La pittura per sottrazione di Hermann Bergamelli in mostra a Brescia

Libera e imprigiona la pittura di uesto artista 33enne in mostra alla A+B gallery. Sottraendo materia alla tela e aggiungendo pensiero. Stando sempre sul confine con il caos

Hermann Bergamelli (Bergamo, 1990) presenta Valgua, la sua seconda mostra alla A+B gallery di Brescia, riferendosi al luogo della provincia di Bergamo che gli è particolarmente caro per la presenza di boschi e falesie. Qui, attraverso l’arrampicata, l’artista sfida se stesso, cercando l’elevazione, pur combattendo con la gravità, in un gioco di tensioni che lo conducono in una lotta di opposti, che ricorda la sua pratica, fatta di gesti, tentativi, lotte ed esasperazioni. Ma denota anche la sua dialettica appassionata con la natura, in sintonia con Henry David Thoreau, filosofo di riferimento: “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quando essa aveva da insegnarmi, per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
Nella parola “sottrarre” si addensano diversi significati evocativi: far fuggire alla vista o all’attenzione altrui; salvare, liberare da un pericolo; in forma riflessiva è eludere un obbligo, un dovere.

Hermann Bergamelli, Lamalalama, 2022, photo Petrò Gilberti

Hermann Bergamelli, Lamalalama, 2022, photo Petrò Gilberti

LA MOSTRA DI BERGAMELLI A BRESCIA

Le sette tele in mostra sono definite da Bergamelli “sottrazioni”, facendo riferimento al passaggio finale di lavorazione con l’uso di una spatola per togliere la materia oleosa sulla superficie, precedentemente stesa grezzamente con le mani. In questo “sottrarre” risuona l’anima anarchica dell’artista, la sua ricerca di libertà. Nello stesso tempo, però, come tutti gli artisti, la sua azione è anche un liberare, un togliere dal pericolo dell’incoscienza lo spettatore condotto nel territorio della riflessione che è sempre salvifica.  “È prestando il suo corpo al mondo che il pittore trasforma il mondo in pittura. Per comprendere tali transustanziazioni, bisogna ritrovare il corpo operante ed effettuale, che non è porzione di spazio, un fascio di funzioni […] è un intreccio di visione e movimento. […] Il vedere è sempre un agire insieme”, dichiara nel testo critico il filosofo Felice Cimatti. E attraverso il proprio corpo Bergamelli ci fa entrare nei suoi nuovi dipinti, perché ci conduce nel processo di creazione, fatto di una mano che ricerca, si arrovella, prova, tenta, sperimenta, fallisce, intuisce, risolve, abbandona, esaspera e via di seguito.

Hermann Bergamelli, Valgua, 2023, installation view. Courtesy A+B Gallery, Brescia. Photo Petrò Gilberti

Hermann Bergamelli, Valgua, 2023, installation view. Courtesy A+B Gallery, Brescia. Photo Petrò Gilberti

LA PITTURA SECONDO BERGAMELLI

Rispetto alle ricerche precedenti, le Immersioni (cicli molteplici di tintura casuale dei tessuti fino alla saturazione), le Stratificazioni (strappi, cuciture, sovrapposizioni di jersey), le Compressioni (assottigliamento di strati di tessuto entro una morsa da tavolo), l’artista torna a una grammatica tradizionale identificata da telaio e tela, che però mantiene informale nella resa estetica. A prima vista, le tele sembrano rassicuranti monocromi sui toni del blu e verde scuro, ma da una prospettiva ravvicinata rivelano vibrazioni, trame, quasi frottage, impronte, ombre. Non si capisce se siamo nel profondo degli abissi, adagiati sulla sabbia, o in verticale appesi a una parete di pietra a strapiombo, se siamo teneramente abbracciati al tronco di un albero, oppure avvolti in un sudario. Bergamelli si muove sull’orlo, alimenta la sua creatività al margine del caos, nel “punto di giunzione”, come lo definisce Cimatti, nell’ambiguità fra vedere e agire, nell’estremo attimo prima del collasso. Premesse ed esito del processo sono casuali, non mirate all’oggettualità, così come quando si scala una montagna o si attraversa il mare, perché la differenza la fa il percorso: “Il peculiare intreccio fra progetto e assenza di progetto che caratterizza il lavoro di Bergamelli”, come sottolinea Cimatti.
Il desiderio titanico di comprendere l’incontrollabile, di contenere l’incontenibile, di dare corpo all’inesprimibile è la leva della ricerca di Bergamelli, che vede la vita come una freccia scoccata dall’arco della morte, una traiettoria dal nulla al nulla, ma che nella sua parabola inquieta racchiude il senso del caos.

Neve Mazzoleni

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Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni. Background di storica dell’arte e filosofa, perfezionata in management dell’arte e della cultura e anche in innovazione sociale, business sociale e project innovation. Per anni è stata curatrice ed exhibition manager della collezione corporate internazionale di UniCredit all’interno…

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