La magia delle opere di Duchamp in mostra a Bolzano. Intervista alla curatrice

In tutti i suoi lavori, Duchamp ha sempre cercato di inserire qualcosa di magico. Così lo racconta Eva Brioschi, curatrice della grande mostra sull’arte concettuale organizzata dalla Fondazione Dalle Nogare

La Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano si appresta a inaugurare un nuovo progetto con la mostra Under the Spell of Duchamp. L’esposizione, aperta fino a dicembre 2025, esplora l’influenza rivoluzionaria dell’artista Marcel Duchamp. Il titolo stesso suggerisce un’esperienza magica, invitando gli spettatori ad addentrarsi in un viaggio incantato alla scoperta del mondo dell’arte, guidati dalla genialità innovativa di Duchamp. Celebre come il pioniere dell’arte concettuale, l’artista francese naturalizzato statunitense ha scosso le fondamenta dell’arte tradizionale, spingendo gli artisti a esplorare l’essenza stessa della creazione artistica. La mostra cattura proprio quest’incantesimo, portando il pubblico in un coinvolgente percorso espositivo attraverso le idee rivoluzionarie e le opere più iconiche del maestro francese. Ne abbiamo parlato con Eva Brioschi, curatrice del progetto.

André Cadere, Round Bar of Wood A 00213000, 1975, Courtesy of Antonio Dalle Nogare Collection
André Cadere, Round Bar of Wood A 00213000, 1975, Courtesy of Antonio Dalle Nogare Collection

Intervista a Eva Brioschi sulla mostra Under the Spell of Duchamp

Under the Spell of Duchamp, da dove deriva la scelta di questo titolo?
La gran parte dell’arte concettuale, che è poi il nucleo fondativo della collezione Antonio Dalle Nogare, è nata proprio sotto l’incantesimo di Marcel Duchamp. La parola Spell ha una perciò una valenza magica, non si limita al definire la sola influenza. Questo perché l’arte concettuale non è un’arte fredda, astratta e minimalista, al contrario, cerca di raggiungere il mistico. È vero, è incorporea, ma non nel senso dell’azzeramento materiale della mano dell’artista, l’incorporeità sta nell’addentrarsi in un universo facente parte anche della mistica. In questa prospettiva, Duchamp è stato certamente un artista concettuale, ma ha sempre inserito nei suoi lavori l’elemento del mistero e del magico.

Ci parli un po’ del progetto alle spalle dell’esposizione. Come è nata l’idea?
Tutto nasce qualche anno fa, quando siamo riusciti ad acquisire La Boîte en Valise per la collezione di Antonio dalle Nogare. È una delle opere più emblematiche dell’artista e costituirà il cuore della mostra. Questo oggetto enigmatico, misterioso, costituisce una sorta di casa portatile, di museo in scatola, di corpo di lavori contenente una selezione di miniature e riproduzioni delle sue opere. Incarna l’essenza stessa dell’arte concettuale. Concepita durante un periodo tumultuoso della storia contemporanea, la Seconda Guerra mondiale, è la summa dei suoi lavori. Duchamp stesso raccontava che racchiudendo tutte le sue opere è come se ciascuna di queste rappresentasse una parte di sé. È in fin dei conti un tentativo di riunificare un’identità che sfocia nella creazione di un alter ego dell’artista. Quale opera migliore per rappresentare l’artista che è stato il precursore dell’arte concettuale?

In che modo sarà esposta dunque questa Boîte en Valise?

Sarà nella sala più piccola della collezione e posta al centro, sopra ad un tavolo, protetta da una teca. Le pareti dello spazio saranno dipinte di un giallo molto speciale: il Buddha Gold. Si tratta di un colore che ho ottenuto partendo da un catalogo di una mostra degli anni Settanta su Duchamp che organizzarono al Moma. Una frase di Yoko-Ono in particolare catturò la mia attenzione. Diceva “bevi un’aranciata addizionata di un raggio di sole di primavera e vedrai Duchamp”. A quel punto è iniziata la mia ricerca proprio per vedere Duchamp. Con una tecnologia di mix digitale di colori ho addizionato l’arancione, il giallo e il verde. Il risultato fu proprio il Buddha Gold. 
È stato incredibile notare come anche il nome del colore rimandasse ad una dimensione un po’ spirituale. Ed effettivamente vi sono delle affinità con l’attitudine Zen, le filosofie orientali e i lavori di Duchamp. Ad esempio, il giallo ricorre continuamente nelle sue opere.

Cosa vedremo invece nei restanti spazi della collezione? 

Le sale della Fondazione si trasformeranno in una cornice affascinante, in cui le opere di Duchamp saranno collocate al fianco di una selezione di capolavori provenienti dalla collezione di Antonio. 
Nelle due sale al primo piano sarà disposta una selezione di opere, molte delle quali acquisite di recente, in un dialogo libero e dinamico accanto a La Boîte en Valise. 
Nella sala in cui l’opera è aperta ed esposta, le pareti circostanti ospiteranno le opere di quattro illustri artisti del XX secolo. La loro poetica è strettamente connessa alle pratiche artistiche che echeggiano quelle sovversive di Duchamp. Ad esempio, il concetto di ready-made viene reinterpretato in chiave surrealista da Christo, mentre Kienholz lo utilizza per condurre un discorso caustico e critico sulla società americana, tramite l’assemblaggio di oggetti industriali.
All’interno della seconda sala, le opere saranno raggruppate per concetti e risuoneranno con i principi fondanti dell’arte concettuale. In un solo spazio, pattern e moduli emergeranno come simboli centrali dell’approccio artistico, incarnando la fedele realizzazione di un’idea. In un’altra area, invece, il processo creativo è pensato per scontrarsi con le convenzioni museali, svelando le dinamiche di potere e cura che permeano i contesti espositivi. Infine, un’altra serie evocherà l’aura dell’artista, in cui la visione e volontà diventano gli elementi essenziali, mentre l’oggetto artistico assume un carattere quasi mistico, vivendo solo per un istante o nella mente dello spettatore.

Per terminare, quali termini sceglierebbe per descrivere in breve la mostra?
Per me è molto importante che sia chiara l’idea di magia; perciò, questa mostra potrebbe essere definita come un dispositivo magico e concettuale.

Emma De Gaspari

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Emma De Gaspari

Emma De Gaspari

Emma De Gaspari, classe 2000 e nata a Vicenza, completa gli studi universitari in Lingue e Letterature Straniere con Curriculum Artistico all’Università di Verona nel 2023, con una tesi sull’influenza della figura di Virginia Wolf sulla moda e letteratura contemporanea.…

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