Tra segno e colore. Marc Chagall ad Asti

Palazzo Mazzetti, Asti ‒ fino al 3 febbraio 2019. La mostra piemontese ripercorre la produzione visiva di Marc Chagall, usando come linee guida due capisaldi della sua poetica, colore e magia.

Con Chagall. Colore e magia, inaugurata il 26 settembre a Palazzo Mazzetti, la neonata Fondazione Asti Musei mette a segno un bel colpo nella politica di rilancio del capoluogo piemontese, che si apre a contesti più attuali e internazionali. Facendo seguito alla retrospettiva dedicata ad Alighiero Boetti, Palazzo Mazzetti emerge dunque come nuovo polo per il contemporaneo. A fare da traino c’è sempre la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, rappresentata da Mario Sacco, che insieme al Gruppo Arthemisia si è attivata per agganciare questa mostra, ora alla seconda tappa dopo Seul.

LA MOSTRA

Artista molto amato dal grande pubblico, Marc Chagall (Vitebsk, 1887 ‒ Saint-Paul-de-Vence, 1985) ha vissuto intensamente l’epoca delle avanguardie, aderendo pienamente alla rivoluzione estetica prima e a quella politica poi. Prende parte infatti alla rivoluzione sovietica, pur mantenendo sempre vivo il legame con le sue radici popolari, ebraiche e genuinamente religiose. Curata da Dolores Durán Úcar, la selezione astigiana presenta soprattutto dipinti poco conosciuti provenienti da collezioni private, che risalgono al periodo compreso tra la fine degli Anni Venti – l’epoca del secondo soggiorno francese – e i primi anni Ottanta. Spiccano Villaggio russo, realizzato in Francia nel 1929, che raffigura Vitebsk, cittadina natale dell’artista, Amoureux à l’âne bleu (1955 ca.) e L’âne à la table (1980), celebrazioni dell’amore e dell’incantamento magico che ne deriva.
L’ampia sezione dedicata alle incisioni racconta invece della passione di Chagall per la letteratura, la poesia (cui lui stesso si dedicava) e l’amicizia con i poeti, che amava frequentare più dei colleghi pittori. Fu intenso e longevo il sodalizio con Apollinaire, nato da un incontro fulminante tra i due, nella fervente Parigi del 1912; ma anche con altri scrittori ed editori, che gli proposero progetti di pubblicazioni illustrate. I sette peccati capitali (1926) vede coinvolti tra gli altri Jean Giraudoux, Max Jacob, André Salmon: Chagall ne accompagna i testi con acqueforti e puntesecche. Divertenti, ironiche e irriverenti, si ispirano alle umane debolezze degli abitanti di Vitebsk. L’artista stesso si ritrae nel frontespizio, nei panni dell’Invidia/Desiderio, sormontato da sei piccole teste-peccati.

Marc Chagall, Le Coq Violet, 1966-72. Collezione privata, Svizzera © Chagall®, by SIAE 2018

Marc Chagall, Le Coq Violet, 1966-72. Collezione privata, Svizzera © Chagall®, by SIAE 2018

ILLUSTRAZIONI E ACQUEFORTI

Seguono le illustrazioni per le Favole di La Fontaine (1927-1952), commissionategli dal potente mercante parigino Ambroise Vollard. Qui, il mondo epico e fantastico dello scrittore francese sposa felicemente quello della tradizione russa, dell’immaginario popolare ma anche dei ricordi d’infanzia di Chagall, dove gli animali sono onnipresenti. Ne nasce un bestiario ricco e di grande fascino affabulatorio, che interpreta vizi e caratteri dei diversi tipi umani.
Sono poi in mostra alcune bellissime acqueforti colorate a mano, dalla serie realizzata per la Bibbia, anch’essa commissionata da Vollard e pubblicata nel 1956. “Se di Chagall non possedessimo altro che le illustrazioni della Bibbia, egli resterebbe ai nostri occhi un grande artista moderno”, affermò Meyer Schapiro, riconoscendo in Chagall il mirabile equilibrio tra forma e contenuto, tra espressione del sé e rappresentazione di una comunità, nel suo aspetto più popolare e autentico.

Emanuela Termine

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Emanuela Termine

Emanuela Termine

Emanuela Termine (Roma, 1978) è storica dell’arte e curatrice. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università La Sapienza di Roma, con una tesi sulle relazioni fra arte e architettura in Italia tra gli Anni Cinquanta e Settanta. Fino al…

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