Un dialogo tra arte e attivismo. Il MAXXI di Roma dedica una mostra al tema dell’acqua
Ospitato lungo la sala Gianferrari del Museo romano, il progetto espositivo porta la firma dell'artista americano Oscar Tuazon e segna un nuovo capitolo della più ampia iniziativa che unisce arte pubblica e politiche ambientali

“Per poter lavorare con l’acqua, dobbiamo dimenticare chi siamo. L’acqua ci precede nella consapevolezza: un corpo privo di confini che ingloba i nostri corpi”, questo è il concetto da cui parte Oscar Tuazon (Seattle, 1975), l’importante artista americano che ha firmato la curatela (assieme a Elena Motisi) di Something in the water, la nuova mostra ospitata negli spazi del Museo MAXXI di Roma (e visibile sino al 21 settembre). Ospitato lungo la sala Gianferrari, il progetto espositivo intende approfondire il tema dell’acqua come metafora ed elemento in grado di resistere a ogni tentativo di essere modellato, come mezzo essenziale per gli artisti.
Con una nuova produzione inedita prodotta a Roma, la mostra al MAXXI segna un nuovo capitolo del più ampio progetto Water School di Tuazon, un progetto di arte pubblica e un’iniziativa che esplora le dinamiche e le politiche legate all’accesso e al controllo della terra, dell’acqua e delle infrastrutture, ponendosi come luogo di incontro, scambio e collaborazione.











La mostra “Something in the water” al Museo MAXXI di Roma
Basandosi sul dialogo tra spazio pubblico e privato, la pratica artistica di Oscar Tuazon emerge nella costruzione della mostra, dove sono presenti anche i suoi lavori. Nate dall’incontro tra materia industriale e naturale, le opere di Tuazon si dispiegano in installazioni che accolgono e interrogano il corpo umano, rendendolo protagonista dell’ambiente. Così, il percorso espositivo di Something in the Water si sviluppa nello spazio del museo come un’esperienza fluida dove l’acqua non è solo un tema da indagare ma un veicolo di connessione tra artisti di diversa generazione e provenienza. Tra questi spiccano: Lita Albuquerque, Peter Sandbichler, Matthew Barney, Saif Azzuz, Anna Sew Hoy, Torkwase Dyson,Virginia Overton, Ugo Rondinone, Marjetica Potrč, Christo e Jeanne Claude, Abraham Cruzvillegas, Saif Azzuz,Pavlo Makov, Leslie Hewitt, Nancy Holt.
L’acqua come lente attraverso cui vedere il mondo
Oltre a Floating Flower e Still Flowing Water, Oscar Tuazon presenta per la mostra al museo romano Ocean Pavilion una nuova produzione site specific del MAXXI che accoglie una fontana in vetro incastonata all’inerno di una struttura metallica. L’installazione si pone come un dispositivo fisico e strumento attivatore di coscienza, dove l’elemento dell’acqua diventa un filtro attraverso cui vedere il mondo che ci circonda.













La mostra “Stop drawing” al MAXXI: tra arte e architettura al MAXXI
Ad animare gli spazi della galleria 3 è invece Stop drawing. Architetture oltre il disegno, a cura di Pippo Ciorra. Visibile fino al 21 settembre, il percorso espositivo ideato dallo studio DEMOGO si snoda attraverso una successione di supporti e ambienti di varia misura, nei quali le opere invitano il pubblico ad approfondire i diversi approcci e le numerose prospettive con cui l’architettura si è evoluta nel tempo.
Si passa dal grande patrimonio di disegni autoriali della Collezione Architettura del MAXXI, dove spiccano maestri come Carlo Scarpa, Aldo Rossi e Giancarlo De Carlo, testimoniando come l’arte del disegno abbia giocato un ruolo rilevante in una fase della storia dell’architettura. La scomparsa dei media tradizionali procede di pari passo con l’ascesa delle nuove tecnologie, aprendo nuovi percorsi di ricerca dove spiccano i progetti di: Cedric Price & John Frazer, Nicholas Negroponte, Matias del Campo & Sandra Manninger e Lucia Tahan.
Non solo, quando l’architettura si fa atto civile e politico ponendosi al servizio delle questioni più urgenti del nostro tempo emergono due principali orientamenti operativi, entrambi espressi nella sezione dedicata agli “attivisti” dove ad essere protagonisti sono: Léopold Lambert, Raumlabor, Orizzontale Frank Gehry, Enric Miralles e Benedetta Tagliabue,November Wong, Olafur Eliasson, Frida Escobedo, Gordon Matta Clark, Cyprien Gaillard, Philippe Rahm e Hollein. Eppure, nel dominio del digitale, il disegno non solo resiste ma diviene custode di un’eredità ideologica e artistica: i lavori di Jorinde Voigt, Jo Noero, Atelier Bow-Wow, Jimenez Lai (Bureau Spectacular), Maria Giuseppina Grasso Cannizzo e CAMPO, infatti, difendono con ostinazione lo spazio tradizionale e tecnico del disegno con una vera e propria dichiarazione di metodo.
Valentina Muzi
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