Dubai in svolta culturale: luci d’artista e nuovo centro d’arte negli spazi di Expo City negli Emirati Arabi
Expo Dubai City 2020 è un’eredità della prima esposizione universale del mondo arabo: qui i padiglioni ancora attivi sono tutti votati all’intrattenimento. Ma in uno di loro ha ora sede House of Arts, spazio multidisciplinare che fa incontrare tre generazioni di artisti emiratini e della regione del Golfo Persico
Mentre si spegnevano le luci della seconda edizione del festival di arte luminosa Dhai Dubai, negli stessi spazi di Expo Dubai City è stata inaugurata House of Arts: un nuovo centro culturale dedicato alla promozione degli artisti di Emirati Arabi Uniti e della regione in generale, con provenienze dal Qatar, Kuwait, Bahrain, Arabia Saudita. Un angolo di cultura, vivace e giovane, inserito in questo “non luogo” alla periferia di Dubai che promette di diventare un crocevia di discipline, dall’arte alla musica. E di sfatare il mito di “città solo votata al denaro”, ritagliandosi anche lei la sua bella quota intellettuale, come le vicine emiratine Abu Dhabi e Sharjah, già note per le loro biennali d’arte.
Expo Dubai City 2020
Expo City Dubai è costruita sul sito che ha ospitato la prima Esposizione Universale nella regione del Medio Oriente: quella inizialmente prevista nel 2020 e poi slittata di un anno causa pandemia. Ora la sede fa parte del Piano Regolatore Urbano Dubai 2040 che prevede nei prossimi anni di dotarsi di scuole, negozi, uffici e zone residenziali, trasformandosi in una città nella città, intelligente e sostenibile. Un’area tranquilla, lontana dal business, dalla velocità e dal traffico della vera Dubai, dove tutto è a mezz’ora di distanza: dall’aeroporto, da Dubai Marina, da Dubai downtown, da Dubai Creek. Proprio in questo canale stile veneziano, disseminato di opere di arte pubblica, dove si può ancora respirare la vita autentica della città e conoscerne la storia di ex villaggio di pescatori di perle e del suo sviluppo immobiliare repentino nel Museo di Al Shindagha, sorgerà il nuovo Dubai Museum of Art di Tadao Ando: il primo museo d’arte nazionale ufficiale dell’emirato. Visitando Expo 2020 abbiamo notato che le offerte di intrattenimento sono ancora molto presenti, tra cui l’Al Wasl Plaza che ha ospitato le luci di Dhai Dubai. E poi i principali padiglioni tematici sono rimasti tutti, insieme ad alcuni padiglioni nazionali, tra cui quello della Sostenibilità e della Vision sui valori e la leadership di Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum.
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House of Arts: pit stop della cultura a Dubai
Ma ora in uno di questi templi dell’intrattenimento, l’ex Padiglione del Marocco riarredato secondo lo stile del Golfo Arabico, ha preso vita il loro contraltare intellettuale, House of Arts che, insieme al festival Dhai Dubai, è parte della strategia di ampliamento – anche culturale e non solo commerciale – di quest’area che si trova a 15 minuti dal secondo aeroporto della città, il Dubai World Central (DWC), noto anche come Aeroporto Internazionale Al Maktoum, che si sta gradualmente espandendo per diventare nei prossimi 10 anni il più grande aeroporto del mondo. “Quando noi facciamo qualcosa, lo facciamo pensando a cosa sarà Dubai nel futuro”, ci spiega Amna Abulhoul, Executive Creative Director – Entertainment & Experiences e anche co-curatrice di Dhai Dubai Light Art Festival. “Con l’aeroporto così vicino, possiamo intercettare sia chi ha per destinazione Abu Dhabi sia chi è diretto al centro di Dubai: Dubai Expo City diventa la loro stazione di rifornimento culturale prima di andare al prossimo affare. Un pit stop della cultura assicurato da un posto vivo come House of Arts che diventerà molto attivo una volta che le grandi mostre prenderanno il via a inizio gennaio”.
House of Arts: la mostra inaugurale
Intanto la mostra inaugurale durerà per almeno tre mesi, con le opere di 18 artisti, tra emergenti e affermati della regione, all’interno di 14 stanze dislocate sui sette piani di questo edificio che ospita spazi espositivi, laboratori, programmi di residenze e anche un ensamble di sole donne, la Firdaus Orchestra: 52 musiciste dagli Emirati ma anche dal Giappone che suonano musica classica e jazz. Come suggerisce il titolo Interwoven, l’esposizione è un viaggio in chiave contemporanea nell’antica tradizione tessile del Sadu, arte decorativa beduina che prevede la tessitura di motivi geometrici utilizzando fili colorati. Tra tutti spicca il tappeto scomposto in plexiglass di Sara Alkhayyal, una giovanissima graphic designer che dedica la sua pratica artistica all’esplorazione e alla documentazione della cultura emiratina attraverso vari mezzi espressivi. E poi installazioni metalliche e digitali, tessuti sospesi e opere a base di sabbia, per raccontare storie culturali e personali. Come il lavoro dell’affermata fotografa e designer del Bahrain Ghada Khunji, già esposto alla Biennale di Venezia nel 2019, che è un tributo al nonno mercante di perle. Il tutto in linea con la missione di Expo City Dubai di riunire le culture e introdurre i visitatori nel ricco patrimonio della regione attraverso l’incontro di tre generazioni di artisti locali.
Dhai Dubai Light Art Festival
Lo stesso format è stato applicato anche al Dhai Dubai Light Art Festival, un evento pensato per unire una narrazione tradizionale all’innovazione tecnologica e mettere in evidenza la profondità e la diversità di stili e usanze della cultura emiratina. Giunto alla seconda edizione, il festival ha presentato sette nuove commissioni artistiche, realizzate da tre generazioni di artisti, sul tema La luce influenza la vita: dall’opera principale di Fatma Lootah all’interno della Dome di Al Wasl Plaza, la cupola interattiva più grande del mondo, si irradiavano le altre sculture luminose di Mohammed Kazem, Khalid Al Banna, Alia Bin Omair, AlZaina Lootah, Ahmed AlAreef e Hessa Alghandi. “È un pezzo spirituale, in realtà. Un pezzo molto spirituale. Narra di un bel verso del Corano che parla della luce, la luce interna”, ci ha spiegato Fatma Lootah, artista di Dubai residente a Verona dagli anni ’80, ma di ritorno regolarmente nella città emiratina. Anche in questo caso, ognuna delle opere presentava storie personali e narrazioni culturali degli Emirati Arabi Uniti. Un modo forse più intimo di esplorare il tema della luce rispetto alla concomitante Manar Abu Dhabi, festival di light art che in questa seconda edizione appena partita, coinvolge anche il sito Unesco di di Al Ain.
Claudia Giraud
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