A Venezia molte gallerie d’arte vengono dalla Francia. Ecco le loro mostre dell’autunno 2025 

Dalla Francia a Venezia, le gallerie Alberta Pane, 193 e Negropontes ospitano mostre diverse e complementari. Dimostrando che tra le calli e i canali, anche le gallerie possono allearsi e fare rete

Venezia è sempre più una città di gallerie italiane e internazionali. Abbiamo più volte sottolineato il fermento che attira galleristi da tutto il mondo, così come la varietà e la qualità delle nuove gallerie che proprio in questi anni si stanno litigando i palazzi migliori. Se da un lato il mercato veneziano è molto stagionale, o meglio biennale, perché legato ai grandi flussi di collezionisti che affollano le calli in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte – e sono gli stessi galleristi a dirlo –, dall’altro avere una sede a Venezia sembra sempre più un must have per molti attori del panorama artistico globale, quantomeno come vetrina e status symbol. E questo, i francesi, lo sanno bene: ormai consolidata è la presenza della Collezione Pinault nelle sedi di Palazzo Grassi (dal 2006) e Punta della Dogana (dal 2009), come quella di Arnault con l’Espace Louis Vuitton (dal 2013). Non possiamo dire il contrario delle gallerie francesi: se Alberta Pane (veneziana d’origine, ma titolare di una galleria parigina dal 2008) ha inaugurato la sua sede veneziana ormai otto anni fa, nel 2017, le colleghe Galerie Negropontes e 193 Gallery l’hanno seguita nel 2024. Si forma così un asse di gallerie che parlano francese, tutte concentrate nel sestiere di Dorsoduro, un’ulteriore dimostrazione (oltre a Venice Galleries View) che a Venezia fare rete funziona, anche tra soggetti che potrebbero essere interpretati come possibili concorrenti. Una preoccupazione che tuttavia non si concretizza, e l’offerta espositiva di questo autunno ne è la prova: mostre variegate e approcci molto diversi testimoniano complementarità, più che competizione. Le abbiamo visitate, e le recensiamo per voi. 

Alberto Villa 

Architectural Landscapes, installation view at Galerie Negropontes, Venezia, 2025. Photo Gabriele Bortoluzzi
Architectural Landscapes, installation view at Galerie Negropontes, Venezia, 2025. Photo Gabriele Bortoluzzi

Le mostre di Galerie Negropontes a Venezia 

Bisogna addentrarsi in calli senza uscita e citofonare un campanello nascosto per entrare nel palazzo che ospita Galerie Negropontes. Un ingresso a tratti impervio, ma che subito dimostra quanto ne valga la pena: Palazzina Masieri è uno dei gioielli nascosti dell’architettura veneziana, grazie agli interni disegnati da Carlo Scarpa tra gli Anni Sessanta e Settanta. Il risultato? Un palazzo seicentesco affacciato su Canal Grande, che conserva al suo interno una summa delle invenzioni scarpiane, affermazioni di un brutalismo intelligente e sagace, capace di incastonarsi perfettamente nella storia e nella bellezza. Capirete quanto difficile sia, per una galleria, confrontarsi con tre piani espositivi di una tale caratura architettonica: Galerie Negropontes lo fa proponendo interventi sempre misurati e rispettosi, ma non per questo meno audaci. Per la mostra Architectural Landascapes, il piano terra si trasforma in un giardino immaginario, ospitando le sculture di Gianluca Pacchioni – sinuose forme vegetali che protrudono da severi blocchi in cemento – e l’arazzo di manifattura Pinton. Salite le scale, la mostra prosegue al primo piano, con le sculture in vetro di Perrin & Perrin supportate da bei piedistalli che riprendono i diversi motifs dell’architettura scarpiana, in grado di sostenere non solo le opere, ma anche il confronto con lo spazio, omaggiandolo al tempo stesso. Il secondo piano ospita una prosecuzione e un ampliamento della mostra: la concomitanza con la Venice Design Biennial è l’occasione per esporre la qualità delle arti applicate. I coloratissimi vasi della Maison Matisse, che mantiene viva l’eredità creativa del pittore, e gli eleganti gioielli disegnati dagli artisti della galleria sottolineano il legame tra Negropontes e l’alto artigianato, sempre meno scindibile dalle arti visive. 

