Muore a 87 anni l’artista Frank Stella. Pioniere del minimalismo americano

Nato negli Stati Uniti da genitori di origine italiana l’artista aveva appena 20 anni quando raggiunse la fama con i suoi noti “Black Paintings” che rispondevano all’ascesa dell’espressionismo astratto alla fine degli Anni ‘50

La Marianne Boesky Gallery è triste di annunciare che Frank Stella è morto il 4 maggio 2024 all’età di 87 anni. Un gigante dell’arte astratta del dopoguerra, la straordinaria opera di Stella in perenne evoluzione ha indagato le possibilità formali e narrative della geometria e del colore e i confini tra pittura e oggettività”, ha dichiarato la galleria tramite i suoi canali social che rappresentava a New York l’artista nato nel 1936 a Malden negli Stati Uniti da genitori italiani. Stella viveva nel quartiere newyorchese di Greenwich Village e fino a poco prima della morte lavorava in uno studio nella valle dell’Hudson vicino a Newburgh.

L’artista Frank Stella e la fama precoce

Aveva appena 20 anni Frank Stella quando raggiunse la fama appena uscito dalla Princeton University (dove studiò storia e pittura sotto la tutela di Stephen Greene e William Seitz) con i suoi noti Black Paintings che rispondevano all’ascesa in America dell’espressionismo astratto alla fine degli anni ’50, che vedeva, tra gli altri, in Willem de Kooning e Jackson Pollock i maggiori rappresentanti. In quegli anni anche altri artisti come Kenneth Noland, Robert Motherwell, Robert Ryman, Agnes Martin e Barnett Newman realizzavano dipinti a strisce monocromatiche ma solo Stella grazie alla mostra collettiva (in cui era il più giovane) Sixteen Americans del 1959 al MoMA – che acquistò The Marriage of Reason and Squalor, II, uno dei Black Paintings – venne consacrato come il pioniere dell’arte minimalista. Egli stesso paragonava i suoi dipinti alle opere teatrali di Samuel Beckett, dove dichiarava (in un’intervista del 1972) ci sono “situazioni molto semplici in cui non succede molto”. 

Frank Stella e le prime tele sagomate

Dal 1960 Stella iniziò a tagliare gli angoli delle sue opere dando vita a vere e proprie tele sagomate e dipingendo così su trapezi, pentagoni, esagoni e altre forme geometriche complesse. 10 anni dopo, nel 1970, il MoMA gli dedicò una mostra personale registrando “uno spettacolo sempre più giocoso, in cui le strisce si ampliavano in forme che sconvolsero i telai e i colori sobri si ravvivavano”, come scrisse nel 2015 la critica d’arte Roberta Smith. Da qui l’artista aggiunse elementi di collage ai suoi dipinti fino a farli diventare tridimensionali, vere e proprie forme scultoree che lo portarono a realizzare sculture in acciaio, fibra di vetro, alluminio fuso e plastica. Tra il 1986 e il 1997 Frank Stella produsse oltre 100 opere d’arte (dipinti, litografie e sculture) ispirate al romanzo Moby Dick di Herman Melville, raccontando nel 2014 che la serie “ha cambiato la mia idea sull’astrazione. L’astrazione non doveva essere limitata a una sorta di geometria rettilinea o a una semplice geometria curva. Poteva avere una geometria che avesse un impatto narrativo. In altre parole, potevi raccontare una storia con le forme. Non sarebbe stata una storia letterale, ma le forme e l’interazione delle forme e dei colori ti avrebbero dato un senso narrativo. Questo tipo di approccio mi ha entusiasmato”.

Caterina Angelucci 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

Scopri di più