Il rapporto tra tecnologia e potere nella mostra Calculating Empires a Milano

Una rassegna all’Osservatorio Fondazione Prada nella Galleria Vittorio Emanuele ricostruisce il complesso e radicato legame tra tecnologia e potere dal 1500 fino ai giorni nostri. Attraverso un monumentale archivio visuale che unisce passato, presente e futuro

Chi possiede la conoscenza (e con essa la tecnologia in grado di produrla, trasmetterla o manipolarla), possiede il potere. Nell’era contemporanea, le tecnologie di massa – Internet, i social media e più recentemente l’intelligenza artificiale – hanno dimostrato di essere in grado di veicolare il potere attraverso la disinformazione, la profilazione dei dati e la creazione di “bolle” di contenuti in grado di rafforzare l’una o l’altra tendenza politica. Ma l’equazione che lega tecnologia e potere ha origini ben più arcaiche: la volontà di riscoprire le radici di questo equilibrio ha spinto gli artisti e curatori Kate Crawford e Vladan Joler a dar forma alla mostra Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power, 1500-2025. 

Immagine della mostra “Calculating Empires”, Ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Joler, Osservatorio Fondazione Prada, Milano Foto Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada
Immagine della mostra “Calculating Empires”, Ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Joler, Osservatorio Fondazione Prada, Milano Foto Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada

La mostra Calculating Empires all’Osservatorio della Fondazione Prada di Milano 

L’esposizione, visitabile all’Osservatorio Fondazione Prada, sui tetti della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, ripercorre l’intreccio tra la scienza, la tecnologia e il potere politico e sociale, a partire dal XVI secolo. L’intento non è soltanto quello di ricostruire una genealogia, ma anche di contestualizzare l’impatto nei nuovi media in un più ampio itinerario storico, fino a costruire delle ipotesi per gli sviluppi nel futuro più immediato. “Il 2023 è stato l’anno in cui l’intelligenza artificiale generativa ha inondato la cultura globale e ha dominato l’attenzione pubblica”, afferma Joler. “Milioni di persone hanno cambiato il loro modo di fare ricerche online, di scrivere e di sviluppare immagini. Tuttavia questi sistemi hanno già dimostrato la loro capacità di concentrare il potere, produrre ‘allucinazioni collettive’ e disinformazione su larga scala, mettendo in discussione la percezione di una realtà condivisa. L’IA generativa ha inoltre un impatto significativo sulle nostre ecologie, necessitando di immense quantità di energia, acqua e minerali”.  

Immagine della mostra “Calculating Empires”, Ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Joler, Osservatorio Fondazione Prada, Milano Foto Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada
Immagine della mostra “Calculating Empires”, Ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Joler, Osservatorio Fondazione Prada, Milano Foto Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada

Il rapporto tra intelligenza artificiale e il potere in mostra a Milano 

Il percorso di visita si sviluppa su due piani. A quello inferiore, varcato l’ingresso, il visitatore si trova davanti ad Anatomy of an AI System di Joler e Crawford, un “diagramma esploso” che mappa i tre principali processi estrattivi necessari al funzionamento di un dispositivo Amazon Echo (ma anche di qualunque altro sistema AI su larga scala): l’impiego delle risorse materiali, della manodopera umana e dei dati. Il primo processo estrattivo, spesso sottovalutato, parte dallo sfruttamento delle risorse geologiche e minerali e conclude il proprio ciclo con la degradazione e la dispersione dei rifiuti elettronici tossici nel terreno. In cima a questo ciclo si trova l’utente umano che parla con l’Echo, prestandosi all’estrazione di dati fondamentali nell’addestramento dell’AI. In mostra, oltre alla mappa, si trova un Echo “dissezionato”, uno dei minerali impiegati nella sua produzione e un’esposizione di brevetti che illustrano la visione aziendale di Amazon sull’IA. Come precisa Crawford: “Tutte queste forme di impatto globale, da quelle di ordine politico a quelle materiali, si sono sviluppate nel corso di alcuni secoli. Sono però nascoste dalla cultura del segreto industriale e delle infrastrutture tecniche, dalle questioni complesse legate al colonialismo, dalle filiere globali di produzione e distribuzione, dalla scarsa trasparenza dei contratti di lavoro, dalla mancanza di regolamentazione e dalla storia stessa”.  

Immagine della mostra “Calculating Empires”, Ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Joler, Osservatorio Fondazione Prada, Milano Foto Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada
Immagine della mostra “Calculating Empires”, Ricercatori-artisti Kate Crawford e Vladan Joler, Osservatorio Fondazione Prada, Milano Foto Piercarlo Quecchia – DSL Studio, Courtesy Fondazione Prada

Una genealogia della tecnologia e del potere nella mostra Calculating Empires 

Al piano superiore, si trova il cuore della mostra: un monumentale atlante visuale che si estende per ben 24 metri di pareti, in cui diagrammi (la cui realizzazione ha richiesto ben quattro anni di lavoro) tracciano le coordinate del rapporto complesso tra tecnologia e potere. Si tratta di un percorso che è innanzitutto temporale e che assume, tuttavia, un tempo rizomatico, non esattamente lineare, che si espande in un’esplosione di dati tra l’atavico e il futuristico, proprio come nell’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg (cui gli artisti si ispirano). Ogni “mappa” presenta una dettagliata narrazione visiva composta da migliaia di disegni e di testi realizzati singolarmente, volti ad illustrare forme di comunicazione, classificazione, computazione e controllo che attraversano secoli di conflitti, confini e colonizzazioni. Ad ogni diagramma corrisponde un tema: una è dedicata ai dispositivi di comunicazione, alle interfacce, alle infrastrutture, alle pratiche di raccolta e utilizzo dei dati; l’altra esplora le tecnologie di classificazione e controllo (dai dispositivi di sorveglianza, ai sistemi militari, alle carceri, fino ai sistemi di dominio coloniale).

Laura Cocciolillo 



Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo (Roma, 1997), consegue la laurea triennale in Studi Storico-Artistici presso la Sapienza di Roma. Si trasferisce poi a Venezia, dove consegue la laurea magistrale in Storia delle Arti, curriculum in Arte Contemporanea. Specializzata in arte e nuove tecnologie…

Scopri di più