Aldilà della realtà. Finzione e intelligenze artificiali in mostra a Torino
Si intitola Almost Real. From Trace to Simulation l’esposizione collettiva che esplora la riscrittura della storia nell’epoca delle intelligenze artificiali. In mostra, alle Officine Grandi Riparazioni, le opere di Nora Al-Badri, Alan Butler e Lawrence Lek

Fra algoritmi in grado di influenzare i nostri gusti personali, deep fake, e software Text To Image sempre più sofisticati, riuscire a scindere la realtà dalla finzione è ormai diventata un’impresa particolarmente ardua. Partendo da questo presupposto, in che modo si sta evolvendo il nostro presente? E cosa ci riserverà il futuro? A cercare di fare un po’ di chiarezza in questa fitta nube di incertezze è la mostra Almost Real. From Trace to Simulation: una collettiva che, inserita nel programma del festival torinese Exposed, pone interessanti quesiti sulle implicazioni attuali, e prossime, del nostro rapporto con le intelligenze artificiali.
La mostra Almost Real. From Trace to Simulation
A cura di Samuele Piazza e Salvatore Vitale, il progetto espositivo parte da una riflessione sull’odierno valore del mezzo fotografico nonché sulle sue potenzialità. Dal XIX secolo fino ai giorni nostri, la fotografia ne ha fatta di strada per riprodurre fedelmente ciò che l’occhio umano è in grado di percepire. Ma cosa succede quando si ha a che fare con immagini così iperrealistiche da essere false? E in che modo questo fenomeno può contribuire all’evoluzione della nostra civiltà? Leitmotiv della mostra è proprio l’ambiguità insita nelle immagini generate dalle IA che, con approcci completamente diversi fra loro, attraversa trasversalmente i lavori dei tre artisti selezionati: Alan Butler, Nora Al-Badri, e Lawrence Lek.

L’opera di Alan Butler alle OGR di Torino
Allestita nelle sale del Binario 2 delle OGR di Torino, l’esposizione ci catapulta sin da subito in una dimensione nostalgica fatta di documentazioni fittizie e attitudine nerd. Primo dei tre progetti in mostra è infatti Virtual Botany Choyanotypes, l’atlante fantastico che Alan Butler ha realizzato attraverso un utilizzo insolito della tecnica della cianotipia. Se normalmente le cianotipie vengono prodotte con l’intenzione di rivelare qualcosa di esistente, in questo caso ad emergere sono numerose piante estrapolate da alcuni videogames. Il pigmento si confonde così con i pixel, in un ribaltamento della realtà che allude a dimensioni altre nelle quali potersi rifugiare.

Passato e futuro nei lavori di Nora Al-Badri e Lawrence Lek
I tentativi di ricreare narrazioni alternative tramite le IA sono anche al centro dei lavori di Nora Al-Badri e Lawrence Lek. Se la prima si avvale delle intelligenze artificiali per immaginare un’epoca nella quale le istituzioni museali rinnegano il colonialismo, rinunciando anche ai reperti custoditi nelle proprie collezioni, il secondo analizza lo sviluppo del concetto di consapevolezza di sé affrontandolo dal punto di vista di una macchina. In The post-truth museum, di Al-Badri l’utopia prende il sopravvento non solo attraverso una necessaria presa di posizione da parte dei potenti del sistema dell’arte ma anche riconsegnando alla luce numerosi nuovi reperti archeologici creati da una IA addestrata sulla base di migliaia di manufatti provenienti dalla Mesopotamia antica. Tutt’altra faccenda invece per Empty Rider, il distopico video di animazione concepito da Lawrence Lek che ha per protagonista Vanguard-3181, una vettura completamente automatizzata accusata – durante un processo trasmesso in streaming – di aver sequestrato la fondatrice dell’azienda che l’ha costruita con l’intento di assassinarla per rivendicare secoli di traumi inflitti alle macchine.

Verso un oscuro scrutare
Tra simulazioni, speranze e dilemmi etici (può un’intelligenza artificiale avere il medesimo status giuridico di una persona fisica?), all’interno di questa mostra notevole si ha così la possibilità di ammirare il ritratto di una tecnologia – amicale e minacciosa allo stesso tempo – che cambia giorno dopo giorno, e della quale non si possono conoscere gli approdi. Ma forse, dopotutto, la risposta non va ricercata nei dispositivi di ultimissima generazione quanto nella mente umana: un terreno ignoto i cui segreti possono realmente incarnare la nostra unica e vera preoccupazione.
Valerio Veneruso
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