A Roma pere, pomodori e un maggiolino Volkswagen si incontrano in una mostra
Gli artisti Mathieu Maijers e Andrea Sala, in mostra alla galleria Federica Schiavo, partono da ricordi quotidiani, colori e materiali insoliti per riflettere sulle diverse modalità della percezione

Possono due artisti diversi per generazione, tecnica e medium, trovare una sintonia ed entrare in contatto? La risposta è sì se entrambi vanno oltre l’apparenza per dare voce a una realtà trascendente quella dell’essenza dell’arte che vive nel colore e nel pensiero. Così Mathieu Meijers (Olanda, 1951) e Andrea Sala (Como, 1976) dialogano nella Galleria Federica Schiavo a Roma nell’ambito della mostra Above touch, un confronto che si snoda su diversi piani, quello verticale della pittura e quello orizzontale della scultura.
La poetica della luce di Mathieu Meijers alla galleria Federica Schiavo di Roma
Le opere di Maijers in mostra a Roma sono carte e tele di lino, tutte realizzate tra il 2018 e il 2024 e giocate sul colore. Apparentemente libere e irrazionali, in realtà seguono precisi schemi attraverso cui l’artista, a partire da una combinazione tra passato e presente, offre una sua personale interpretazione della realtà. Nella pratica di Meijers tutto parte dalla luce che, nella sua visione, è un fenomeno prettamente storico dal momento che i raggi percepiti viaggiano per milioni di anni, di conseguenza, anche nelle sue opere, passato e presente convivono. In particolare, i suoi lavori ruotando intorno a tre temi: la memoria, il contesto e la sua personale interpretazione della realtà, danno vita a una poetica della luce in cui il colore, o meglio la materia cromatica, diviene protagonista. Come un moderno alchimista, partendo dai pigmenti puri, l’artista produce da sé i suoi colori scegliendo la tempera come medium, l’unico che gli consente, per usare le sue parole: “di raggiungere dei livelli di profondità altrimenti impossibili”. E in questa riconfigurazione della realtà ricorrono motivi legati alla sua giovinezza, come pere, navi da carico, un maggiolino Volkswagen, che, nel loro ripetersi, diventano archetipi.






La scultura come mezzo di relazione: la ricerca di Andrea Sala a Roma
Andrea Sala propone per la mostra da Federica Schiavo Serviti/Pomodori e Di terra, di buchi e di nuvole, due serie scultoree recentissime, del 2025, completamente diverse per storie e materiali ma accomunate da un interesse per l’elemento organico che diventa il pretesto per una riflessione su dinamiche antropologiche e sociali. Opere attraverso cui Sala approfondisce l’esplorazione sulla scultura come veicolo di relazione tra corpo, oggetto e spazio.

Le opere di Andrea Sala alla galleria Federica Schiavo
Nella serie Serviti/Pomodori, in terracotta, il tema della relazione si esplica oltre che nel titolo, anche nella particolare tecnica di realizzazione delle opere, lavorate eccezionalmente in orizzontale con polvere di pastello. Procedura che consente all’artista di sviluppare fantasiose versioni del pomodoro Occhio di Bue, in cui la sezione del vegetale diventa materia viva, abbracciando una visione che dal microcosmo dei batteri, arriva al macrocosmo delle questioni sociali.
Parallelamente, nella serie Di terra, di buchi e di nuvole, Sala sceglie il pesante travertino, materiale antico e per costituzione legato alla terra, per affrontare, come da lui stesso osservato: “una metaforica indagine sul tempo del paesaggio in relazione al tempo della memoria”. Nella sua molteplicità di visioni risiede il messaggio di pace veicolato dall’artista che invita ad essere liberi, come le nuvole, per andare oltre le forme nette e i confini che, in quanto convenzioni, potrebbero essere serenamente bypassati.
Ludovica Palmieri
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