Venezia // fino al 22 novembre 2025 
Architectural Landscapes 
Architectural & Design Landscapes 
GALERIE NEGROPONTES 
Dorsoduro 3900 
Scopri di più 

Aldo Chaparro, Are we still pretending this is not about us?, installation view at 193 Gallery, Venezia, 2025
Aldo Chaparro, Are we still pretending this is not about us?, installation view at 193 Gallery, Venezia, 2025

Aldo Chaparro da 193 Gallery a Venezia  

Ospitavano una farmacia storica gli spazi oggi abitati da 193 Gallery, giovane galleria parigina (fondata nel 2018) che dopo alcune esperienze temporanee in laguna durante la Biennale, ha deciso nel 2024 di stabilire a Venezia la sua terza sede, dopo quella di Saint-Tropez. Difficile non notare le vetrine della galleria: sono esattamente di fianco a Schiavi, uno dei bacari più frequentati (e più economici) della città. E se dopo un cicchetto, un’ombra di vino o uno spritz aveste voglia d’arte, basta attraversare la soglia della galleria per trovarsi dentro alla mostra personale di uno degli artisti di punta di 193: il peruviano Aldo Chaparro (Lima, 1965). Impossibile incasellare la pratica di Chaparro in una tecnica, in un medium, in un’estetica. Tanto che la sua personale può sembrare una collettiva: si passa dalla scultura alla pittura, dal vetro al legno, dalla staticità al dinamismo con estrema facilità. Nei suoi spazi, la galleria raccoglie i maggiori esempi del suo lavoro, come le colorate e scintillanti sculture a parete in acciaio accartocciato, o la serie di totem lignei Column, o ancora installazioni mobili che ricordano quelle di Calder, ma realizzate in ottone e vetro di murano, e che prendono il nome di The Art of Letting Go. Immancabili i dipinti, dove segmenti di specifici gradienti cromatici popolano sfondi neutri, rivelando una vicinanza ad approcci optical e minimalisti. Tutto questo compone Are we still pretending this is not about us?, una mostra singolare e plurale, sempre diversa da se stessa.  

Venezia // fino al 30 novembre 2025 
Aldo Chaparro, Are we still pretending this is not about us? 
193 GALLERY 
Dorsoduro 993/994 
Scopri di più 

João Vilhena, Predizione Perdizione, installation view at Galleria Alberta Pane, Venezia, 2025
João Vilhena, Predizione Perdizione, installation view at Galleria Alberta Pane, Venezia, 2025

João Vilhena da Galleria Alberta Pane a Venezia 

Non servono molte presentazioni per Alberta Pane e la sua galleria, più volte oggetto delle nostre recensioni. La sua sede veneziana è ricavata da una ex carpenteria nel cuore di Dorsoduro e rappresenta uno dei nomi più rilevanti dell’ecosistema artistico locale. Negli anni non si è fatta mancare mostre di artisti di primo piano e di nomi emergenti, spesso con un approccio installativo mai banale. Già dal titolo, la mostra presentata questo autunno evidenzia l’interesse dell’artista portoghese João Vilhena (Beja, 1973) per i giochi di parole: Predizione Perdizione è una raccolta di grandi lavori inediti in cui Vilhena invita il pubblico a mettere da parte l’arroganza di una comprensione immediata. Se le sue opere ad un primo sguardo sembrano stampe, è solo avvicinandosi che si rivelano accuratissimi disegni in bianco e nero. Mediante pierre noire su cartoncino grigio, l’artista traccia immagini che denunciano un’ulteriore arroganza: quella del genere umano nei confronti della natura e di se stesso. Tanto le scalate per la conquista di vette alpine quanto le macerie della guerra diventano moniti contro la tracotanza, rappresentate nei toni grigi di vecchie fotografie e cartoline, seppur fittizie: un’ulteriore stratificazione di significati, che si aggiunge ai tanti piccoli enigmi, nascosti ai più ma palesi all’occhio di un osservatore attento, che saprà andare oltre le apparenze.  

Venezia // fino al 22 novembre 2025 
João Vilhena. Predizione Perdizione 
GALLERIA ALBERTA PANE 
Dorsoduro 2403/h 
Scopri di più 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, è critico e curatore indipendente. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers (relatore Marco De Michelis) e attualmente…

Scopri di più