Alla Galleria Nazionale di Roma un artista è stato costretto a rimuovere un’opera a causa del suo cattivo odore “insopportabile” per i custodi

Si tratta di “Picco di memoria”, l'installazione di Ahmet Güneştekin composta da centinaia di scarpe indossate da persone povere. Un'opera di forte impatto visivo ed emotivo che ha indispettito il personale del museo romano tanto da richiedere ufficialmente la rimozione dell'opera dal percorso espositivo 

Il ricordo degli invisibili, degli esclusi e delle minoranze: sono questi i soggetti predominanti nella ricerca di Ahmet Güneştekin (Batman, 1966), l’artista e attivista turco di origine curda protagonista di Yoktunuz, la mostra a cura di Sergio Risaliti e Paola Marino – con la direzione organizzativa di Angelo Bucarelli – pronta a inaugurare negli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma martedì primo luglio (e visibile sino al 28 settembre 2025). 

Tra sculture, dipinti e installazioni monumentali che animeranno il percorso espositivo verrà però a mancare Picco di memoria, la grande opera che ricorda eventi tragici come la morte dei minatori a Soma nel 2014, l’esilio degli Ezidi in fuga da Şengal e il massacro di Roboski al confine iracheno/turco nel 2011, e composta da centinaia di scarpe indossate da persone povere. Dopo il sopralluogo al museo romano, l’artista aveva pensato di posizionare l’opera nella Sala delle Battaglie, creando un dialogo con lo spazio. Il motivo di tale assenza? L’odore forte e acre dell’installazione, lo stesso che ha portato il personale museale a scrivere alla direzione tramite i sindacati per far rimuovere ufficialmente l’opera d’arte. 

La lettera del personale museale per rimuovere “Picco di memoria” di Ahmet Güneştekin 

Segnaliamo una situazione citica all’interno della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, a seguito dell’installazione di opere per una mostra di arte contemporanea di prossima inaugurazione”, si legge sulla lettera scritta dalle rappresentanze sindacali per richiedere la rimozione dell’opera Picco di memoria dal percorso espositivo. “Le opere in questione emanano un odore acre e pungente che sta rendendo insopportabile la permanenza nel settore 2 che le ospita e nelle zone adiacenti. I lavorati assegnati a sorvegliare quelle zone lamentano mal di testa e sensazione di nausea”.

Nella storia dell’arte contemporanea è abbastanza normale che vi siano realizzazioni e proposte artistiche aventi a che fare con suoni forti, luci abbaglianti, odori spiccati. Fa parte del gioco, quando fai lavoro di guardiania in un museo. Ma del resto ai sindacati della GNAM sembrava strano dover prolungare l’apertura pomeridiana del museo durante le inaugurazioni (leggendarie erano le chiusure ad orari assurdi per un opening), figurarsi se sono disposti a tollerare un odore diverso dal solito. Sta di fatto che  i malumori hanno suggerito all’artista turco a ripensare il percorso espositivo di Yoktunuz, eliminando un’opera di forte impatto emotivo e visivo.

Ahmet Güneştekin
Ahmet Güneştekin

L’opera “Picco di memoria” nella Sala delle Battaglie della GNAMC di Roma

Durante il mio primo sopralluogo alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, diretta da Renata Cristina Mazzantini sono stato molto colpito dalla grande ‘Sala delle Battaglie’. Ai miei occhi quelle immagini non sono cartoline del passato ma esperienze dure e drammatiche della mia vita, della mia famiglia e del mio popolo”, spiega l’artista Ahmet Güneştekin in una lettera.“Ho subito capito che avrei dovuto esporre in quel contesto ‘Picco di memoria’, un’ installazione che si nutre di fatica violenza e stermini. Centinaia di scarpe indossate da persone povere, donne, anziani, bambini, lavoratori. Dietro questo calvario ci sono tragedie che si ripetono e colpiscono sempre i fragili, gli innocenti, i dissidenti”.

La rimozione dell’opera di Ahmet Güneştekin dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

L’opera ha un odore acre, forte, pungente. La povertà, la morte non sono profumate, credetemi. Neppure le deportazioni, le prigioni, i massacri. Ma immagino che fuori da certi contesti la realtà più terribile sia ormai solo uno spettacolo virtuale. Da noi no. Ha odori forti, penetranti indimenticabili. Terminata la costruzione di ‘Picco della memoria’ ho capito che molti lavoratori del museo erano a disagio per l’odore al punto di manifestare alla direzione la loro posizione sindacale, di cui ho rispetto”, continua l’artista. “Anche se ho esposto altre volte questa installazione senza mai incontrare problemi di sorta o immotivata censura. Ho sentito però di dover rispettare il loro disagio pur avendo la certezza che l’opera non è fuori delle norme sanitarie sulla base di certificazioni di cui sono in possesso. Tuttavia per rispetto alla direzione e ai lavoratori ho deciso di rimuovere l’opera. In questa situazione ho però capito che ‘Picco di memoria’ può vivere una seconda vita. Come in altre circostanze storiche l’artista reagisce con spirito creativo e generoso. Il pubblico da martedì prossimo scoprirà altre opere fotografiche inedite che ‘cristallizzano’ la memoria di ‘Picco della memoria’ perché la mia prima ispirazione e testimonianza non venga mai dimenticata e rimossa dalla storia.

Valentina Muzi 

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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