A Roma tanta arte in un ex magazzino. Tra le opere spunta pure un’estetista
Libero, aperto e underground, tanto che tra le opere spunta pure una postazione per la manicure (e non è una performance!) Così è la White Gallery di Valentina Ciarallo, Temporary Art Space in zona Marconi che presenta creazioni di 23 artisti
Sono 23 gli artisti riuniti dalla curatrice Valentina Ciarallo in un progetto d’arte contemporanea che esce fuori dai circuiti ufficiali per articolarsi in un ex magazzino affacciato sul Tevere – non lontano da Gazometro e, strategicamente, in direzione della Fiera Roma Arte in Nuvola che si tiene proprio nello stesso periodo. Si tratta di White Gallery, spazio temporaneo, ideato come un gesto di apertura per portare, ancora una volta, l’arte fuori dai consueti circuiti espositivi ed offrire – proprio durante la Fiera – una modalità alternativa di approccio.
White Gallery. Il Temporary Art Space a Roma raccontato dalla curatrice
“Il progetto” ha raccontato Valentina Ciarallo, “è nato in maniera semplice e naturale. Dopo aver visto l’ex magazzino ho subito pensato che potesse essere la location perfetta per un temporary art space, dedicato a un’arte in grado di parlare anche della vita e della città. Così ho invitato artisti diversi in termini di ambiti di ricerca, provenienza e generazione, per proporre uno spaccato, quanto più sfaccettato possibile, del panorama contemporaneo underground”.

Gli artisti alla White Gallery di Roma
“Ci sono giovanissimi, come il duo VENERDISABATO (Luca Guarino e Sara Lomboni, 2000); senior, come Sandro Sanna (Nuoro, 1943), e mid-career come Giuseppe Pulvirenti (Siracusa, 1956); altri che sono tornati in scena dopo anni, come Max Renkel (Monaco di Baviera, 1966). Il bello” ha continuato, “è che tutti hanno risposto proponendo dei lavori pensati per lo spazio, site specific o inediti. Cécile Cornet (Namur, 1983), artista belga che vive a Parigi, ha realizzato dei dipinti appositamente. Giulio Bensasson (Roma, 1986) ha proposto una nuova serie di lavori sulle muffe, così come inedite sono le opere di Marta Roberti (Brescia, 1977). Altri, come Chiara Passa (Roma, 1973), conosciuta per lo più all’estero come digital artist, sono stati felici di esporre in un contesto diverso, in dialogo con altri medium, anche per rapportarsi a un’audience più ampio. Altri ancora sono alla loro prima esposizione”.

Gli esordienti nel Temporary Art Space affacciato sul Tevere
E tra gli artisti non mancano gli esordienti alla loro prima. Eleonora Molignani (Milano, 1995) autrice di tre lavori pittorici, di straordinaria fattura che indagano il rapporto uomo natura. Greta Pllana (Albania, 1993) che, lavorando sul concetto di cura e guarigione, compie attraverso la pittura un processo di cicatrizzazione delle ferite interiori. Ancora Olivia Rainaldi (Roma) che propone un “ritratto” in fieri del sistema dell’arte romano, composto dalle foto dei protagonisti che lo abitano.

Uno spazio a Roma per andare oltre le dinamiche dei circuiti espositivi ufficiali
“Penso che periodicamente servano alla città dei progetti come questo, specialmente durante eventi come le fiere che richiamano un pubblico di appassionati, esperti e addetti ai lavori, per offrire anche agli artisti (ancora) al di fuori dei circuiti ufficiali spazi alternativi di visibilità” ha proseguito la Ciarallo. “Per questo, per presentare al meglio la propria ricerca, ciascun artista è presente con più opere. Myra Bonifazi (Roma, ha reinterpretato il tema delle nuvole, attraverso tavole fotografiche che giocano sulle dimensioni. Alessandro Asciutto (Roma, 1988) ha ricreato un’agenzia di viaggi, con tanto di scrivania e ufficio, per riflettere sul turismo come dispositivo culturale e politico. Naomi Gilon (Bruxelles, 1996), che lavora con la ceramica, ha scelto il bagno per indagare il concetto di trasformazione come linguaggio identitario. Francesca Romana Pinzari (Perth, Australia, 1979), che studia la natura per addomesticarla, presenta dei lavori che interrogano la dimensione domestica come spazio di violenza e rinascita. Alessandra Pasqua (Roma, 1975) svetta con una grande scultura, circondata da altri lavori di dimensioni contenute; opere dai colori sgargianti che con le loro forme astratte e in divenire, riflettono sulla donna, intrecciando antropologia, identità e spiritualità. María Ángeles Vila Tortosa (Valencia, 1980), attraverso pittura e stampa su tessuto, esplora memoria, identità femminile e cultura domestica”.
La manicure: il dettaglio punk alla White Gallery (e non era una performance!)
Il progetto, quest’anno alla sua prima edizione, che si completa con un’autentica postazione di manicure nella sala principale, intende creare uno spazio di incontro, in cui in cui l’arte e la cultura intrecciano un vivo dialogo con la città e il pubblico. Un’iniziativa che, con leggerezza e ironia, ricordando l’importanza di non prendersi troppo sul serio, si propone come un laboratorio di possibilità in grado di attivare, processi di confronto e pensiero condiviso.
Ludovica Palmieri
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