A Milano il fotografo che trasforma la realtà in un film di Johnny Depp
Roger Ballen, tra i più interessanti fotografi americani, presenta in mostra le sue nuove fotografie in cui mobili, bambole decapitate e animali inquietanti si uniscono in scatti incredibili simili a “teatrini”, realizzati senza alcun fotomontaggio

Dopo oltre 50 anni di fotografia in bianco e nero, il maestro americano Roger Ballen (New York, 1950) torna in scena con un suo nuovo progetto in cui tutto è giocato su teatro, illusione e colore. Un colore che rimane sabbioso, sbiadito, squisitamente cupo – rievocando il suo lavoro precedente – ma introduce anche a una nuova dimensione. Un mondo onirico e grottesco, che ha un fondo di macabro e insieme di ironico. Un po’ come nei film di Johnny Depp, dove la fantasia incute timore, per poi culminare nell’assurdo e lasciare una risatina finale. Il risultato complessivo affascina un’immagine dopo l’altra. Con questa mostra, chi visita BUILDING TERZO PIANO – lo spazio della galleria milanese che la ospita – è certo di vivere un’esperienza singolare.






Chi e Roger Ballen
Si apprezza a pieno la mostra se si dà un rapido sguardo al passato dell’artista. L’evoluzione avvenuta aiuta infatti a cogliere ciò che ogni fotografia ha di prezioso. E, beninteso, si tratta sempre di scatti e mai di fotomontaggi in post produzione.
Roger Ballen, americano ma naturalizzato sudafricano, rivolge presto la sua attenzione allo studio della psiche umana, interrogandosi sui suoi tratti più primitivi e bestiali. Ricevuta la prima macchina fotografica a 13 anni, si dedica per lungo tempo al bianco e nero. Documenta il celebre raduno a Woodstock, poi le proteste per la guerra in Vietnam. La laurea in psicologia è preziosa per interpretare i tormenti mentali e visivi che non manca di includere nei suoi lavori successivi. Dal 2016 la svolta: mentre è ormai stanziale a Johannesburg inizia a sperimentare la fotografia a colori, apprezzando questa nuova tecnica che porta avanti ancora oggi. La mostra ne è testimone.
I “teatrini” di Roger Ballen in mostra da BUILDING a Milano
Sei collezioni – sei gruppi di scatti che sembrano provenire da altrettanti spettacoli diversi – tutte giocate su un vocabolario onirico e macabro al contempo. Il tenore fantastico è elevatissimo, eppure non c’è finzione. Non c’è fotomontaggio ma solo illusione ottica. Tavolini, seggiole e altri mobili, tutti tratti dal suo repertorio di appassionato collezionista, sono vissuti e abitati da varie creature. Talvolta è un gatto – un gatto vero, colto nell’istante preciso della posa perfetta – e in altri casi sono invece serpentelli e topolini. A dialogare con loro ci sono poi spiriti disegnati sullo sfondo o teste di altre “parti” di bambole e bambolotti. Questi ultimi diventano marionette addobbate e vestite realisticamente, quasi fossero padrone di questi luoghi dell’assurdo.

L’estetica psicologica di Roger Ballen
Guardando a queste immagini tratte da film tra il fantastico e l’orrore, emerge la sua ricerca psicologica profonda e sottile. Ballen gioca con le nostre inquietudini interiori e desideri proibiti, trasformandoli in opere visive. La psiche esce dalla testa e assume forme animalesche e di fantocci – le bambole – che hanno volto e personalità. I micro-drammi messi in scena in ogni teatrino raccontano aspetti chiave della psiche umana. Questa narrazione prosegue anche nella parte finale della mostra, che propone una selezione di polaroid completamente trasformate grazie a interventi a inchiostro colorato. Qui è la psiche dell’artista che pare essersi impadronita del pennello.
Emma Sedini
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