Continiuano le mostre d’arte contemporanea alla nuovissima Grande Brera. Ora arriva anche il mare a Milano

L'artista mantovana Chiara Dynys declina alcune delle proprie tematiche, come lo spazio, il tempo e la luce, nello spazio ipogeo di Palazzo Citterio, creando un concettuale moto ondoso. Un'installazione che fa rivivere le tecniche degli antichi teatri barocchi, in un "eterno ritorno"

È un portale prezioso ad attirare i visitatori, nel cortile di Palazzo Citterio, verso il basso, verso il cuore celato della Grande Brera. Come una visione di luce e madreperla, questo primo lavoro di Chiara Dynys funge da portale verso la sua installazione, che (come già quella di Mario Ceroli aperta per l’inaugurazione) occupa tutta l’ipogea Sala Stirling. Qui, nel rumore incessante del moto ondoso, un grande neon rotante illumina l’ambiente brutalista e, come un faro, segnala una spiaggia, circondata dalle onde in movimento.

L’installazione di Chiara Dynys alla Grande Brera

Aperta fino al 7 settembre 2025, l’installazione site specific dell’artista mantovana si pone in continuità con la ricerca che porta avanti da decenni, esplorando le declinazioni dello spazio, del tempo e della luce. Curato da Anna Bernardini, fino all’anno scorso direttrice di Villa Panza a Varese, il progetto monografico Once Again omaggia sin dal nome l’Eterno ritorno di Nietzsche, perché “siamo crocifissi all’eterno ritorno”, spiega il direttore della Grande Brera Angelo Crespi. “Ogni scelta è determinante e irrevocabile. Questa riflessione sulla pesantezza dell’esistere, però, viene risolta con assoluta leggerezza”.

La macchina delle onde nella monografica “Once Again” a Palazzo Citterio

La leggerezza è data dal protagonista assoluto dell’opera, il grande macchinario mobile che simula il moto ondoso, realizzato su ispirazione delle macchine sceniche del teatro barocco. Grazie a tre rulli prospettici rotanti (di 10 metri di larghezza), le onde tridimensionali sembrano frangersi continuamente sulla battigia nel mezzo della sala. “Come in tutte le fiabe o rappresentazioni teatrali, passato il portale entriamo nel sogno, nel profondo, in una sorta di grande rivelazione”, spiega l’artista. Dynys riesce a ricostruire in questa sala “che è quasi una grande prigione di cemento grigio, un’apparizione leggera e un po’ magica e quasi domestica, che permette di entrare nella meraviglia. Che non è solo liberatoria ma anche angosciante, perché ci porta a chiederci tante cose. Le frasi che ho riportato sulla battigia rappresentano le mie riflessioni, i relitti di ciò che porta il mare dal profondo della mia anima”.

Chiara Dynys alla Grande Brera di Milano

Muovendosi tra riferimenti teatrali e cinematografici”, sottolinea la curatrice Bernardini, “e con una forte impronta surrealista data dal contrasto tra il mare e il cemento della sala, Dynys recupera qui molti dei propri temi cari, dalla dimensione del tempo al rapporto tra antico e contemporaneo”. Il risultato, dal punto di vista estetico e concettuale, è per Crespi una conferma che “Chiara è oggi la più importante artista italiana che lavora tra arte concettuale, luce, arte tradizionale”. E quindi, per il direttore, un nuovo passo nella direzione tanto auspicata: che Brera torni ancora una volta a essere il “motore dell’arte contemporanea italiana”.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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