma, dall’astrattismo alla concettualità, e dove il segno diventa opera a sé stante. Il più delle volte l’artista propone gli stessi soggetti trattati anche in pittura, ma non ispirandosi alle tele quanto ai bozzetti e ai numerosi studi preliminari disegnati dal vero. Tradotti nel piccolo formato e nel segno sintetico del bianco e nero, questi finiscono per acquisire una fisionomia tutta nuova: in questa rivisita- zione della realtà la ricerca di Fattori si concentra sulla potenza della luce e l’essenzialità della forma, confermandone anche in questo campo la grande novità formale”.
Valentina Muzi
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