Già voglia di mare? Intanto ecco una mostra a Roma dedicata all’acqua
Cinque artisti per cinque opere tutte incentrate sul tema dell’acqua. Una meditazione che si sviluppa dall’opera del giovanissimo Daniele Di Girolamo a Gregorio Botta, senza dimenticare un raro disegno di Alberto Savinio risalente agli Anni ‘40

Cinque artisti, cinque opere di cui il grado di acquaticità si palesa per frammenti evocativi, intercettando i temi submarini dell’origine e del binomio alterità/identità. Inaugurata alla Francesca Antonini Contemporanea di Roma, La tempesta nel bicchiere, a cura di Saverio Verini, è più che una mostra: è una teoria pentagonale di apocalissi sussurrate, in miniatura. Non segrete, ma da custodire come tali, racchiuse come sono in un linguaggio formale mescidato che si fa elitario.
Daniele Di Girolamo e Beatrice Pediconi da Francesca Antonini a Roma
Apre l’iter espositivo la tenue installazione A Misure of Distance I (2) di Daniele Di Girolamo (Pescara, 1995). Due cilindri in termoplastica fanno ruotare alcune manciate di sabbia raccolte dall’artista durante le sue passeggiate, riproducendo il suono della risacca. Le capsule girevoli, plasmate in superficie da rientranze, depressioni e avvallamenti ricreano sulla parete i riflessi mutevoli del mare.
Le tele di Beatrice Pediconi (Roma, 1972), su cui poggiano le sue pellicole fotografiche fiorite, trasmettono uno stato di quiescenza che accende pulsioni latenti.
Mario Airò e Gregorio Botta da Francesca Antonini a Roma
L’acqua, elemento d’incanto, rappresenta una catena associativa. È fonte, flusso, divenire, sintomo di una crescita linfatica come la peonia e il tulipano di Mario Airò (Pavia, 1961) suggeriscono, affiorando da vasi stiliformi e sinuosi quanto i ramoscelli di una pianta interspecifica e immaginaria.
In un vano della tempesta si erge Muta di Gregorio Botta (Napoli, 1953), novella opera che non smentisce la tensione oracolare della sua musa. Un acquario custodisce a mezz’acqua una campana tibetana che, subacquea non può suonare e tuttavia, o meglio, in forza della dimensione entro cui è calata, trasmette la percezione di un mondo interno, attutito, intrauterino.
Il disegno sull’acqua di Alberto Savinio in mostra a Roma
Infine, un ondivago disegno Anni ’40 del maestro Alberto Savinio rivela un piccolo veliero, portato in alto da un turbinio tentacolare di cavalloni riccioluti. A ricordarci che la figura inafferrabile dell’acqua è anche e soprattutto eco della memoria, dell’abisso interiore, del sogno, del viaggio.
Francesca de Paolis
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